Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/12/2015, 15 dicembre 2015
PERISCOPIO
Salvini scrive un libro ma rassicura il popolo leghista: «Non dovete mica leggerlo, eh!». Gianni Macheda.
Ieri, santa Disastrata, era la festa dell’economia italiana. Amurri e Verde, News. Mondadori, 1984.
Se nella City, la capitale della finanza internazionale, un privato vuol comprare un titolo subordinato deve firmare lo scarico di responsabilità alla banca. In Italia invece, dal 2005, i subordinati sono diventati uno dei modi preferiti dalle banche per finanziarsi e patrimonializzarsi. Andrea Greco. la Repubblica.
Sono critico contro il premier Renzi su alcuni temi, ma trovo che l’antirenzismo sia una posizione minoritaria, ridicola e antipopolare. Non ha senso criticare la Leopolda perché non ci sono le bandiere del Pd. Sono sei anni che non ci sono e Renzi ha preso valanghe di voti nelle sezioni rosse. Si metabolizzi che Renzi è il capo del partito. Enrico Rossi, presidente Pd della Regione Toscana (Alessandro Trocino). Corsera.
Una Leopolda morta e sepolta dove nessuno di Vip millantati alla vigilia ha voluto farsi un selfie con lui e la sua presunta nuova classe dirigente ggiovane e fichissima, consiste in qualche vecchia cariatide quattrostagioni e in parecchie sciure in botox, pelliccia e menopoausa. Marco Travaglio. il Fatto.
Sala è il mio candidato preferito per le comunali a Milano perché ha più carte per vincere: non rivolgersi a lui, sarebbe come chiedere al Barcellona di tenere Messi in panchina. Marco Vitale, economista. Corsera.
L’acciaio dell’Ilva è già in vendita. Versalis, che è la chimica targata Eni, sta cercando un socio acquirente dopo aver messo a posto i suoi conti. L’automobile è diventata italo-americana, gli elettrodomestici sono andati alle multinazionali. I cinesi si sono presi la Pirelli, gli algerini la Lucchini di Piombino. L’Italia industriale perde i pezzi. Roberto Mania. la Repubblica.
«Dopo la carneficina di Parigi, ritiene che la risposta militare di François Hollande, appoggiato da Barack Obama, David Cameron e Angela Merkel, sia l’opzione giusta?». «Credo che sia un male necessario. Ma non dobbiamo farci illusioni. Non si distruggono le ideologie con i bombardamenti. E l’inevitabile massacro di civili rafforzerà l’astio verso l’Occidente». Barbara Serra, responsabile dei Tg di Al Jazeera English (Stefano Lorenzetto). Panorama.
La politica estera degli Stati Uniti fu appaltata ai soci della Banca Morgan e agli Harriman. Carroll Quingley, in Tragedy and Hope, sosteneva che c’era in costoro un fine ulteriore rispetto a quello di far soltanto denaro. Quale? Orientare in tutti i modi gli eventi, così da favorire la anglisaxon idea, il prepotere anglofono. Spregiudicatezza, commerci con Hitler o complicità con i comunisti ne sarebbero stati, dunque, non il fine, ma i mezzi. Geminello Alvi, L’anima e l’economia. Mondadori, 2005.
La sinistra francese (anche se non era nelle sue intenzioni) ha trasformato alcuni intellettuali, da essa bersagliati, in personaggi di grido. Prendiamo il caso di Alain Finkielkraut, il suo bombardamento si è trasformato nella sua elezione alla Accademia francese, con l’inevitabile rilancio che ne è seguito. Michel Houellebecq è stato indicato alla vendetta degli islamisti. Come ha reagito il pubblico francese? Facendo del suo ultimo libro un successo incredibile: in meno di sei mesi ha venuto 650 mila copie. Un altro appestato, Eric Zemmour, ha avuto un enorme successo col suo Le suicide francais. Anche Onfray vende bene, molto bene. Tutto si svolge come se ci fosse una sorta di resistenza passiva dell’opinione pubblica a questa invenzione di capri espiatori. Jacques Julliard, storico di sinistra. Le Figaro.
Il processo Stasi si è finalmente concluso. In otto anni, ne cambiano di cose e persone: il giorno del delitto (13 agosto 2007), per dire, governava Romano Prodi. Se il delitto di Garlasco si fosse avviato rapidamente all’inequivocabile soluzione, sarebbe stato un sollievo per tutti, perfino per l’omicida che, a quest’ora, avendo tenuto buona condotta in cella, comincerebbe a intravedere come porta d’uscita quella che invece gli appare d’entrata. Gabriele Romagnoli. la Repubblica.
Vogliamo dirlo che sui rifugiati ha ragione la Merkel? Emma Bonino, al teatro Vittorio di Roma l’anti-Leopolda.
Negli anni di Pinelli e di Calabresi, sia a sinistra che a destra, c’erano motivazioni, strategie, pensieri. Ora non ci si appassiona più alle questioni importanti, ciò che conta è sapere se Al Bano e Romina si risposano. Piero Colapricco (Livia Grossi). Corsera.
Nonna Desolina è l’emblema della vita povera che si conduceva in via Brigata Sassari a Cabras, a quel tempo la strada più malandata del paese, sterrata, con le case basse, i tetti di legno, i muri pieni di foto ingiallite di parenti lontani e santi, le stanze nello stesso tempo giaciglio e ricovero per le reti da pesca. La vita povera non prevedeva l’uso dell’italiano. Parlavano tutti in sardo. Il mare non si interessa della tua lingua. Il mare ha una sola domanda: sai navigare? Mio nonno, «Palloi» Marongiu, sapeva andare per mare, ma era obbligato – come altre migliaia – a dare il pescato ai «meris de pischera», i padroni dello stagno di Cabras. Pescoso per i ricchi, un tozzo di pane per i poveri. Mario Sechi, scrittore. Il Foglio.
Ora dirigo l’orchestra di Chicago che mi ama molto, io l’amo e mi dà molta soddisfazione. Riccardo Muti. Corsera.
C’è in Europa, da almeno un secolo, una upper middle class, di cui una certa sezione è «illuminata», sta dalla parte del progresso e non pensa solo a mangiare, sfruttando gli altri. Dietro Proust, dietro Woolf, dietro Musil, la si vede benissimo. Non te la devi inventare come qui da noi, ipotetica, la classe che paga le imposte, legge libri, vive con dignità in case non volgari e prima del teatro di Wilde o di Shaw produce le istituzioni e le convenzioni su cui si regge, gli attori capaci di recitarlo senza lo sforzo per «fare gli inglesi» come i camerieri, un pubblico in grado di intenderne i sensi... Già il bisnonno, eventualmente, portava le scarpe, esercitava una professione liberale, tossiva a teatro dietro un fazzoletto e non a bocca libera... Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Adelphi, 1993.
La strada diverge dalla riva e si attacca ai costoni di Porlezza. Una trentina di corridori fradici sono in testa. Gli altri, umiliati, abbandonano barbellando. Gianni Brera, Il principe della zolla. Il Saggiatore, 1993.
Raggiunta la pace dei sensi, non ci resterà che negoziare quella eterna. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/12/2015