15 dicembre 2015
Indagati i vertici di Banca Etruria • Pininfarina passa al gruppo indiano Mahindra • L’Italia è invasa da insetti e batteri che arrivano da Africa e Asia • È morto Armando Cossutta • Rischia di sparire la barberia di Montecitorio • Tablet e smartphone fanno venire gobba e depressione
Banca Etruria L’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e l’ex membro del Cda Luciano Nataloni sono accusati dalla procura di Arezzo di «omessa comunicazione di conflitto d’interessi». Sono accusati di aver sfruttato a fini personali il ruolo che avevano all’interno dell’Istituto. E di averlo fatto per godere di finanziamenti che altrimenti non avrebbero potuto ottenere. L’indagine avviata dai magistrati toscani compie dunque il salto di qualità e punta direttamente ai vertici, individuando possibili responsabilità nel dissesto. È il primo passo, le verifiche affidate al nucleo Tributario della Guardia di Finanza sono tuttora in corso. E la lista degli indagati potrebbe presto allungarsi, puntando direttamente al management e agli altri componenti del Consiglio di amministrazione. Le contestazioni del procuratore Roberto Rossi a Rosi e Nataloni si rifanno alla relazione di Bankitalia che nel febbraio scorso decise il commissariamento di Etruria. E si riferiscono al periodo che va dal 2013 al 2014, quando vicepresidente era Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme Maria Elena. In particolare nel dossier degli ispettori di Bankitalia veniva evidenziato come pratiche di finanziamento per 185 milioni si siano svolte in situazioni di «conflitto d’interesse» generando 18 milioni di perdite. E subito dopo si parlava del ruolo di Rosi e di due pratiche di finanziamento intestate a Nataloni: una da 5,6 milioni di euro riguardante la società «Td Group» finita in sofferenza, una da 3,4 milioni di euro senza però l’indicazione dell’azienda. Quanto basta — secondo l’accusa — per procedere per «omessa comunicazione del conflitto di interessi» in relazione all’articolo 2391 del codice civile che riguarda proprio gli «interessi degli amministratori» (Sarzanini, Cds).
Pininfarina Lo storico marchio del lusso Pininfarina passa al al gruppo indiano Mahindra. Mahindra (presente in 90 Paesi) ha acquisito il 76% delle azioni del gruppo italiano, assistita come advisor da Rothschild, lancerà un’Opa residuale per acquisire altre quote. Le azioni acquistate da Mahindra, detenute da Pincar (la holding della famiglia Pininfarina) sono state pagate 1,10 euro cadauna, erano attualmente in pegno alle banche e sono state liberate dal vincolo, alla firma dell’accordo (un’operazione di circa 30milioni di euro). Automaticamente scatterà l’aumento di capitale per altri 20 milioni. Le azioni in Borsa si sono avvicinate al prezzo della transazione, precipitando dai 4,2 euro di venerdì scorso agli 1,31 di ieri (-68,8%). La famiglia Pininfarina continuerà a detenere l’ 1,2% e Paolo Pininfarina rimarrà presidente per contribuire allo sviluppo dell’azienda (Carretto, Cds).
Insetti Un rapporto della Commissione europea, riguardante «gli organismi pericolosi per le piante nei territori degli Stati Ue», dice che, solo nel 2014, sono stati segnalati 96 insetti, 22 virus, 20 funghi, 49 batteri provenienti da Africa e Asia. Per il periodo 2010-2014, il primato di questi allarmi spetta all’Italia: da sola ha inviato 252 notifiche di «invasori», il 22% di tutte quelle arrivate dai 28 Paesi-membri. Tra gli organismi segnalati in Italia: il «punteruolo rosso», il coleottero arrivato dall’Oriente che sta sterminando le palme; l’«Anoplophora chinensis» (o «tarlo asiatico» o «cerambice dalle lunghe corna»), arrivato in Europa dal Giappone nascosto in qualche piantina di bonsai: le sue larve vivono infatti divorando legno, dai platani alle querce, ai rametti dei cespugli di rose; il «Thaumastocoris peregrinus» o «cimice bronzea», che diffonde la peste degli eucalipti; il «Lissorhoptrus oryzophilus», diffusore della micidiale peste delle risaie, comparso nel 2004 in alcuni angoli della Padania, poi in Francia, e ormai presente lungo quasi tutto il Po (Offeddu, Cds).
Cossutta È morto ieri pomeriggio all’ospedale San Camillo di Roma Armando Cossutta, storico dirigente del Pci, vicepresidente dell’Anpi. Aveva 89 anni. Cossutta, interista sfegatato, e appassionato di colbacchi, è stato il più filosovietico dei comunisti italiani («l’ultimo staliniano d’Italia», era stato definito), fondatore di Rifondazione Comunista dopo la trasformazione del Pci e poi del Partito dei comunisti italiani. Del Pci, Cossutta è stato una delle colonne negli anni in cui il rapporto con Mosca era più forte. Si era iscritto al partito nel 1943 ed aveva partecipato alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi. Catturato e condannato alla fucilazione, si salvò soltanto perché i militi del plotone d’esecuzione spararono in aria. Nel Dopoguerra fu dirigente del partito. Fu segretario del Pci milanese e lombardo, per entrare poi in Parlamento nel 1972, restandovi fino al 2006. Filosovietico per antonomasia, nel 1981 si oppose strenuamente alla linea revisionista del segretario Berlinguer, il quale aveva affermato che la «spinta propulsiva» della Rivoluzione d’Ottobre si era esaurita, tentando di sganciare il Pci dai suoi rapporti storici con i regimi comunisti del blocco sovietico. Celebre la sua definizione della linea berlingueriana: «Lo strappo» (Custodero, Rep).
Barberia Rischia di sparire la barberia di Montecitorio. I deputati che vanno a tagliarsi barba e capelli sono sempre meno. Per non parlare dell’eccessiva spesa del salone. Non certo una novità quest’ultima. «Ormai ha un costo troppo alto per le casse della Camera», mette a verbale il questore democratico Paolo Fontanelli. Il costo complessivo della barberia è di 500 mila euro l’anno, tra stipendi e costi di manutenzione. Mentre le entrate sono pari a 92 mila euro. In sostanza, ogni anno la barberia causa un debito di oltre 400 mila euro. Da qui la possibile chiusura nel 2016 (Falci, Rep).
iGobba La professoressa Amy Cuddy della Harvard Business School ha pubblicato ieri sul New York Times un articolo dal titolo “Il tuo iPhone ti sta rovinando la postura e l’umore”. Chi quotidianamente contorce il corpo verso cellulari e tablet rischia infatti di sviluppare quella che Cuddy chiama la “iGobba”. Motivo: la testa di un adulto pesa in media tra i 4,5 e i 5 chili, ma quando la incliniamo in avanti di 60 gradi, come succede leggendo sul cellulare, il collo deve sopportare un peso pari a 27 chilogrammi. Questo spiega perché molti adolescenti inizino a manifestare la gobba, cioè un inarcamento della schiena dovuto a una postura sbagliata. Il problema non è solo fisico ma riguarda anche l’umore, perché in alcuni casi può essere la stessa postura che provoca o amplifica uno stato emotivo. Stare curvi, in particolare, può farci sentire depressi, apatici, poco vitali. Gli studi hanno mostrato come una posizione contorta sia comune tra chi soffre di depressione. Una ricerca condotta cinque anni fa in Brasile ha evidenziato che le persone depresse tendono a inclinare il collo in avanti, a piegare le spalle e tenere le braccia verso il centro del corpo. Un altro esperimento dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha dimostrato che coloro che siedono incurvati hanno poca autostima, sono impauriti e pessimisti. Mentre chi sta in posizione dritta affronta meglio lo stress (Salvagni, Rep)
(a cura di Roberta Mercuri)