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 2015  dicembre 15 Martedì calendario

Le prime 20 donne elette in Arabia Saudita (solo l’1% del totale)

«Tutta la mia vita è stata una lotta». Più che orgogliosa, Salma è incredula. Nemmeno le attiviste più convinte immaginavano che una donna ce l’avrebbe fatta. E, invece, Salma bint Hizab al-Otebi è stata eletta. Non solo lei: al voto municipale di domenica, alla fine, l’hanno spuntata in venti. Forse 21: un seggio è conteso tra due candidati con uguale numero di preferenze. Poco importa: la percentuale è comunque minima, meno dell’uno per cento sul totale di oltre 2.100 posti disponibili in 284 comuni. Si sono presentate in poco più di novecento, gli uomini in gara erano quasi 6mila. Certo, potrebbe crescere con la quota di consiglieri di nomina regia, un terzo: le autorità potrebbero scegliere di designare altre donne. I numeri, però, contano relativamente: per la prima volta in Arabia Saudita, ai seggi si sono recate anche le elettrici per scegliere i propri rappresentanti – maschi o femmine – alle locali, come stabilito dal defunto re Abdullah nel 2011. L’intensa affluenza femminile – oltre l’80 per cento contro il 50 dei maschi – ha dimostrato quanto il diritto di suffragio fosse sentito dalle donne.
Una «pietra miliare», ha detto John Kirby, portavoce del dipartimento di Stato Usa. Questa «è una data da segnare in rosso sul calendario», hanno sostenuto le rappresentanti delle organizzazioni femminili saudite. Le designate hanno celebrato con riserbo e sorpresa. Salma, la prima eletta, nella circoscrizione di Madrakah, villaggio a 150 chilometri da La Mecca, ha ribadito i suoi cavalli di battaglia durante la “limitata” campagna. Alle candidate non è stato consentito diffondere le proprie foto per farsi conoscere né tenere comizi pubblici a cui fossero presenti uomini. Eppure le idee di Salma – maggior numero di asili, nuovi centri giovanili per i giovani, parcheggi, strade – hanno fatto ugualmente presa sugli abitanti di Madrakah. «È il primo passo», ha commentato Lama al-Sulaiman, biochimica e vicepresidente della Camera di commercio di Gedda, dove è stata eletta. Hanuf al-Hazmi, rappresentante nel comune di Jaws, ha detto: «Lavorerò per tutti, donne e uomini».
Al di là dell’effetto simbolicamente dirompente del voto, la maggior parte delle “vincitrici” appartiene a famiglie potenti che le hanno ampiamente sostenute. Spesso padri, fratelli o mariti hanno impiegato i vincoli clanici per raccogliere preferenze per le proprie candidate. Le aspiranti con meno risorse sono state tagliate fuori. Oltretutto, i consigli municipali non hanno potere legislativo: possono solo “consigliare” le autorità sulle misure da prendere. La parola finale, nell’ultraconservatore Regno wahhabita, spetta al sovrano e ai propri fedelissimi.