Corriere della Sera, 15 dicembre 2015
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Pininfarina diventa indiana
Pininfarina è diventata, grazie all’acquisizione dell’indiana Mahindra, una società globale. L’amministratore delegato, Silvio Pietro Angori ha voluto sottolineare «con oggi completiamo un percorso di ingegneria finanziaria e industriale, la società ha un debito ridotto del 60%, completamente garantito e nuovi mezzi economici poiché Mahindra, da investitore globale, ci consentirà di competere in tutti i mercati del mondo sfruttando la disponibilità di clienti e servizi che sinora ci erano preclusi». Mahindra (è presente in 90 Paesi) ha acquisito il 76% delle azioni del gruppo italiano, assistita come advisor da Rothschild, lancerà un’Opa residuale per acquisire altre quote. Le azioni acquistate da Mahindra, detenute da Pincar (la holding della famiglia Pininfarina) sono state pagate 1,10 euro cadauna, erano attualmente in pegno alle banche e sono state liberate dal vincolo, alla firma dell’accordo (un’operazione di circa 30milioni di euro). Automaticamente scatterà l’aumento di capitale per altri 20 milioni. Le azioni in Borsa si sono avvicinate al prezzo della transazione, precipitando dai 4,2 euro di venerdì scorso agli 1,31 di ieri (-68,8%). La famiglia Pininfarina continuerà a detenere l’ 1,2% e Paolo Pininfarina rimarrà presidente per contribuire allo sviluppo dell’azienda. Angori ha ribadito «l’investitore ha creduto nel valore del nostro marchio e nelle competenze derivanti da 85 anni di storia. Io sono entrato in Pininfarina chiamato da Andrea e sono stato sollecitato, dopo la sua morte, a completare la ristrutturazione che oggi considero conclusa. Abbiamo risorse per poter crescere e prosperare, con cui possiamo difendere tutti i posti di lavoro, restiamo una società italiana, quotata alla Borsa di Milano». Il colosso indiano con l’acquisizione della storica carrozzeria torinese, fondata nel 1930 da Battista «Pinin» Farina, completa un piano di espansione che ha visto entrare in suo possesso i coreani di Ssangyong e le moto di Psa Peugeot/Citroen. La Pininfarina, con la firma dell’accordo, finalmente ufficializzato dopo una lunga negoziazione, esce da un periodo di anni bui, culminati con la crisi del 2008 che ha colpito tutto il settore dell’automotive. Indubbiamente avevano influito anche scelte industriali audaci che puntavano sulla costruzione diretta dei modelli quando la tendenza dei costruttori era orientata sempre più verso un’autonomia produttiva, dal design distintivo, fornito direttamente dai centri stili interni. Pininfarina affronta il domani e guarda avanti, in un mestiere che sempre più si sta mondializzando. Gli anni futuri saranno caratterizzati da fusioni ed acquisizioni che provocheranno una diversa redistribuzione della mappatura capitalistica. Per questo sarà indispensabile che, ogni industria, si adegui alle nuove regole del mercato, rimanendo più competitiva dei suoi concorrenti. Dopo Bertone (fallita nel 2014) e l’Italdesign di Giugiaro, passata nell’orbita di Volkswagen, anche questo mitico nome del design è salvato con il sacrificio della sua indipendenza. Ma Paolo Pininfarina ha dichiarato «i soldi non hanno passaporto».