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 2015  dicembre 15 Martedì calendario

De Benedetti ha speculato sulle popolari?

La Consob punta il dito contro Carlo De Benedetti e la sua holding personale, Romed: in un’informativa alla Procura di Roma ha segnalato che l’Ingegnere avrebbe fatto trading su alcune banche popolari per 5-6 milioni realizzando una plusvalenza di circa 600 mila euro. L’ipotesi è che l’abbia fatto utilizzando informazioni privilegiate sull’imminente riforma delle Popolari che il governo varò per decreto il 20 gennaio. La rivelazione è di Il Giornale di ieri. De Benedetti ha replicato con una dichiarazione di un portavoce: «Nessun abuso di informazione privilegiata c’è stato da parte della Romed, società di cui Carlo De Benedetti è azionista ma in cui non ricopre più alcun incarico, né tantomeno da parte sua». La verifica della Consob sulla operatività in Borsa di investitori sui titoli delle Popolari è stata esposta al Parlamento l’11 febbraio scorso. Operando nei giorni a cavallo dell’annuncio della riforma, alcuni intermediari hanno realizzato plusvalenze per circa 10 milioni di euro, investendo su Popolari che avevano visto forti crescite di valore fra il 3 gennaio, quando vennero fuori i primi rumor sulle intenzioni del governo, e il 20 gennaio. Era venuto fuori il nome del finanziere Davide Serra, ascoltato dall’authority, che aveva confermato di avere da tempo una quota sotto il 2% nel Banco Popolare ma di aver venduto perdendoci. Tra gli intermediari ora emerge che la Consob ha individuato anche Romed e che ne ha anche acquisito le registrazioni delle conversazioni tra i suoi operatori di Borsa e l’Ingegnere, che secondo Il Giornale segnalerebbe di investire sulle Popolari perché informato anche da ambienti vicini a Bankitalia. Sarebbero stati anche acquisiti i tabulati svizzeri di De Benedetti per verificare i contatti dell’Ingegnere in quei giorni. Per Romed è tutto regolare: la società, ha detto il portavoce, svolge «annualmente transazioni per vari miliardi di euro in trading finanziario su azioni e cambi» con risultati «spesso soddisfacenti unicamente grazie alla capacità della società di operare sul mercato e comprenderne le dinamiche. Le discussioni e le indiscrezioni relative a una possibile riforma erano di pubblico dominio già diverso tempo prima» del decreto.