varie, 15 dicembre 2015
DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 14 DICEMBRE 2015
Mariane Gjrkay, 32 anni. Colf albanese, sposata col connazionale Gijn Preducaj, muratore e carpentiere, madre di due bambini di 3 e 10 anni. La famigliola, a detta di tutti «tranquilla, serena ed educata», viveva a Cedrate di Gallarate (Varese). L’altra notte la Gjrkay dormiva nel lettone col figlio di tre anni, mentre il Preducaj guardava la tv in salotto. D’un tratto l’uomo si alzò dal divano, andò in cucina, prese un coltello di quelli per tagliare il pane, tornò in camera da letto e infilò la lama da trenta centimetri nella gola della consorte, squarciandole la carotide. Poi con lo stesso coltello si tagliuzzò il torace e infine chiamò sua sorella e le disse: «Ora è tutto finito». Interrogato dalla polizia, ammise subito di aver ammazzato la moglie ma non seppe spiegare perché.
Dopo le due di notte di mercoledì 9 dicembre in un appartamento in via Adelaide Ristori a Cedrate di Gallarate (Varese).
Giuseppe Ilardi, 26 anni. Residente a Casalnuovo nel Napoletano, precedenti per droga, l’altro giorno guidando la Smart del boss Antonio Barone arrivò a pochi metri dall’ingresso della scuola elementare e materna Antonio de Curtis. Lì, giusto qualche minuto prima che i bambini uscissero dalle aule, fu raggiunto da due in scooter che attraverso il finestrino gli spararono addosso tre colpi di pistola.
Poco prima delle 13 di giovedì 10 dicembre in Corso Umberto a Casalnuovo, provincia di Napoli.
Cristina Maggi, 71 anni. Mantovana di nascita ma residente fin da bambina a Roma, un anno fa era stata colpita da un ictus e da allora era praticamente incosciente e costretta a letto. Suo fratello Enrico, 74 anni, ex operatore cinematografico, che viveva con lei da quando lo scorso luglio aveva perso la moglie, l’altro pomeriggio aspettò che la colf ucraina si allontanasse per fare la spesa, prese un coltello da cucina, si avvicinò alla sorella, e le infilò la lama due volte nel cuore. Poi, ai carabinieri, spiegò: «Era troppo malata, soffriva troppo. L’ho uccisa e poi volevo uccidermi, ma non ci sono riuscito».
Prima delle 17 di mercoledì 9 dicembre in un appartamento al civico 6 di largo Giovanni Rovani, quartiere Talenti, Roma.
Giuseppe Raucci, 48 anni. Operaio di Prato (Firenze) con precedenti per droga, viveva in provincia di Lucca con la compagna. Trovato cadavere nel bagagliaio di una Citroen C1 grigia metallizzata parcheggiata alla rotonda di Ginestra Fiorentina, comune di Signa, a una manciata di chilometri da Firenze. Rannicchiato nell’auto, avvolto in una coperta, indosso un paio di jeans, un maglione e un giubbotto, nelle tasche aveva il portafogli, il cellulare e i documenti. Qualcuno, dopo averlo preso a cazzotti, gli aveva sparato un colpo di pistola in testa. A chiamare i carabinieri fu un passante, che aveva visto una mano che sbucava dal bagagliaio.
Mercoledì 9 dicembre in provincia di Firenze.
Antonio Tucci, 71 anni. Pasticcere in pensione originario di Castellammare di Stabia ma residente a Castel del Piano in provincia di Grosseto, reso invalido da un ictus, vedovo, a detta di tutti «persona squisita», qualche tempo fa aveva accolto in casa il nipote Claudio Orlando, 45 anni, nullafacente, violento, arrestato tanti anni fa perché aveva accoltellato la fidanzata. I due litigavano di continuo perché l’Orlando non faceva che chiedere soldi allo zio. Domenica 6 dicembre pretendeva di farsi consegnare i novecento euro della tredicesima, il Tucci gli disse di no e allora lui, afferrato un bastone, glielo suonò più volte in testa con tanta forza da sfondargli il cranio.
Domenica 6 dicembre in una casa a Castel del Piano in provincia di Grosseto.
SUICIDI
Antonio Di Garbo, 59 anni. Medico, dirigente del Centro trasfusionale dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, l’altra mattina entrò nella chiesetta interna alla struttura, si intrattenne in preghiera per qualche minuto, poi uscì in cortile e si sparò un colpo di pistola alla testa. Alcuni infermieri sentirono il botto, andarono a vedere, e lo trovarono in terra in una pozza di sangue.
Poco prima delle 11 di venerdì 11 dicembre nell’ospedale Maria Vittoria di Torino.
Un uomo di 54 anni. Piccolo imprenditore residente a Valera Fratta (Lodi), sposato, due figli. Messo in ginocchio dalla crisi, venerdì 11 dicembre avrebbe dovuto restituire le chiavi della casa su due piani in cui aveva investito gran parte dei suoi averi, venduta all’asta per debiti verso banche e Equitalia. Quella mattina scrisse un sms all’ufficiale giudiziario dandogli appuntamento alle 10 e mezza e dicendogli di entrare anche se lui non rispondeva, tanto la porta era aperta. L’ufficiale all’ora stabilita entrò, lo cercò, e lo trovò che penzolava da un albero in giardino.
Prima delle 10 e 30 di venerdì 11 dicembre a Valera Fratta, Lodi.