la Repubblica, 15 dicembre 2015
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Il barbiere di Montecitorio sta per chiudere. La fine di un’epoca
Rischia di sparire la barberia di Montecitorio e con lei di chiudersi un’epoca. Il Figaro dei parlamentari potrebbe essere l’ultimo dei rottamati. I deputati che vanno a tagliarsi barba e capelli sono sempre meno. Da qui la possibile chiusura nel 2016. Per non parlare dell’eccessiva spesa del salone. Non certo una novità quest’ultima. «Ormai ha un costo troppo alto per le casse della Camera», mette a verbale il questore democratico Paolo Fontanelli.
Da settimane il collegio dei questori, composto da Gregorio Fontana, Stefano Dambruoso e appunto da Fontanelli, sta iniziando ad esaminare i tagli per il 2016. E fra questi in nome della spending review potrebbe sparire anche la barberia. Un’istituzione per i frequentatori del Palazzo. Nella legislatura in corso Figaro ha lasciato un rosso significativo. Secondo i calcoli degli uffici, quest’anno l’ammontare del passivo del salone da barba supera i 400 mila euro. La questione è dunque arrivata sulle scrivanie del collegio dei questori. E non è da escludere che al rientro dalla pausa natalizia i piani alti possano intervenire e prendere provvedimenti. D’altro canto, se fino a qualche tempo fa il caso veniva sollevato soltanto da Dambruoso, da sempre strenuo oppositore dei benefit della “casta”, adesso, la decisione trova d’accordo anche Fontanelli. «Ne stiamo parlando, rientra nella razionalizzazione dei costi e dei servizi», ammette.
Così per la barberia è la fine di un’epoca. Circondati da vetri di epoca Liberty, i barbieri di Montecitorio sono sette. I loro stipendi oscillano tra i 30 mila e i 136 mila euro. Qualificati come “operatori tecnici”, nel tempo i rasatori di Montecitorio sono diventati i Figaro della Repubblica.
La ragione della scarsa affluenza è legata, secondo molti parlamentari, all’eccessivo costo di barba e capelli, che nel corso degli ultimi anni è lievitato esponenzialmente. Arrivando alla cifra – non proprio altissima – di 18 euro per taglio e shampoo. Mentre per una barba ci vogliono 8 euro. Ma quale cifre basse, annota il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio, deputato di lungo corso. «Per me la barberia è molto più cara di quanto non paghi a casa mia, a Bari». Rileva, invece, un altro parlamentare del Partito democratico, che ha studiato attentamente il fenomeno: «Esiste un problema generazionale. I parlamentari più giovani preferiscono affidarsi a parrucchieri che effettuano tagli più estroversi, più alla moda». Ecco quindi spiegata la crisi.
Il costo complessivo della barberia è di 500 mila euro l’anno, tra stipendi e costi di manutenzione. Mentre le entrate sono pari a 92 mila euro. In sostanza, ogni anno la barberia causa un debito di oltre 400 mila euro. Eppure Pisicchio lancia l’appello affinché non chiuda. «Invito i questori a ragionare sui costi, ma sarebbe un errore chiuderla. Da quella barberia sono passati tutti: dai parlamentari del regno d’Italia fino a Matteo Renzi. È un’istituzione. Un pezzo di storia».