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 2015  dicembre 15 Martedì calendario

Marchionne, tra una Ferrari che potrebbe lasciare l’F1 e l’Alfa che certamente tornerà in pista

Certo l’emozione è forte: rivedere il Biscione dell’Alfa Romeo che corre sui circuiti della Formula 1. Rivivere la leggenda: nel 1936 la piccola P3 guidata da Nuvolari che al Nurburgring si mette dietro le Mercedes che avevano 130 cavalli di più.
Perché allora poteva accadere anche questo: altro che la turbina dell’ibrido. Rumorosi cavalli da mettere a terra e una piccola macchina italiana che teneva a bada lo squadrone di Germania guidato da Alfred Neubauer. Non sappiamo se Toto Wolff l’abbia mai conosciuto. Comunque andiamoci piano con i sogni anche se ieri Sergio Marchionne ha dato al mondo dello sport italiano a quattro ruote una scarica di adrenalina da infarto. «Stiamo pensando ad un suo ritorno in Formula 1 come nostro competitore». L’occasione sono gli auguri di Natale ai giornalisti cui sta illustrando lo sbarco della Rossa a Piazza Affari dopo l’esordio a Wall Street. Per l’evento, il super-manager ha messo da parte il cappello di amministratore delegato di Fca per tenersi solo quello di Presidente della Ferrari. D’altronde parla a Maranello. Vuol sgomberare il campo dalla più immediata delle sensazioni: che il Biscione possa diventare il team satellite del Cavallino Rampante. Per questo basta la Haas. L’Alfa, avrà l’obbligo di vincere. Anche a costo di diventare un competitore della Ferrari, come ci tiene a precisare Marchionne: «È incredibile come il marchio Alfa Romeo resti nel cuore della gente». Comunque l’operazione, se mai dovesse avvenire, non sarà immediata. Forse fra un paio d’anni durante i quali, con un altro colpo di teatro, Marchionne lascia intendere che potrebbe essere la Ferrari a lasciare le competizioni. Per il momento, però, niente allarmismi: «Che la Ferrari lasci la Formula 1 è un’ipotesi possibile, ma molto improbabile. Se non ci vogliono noi ce ne andiamo», ha sentenziato. E senza mezze misure il capo del gruppo ha continuato la provocazione parlando anche delle nuove regole e della questione relativa alla fornitura di motori ai piccoli team. «Se vogliono trasformare la F1 in Nascar possono fare a meno di noi». Il riferimento è al campionato americano dove le auto sono tutte eguali.
Ma sul futuro dell’Alfa si scatena la fantasia. Un’operazione che avrebbe un costo di almeno cento milioni, secondo i conti fatti in tasca alla Haas. I motori, con tutta probabilità, sarebbero quelli realizzati a Maranello. Si tratterebbe di vedere se con le specifiche dell’anno in corso o con quelli della stagione precedente come convenuto con gli altri clienti. Ma Ferrari potrebbe considerare l’Alfa un cliente come un altro? Difficile. E non c’entra solo il fatto che appartengono allo stesso gruppo industriale. Tanto più che il legame fra le due aziende, dopo la quotazione in Borsa della Rossa diventerà più debole. Conta molto di più la storia. Il fatto che Enzo Ferrari avesse cominciato con le Alfa, che il Cavallino Rampante, prima di comparire a Maranello, troneggiava sui cofani delle auto da corsa fabbricate al Portello, che all’inizio della sua storia di costruttore di automobili al Drake non era possibile usare il nome e il simbolo perché, con il suo bel carattere, aveva litigato con i capi dell’azienda milanese.
La memoria corre agli albori del Campionato di Formula 1. Ai titoli vinti da Nino Farina e da Manuel Fangio. Una leggenda che ha resistito ai decenni di astinenza di risultati. Un buio rischiarato solo dalle vittorie mondiali nella categoria sport-prototipo a metà degli anni ’70. Il ritorno in Formula 1 negli anni ’80 è stato terribile. Troppo pesanti i motori, troppo assetati di benzina. Troppo pochi i soldi per l’azienda ancora in mano all’Iri. Il ritiro definitivo dopo che nel 1986 la proprietà era diventata Fiat.
Adesso l’annuncio del ritorno in Formula 1. Un tentativo da parte di Marchionne di lucidare il marchio. Annunciando, però, che l’operazione avrà tempi lunghi. La Renault, per tornare in gara ha acquistato la Lotus e sarà in gara già la prossima stagione. A Marchionne invece piace molto avere programmi a lungo termine per l’Alfa. Ha impiegato circa dieci anni per tornare negli Usa e alla fine ha scelto una vettura di super-nicchia come la 4C. Lo stesso per la Giulia: presentata a giugno entrerà in produzione solo all’inizio dell’estate. I clienti la vedranno forse in autunno. Non vorremmo che l’annuncio della Formula 1 fosse un bel lancio pubblicitario. L’auto, invece, resta destinata ai box.