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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Mario Monti
Il Ministro degli Interni è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro degli Esteri è Giulio Terzi di Sant’Agata
Il Ministro della Giustizia è Paola Severino
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Vittorio Grilli
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Francesco Profumo
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Elsa Fornero
Il Ministro della Difesa è Giampaolo Di Paola
Il Ministro dello Sviluppo economico è Corrado Passera
Il Ministro delle Politiche agricole è Mario Catania
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Corrado Passera
Il Ministro della Salute è Renato Balduzzi
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Lorenzo Ornaghi
Il Ministro dell’ Ambiente è Corrado Clini
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali, turismo e sport è Piero Gnudi (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Fabrizio Barca (senza portafoglio)
Il Ministro della Cooperazione internazionale e integrazione è Andrea Riccardi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Filippo Patroni Griffi (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Dino Piero Giarda (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

La gente da qualche anno va meno all’università, come dimostra un’indagine del Cun, piuttosto credibile se si tiene a mente lo stato del nostro sistema. Il Cun è uno dei tanti organismi di cui è piena la nostra amministrazione e il cui scopo non è chiarissimo. Si tratta di 58 persone – se non ho contato male -, elette quasi tutte tra i docenti universitari, con cui il ministro si può consultare quando deve prendere qualche decisione delicata relativa all’ordinamento. Nel caso di ieri, questo consesso di esimi è andato a studiare l’andamento delle iscrizioni e ha scoperto che in dieci anni sono calate da 338.482 (anno accademico 2003-2004) a 280.144 (2011-2012). In percentuale: -17%. In cifra assoluta: -58 mila. Le agenzie ieri sera drammatizzavano: «Allarme per l’università italiana!», «È come se in un decennio fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni, ad esempio la Statale di Milano...». La Statale di Milano! Mamma mia!

•  Non è grave?

C’è un commento del ministero dell’Università e dell’Istruzione (altra sigla: Miur) meno allarmistico: «I dati del Cun andrebbero letti con attenzione per capire dove sono finiti quei 50 mila studenti mancanti all’appello: quanti sono confluiti nel Sistema di istruzione superiore, cioè il livello post liceo, più professionalizzante; e quanti sono imputabili a facoltà sovraffollate che si ridimensionano. L’unica certezza è che un calo assoluto non rappresenta un calo nella qualità del sistema universitario». Segue una descrizione – che le risparmio – su come il ministero intende valutare, d’ora in poi, la sessantina di atenei italiani pubblici. Un groviglio di commissioni e comitati che baderanno soprattutto a non far capire se il tal docente è valido o no, se il tal corso ha senso oppure no, se un certo ateneo dà oppure no una preparazione adeguata alla concorrenza mondiale. Questo tipo di giudizio, in Italia, non è possibile mai, perché impedito da consorterie e tribù varie. Avrà notato che, secondo il ministero, l’unica spiegazione possibile di quel calo nelle immatricolazioni è il «sovraffollamento».  

Intanto non ho capito che cos’è il “Sistema d’istruzione superiore”. Non si chiama “istruzione superiore” quella dei licei? Chi va all’università non dovrebbe averlo già fatto, il liceo?

Il sistema scolastico italiano è inutilmente complicatissimo. Una volta diplomato, il giovane studente può andare a lavorare, ma anche iscriversi al Centro sperimentale di cinematografia, alla Scuola di Archivistica, entrare in un’Accademia militare, eccetera. Solo che queste possibilità esistevano anche dieci anni fa, quindi non è qui che vanno cercati i 50 mila che mancano.  

• E dove vanno cercati, allora?

Non lo so, ma suppongo che abbiano mollato gli studi universitari perché l’università non dà quello che promette e adesso, passata l’illusione che fosse fico appendersi un certificato di laurea nel tinello, parecchi ragazzi sulla soglia di decisioni capitali per la loro vita hanno capito che iscriversi potrebbe significare perdere quattro, cinque o sei anni di tempo senza un vantaggio apprezzabile perché altri dati mostrano che avere la laurea non è più così importante per far carriera e guadagnare di più. In altri termini, è proprio la scarsa qualità dell’offerta a determinare l’allontanamento dei clienti. Come sempre, sul mercato.  
L’università può essere assimilata a un mercato?

Forse sì. La stessa ricerca del Cun collega la fuga delle matricole al calo dei professori (-22% in sei anni), ricorda che i finanziamenti sono diminuiti in dieci anni del 20%, siamo naturalmente tra gli ultimi in Europa per i denari dedicati a questo settore, adesso, non avendo soldi, non essendoci un piano pluriennale di finanziamento «moltissime università sono a rischio dissesto e non possono programmare la didattica e la capacità di ricerca».  
Perché ha un’aria tanto scettica?

Ma se il 95% dei soldi se ne va per pagare gli stipendi ai professori e al resto del personale! Le università italiane nel mondo sono agli ultimi posti da prima che Tremonti ministro si cominciasse a tagliare. Secondo il QS World University Ranking (uno dei tre che contano, lo citiamo perché è il più recente) c’è una sola università italiana nelle prime 200 del mondo ed è Bologna. Poi ce ne sono altre tre nel centinaio successivo, la Sapienza di Roma (216°), l’università Statale di Milano (244), il Politecnico di Milano (244). In altre classifiche c’è anche il Politecnico di Torino. E in altre ancora, magari specialistiche, appaiono la Normale di Pisa e la Bocconi (che è privata). Punto e basta. Che le immatricolazioni calino non è strano. Sarebbe stupefacente se aumentassero. (leggi)

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