Stefano M. Torelli, Sette 1/2/2013, 1 febbraio 2013
LA SILICON VALLEY ARABA
[Giordania]
Chi l’ha detto che il Medio Oriente – e più nello specifico, il mondo arabo all’infuori dei ricchi emirati del Golfo – sia solo terra di conflitti? Per chi non ha mai pensato ai Paesi arabi come luoghi di crescita, sviluppo e innovazione, arriva dalla Giordania una notizia interessante. Sì, perché la capitale Amman, secondo recenti ricerche, figura al 10°posto mondiale come città con le condizioni migliori per poter avviare una start-up nel settore delle tecnologie. Il Paese è al primo posto in Medio Oriente per investimenti sull’istruzione e i risultati si vedono, dal momento che è anche il Paese con il più alto tasso di alfabetizzazione (insieme a Kuwait e Qatar). Negli ultimi due anni, gli investimenti nella formazione si stanno trasformando in investimenti sull’avvio di società e compagnie tecnologiche. Un esempio è la creazione di “Oasis 500”, un progetto innovativo che viene incontro alle esigenze della Giordania in questo settore. Ciò che mancava, infatti, era una reale volontà a investire in nuove start-up e una cultura stessa dell’avvio d’impresa; alla base non vi erano i network per gli imprenditori e per gli stessi investitori. “Oasis 500” fa tutto questo: aiuta le imprese nel momento della loro creazione e crea un sistema di finanziamenti cui poter accedere. Ogni mese raccoglie circa 400 domande e seleziona le migliori 60, organizzando sei giorni di formazione e due giorni per creare un business plan. Da quel momento, immette la start-up nel sistema e, dall’altro lato, fa sì che gli investitori possano valutare i progetti. Dal settembre del 2012 a oggi sono nate, in questo modo, 55 nuove imprese, grazie al finanziamento iniziale – per ognuno dei progetti selezionati – di circa 23mila euro, di cui 7.500 cash e il restante in servizi. In questo modo sono stati già creati anche 250 nuovi posti di lavoro. L’azienda sorge nel King Hussein Business Park, la Silicon Valley del mondo arabo – in cui hanno sede altre aziende tecnologiche, come la Microsoft – e il progetto è privato, ma in parte finanziato dalla monarchia. Se agisse sempre così, avrebbe capito come fare a evitare una Primavera araba anche in Giordania.