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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

Benvenuti a Dolomitigrad– Le Dolomiti le ha viste e fotografate mille volte, Yuri Lonchakov: ci passava sopra ogni ora e mezzo, a bordo della stazione spaziale internazionale dove nel 2008 ha orbitato per sei mesi

Benvenuti a Dolomitigrad– Le Dolomiti le ha viste e fotografate mille volte, Yuri Lonchakov: ci passava sopra ogni ora e mezzo, a bordo della stazione spaziale internazionale dove nel 2008 ha orbitato per sei mesi. Perché questo esperto sciatore di 47 anni che alle 9 e mezzo di mattina salta sulla funivia del Col Rodella a Campitello di Fassa e alle 9 di sera, nei giorni comandati, si diletta al karaoke del Gran Tobià di Canazei con sua moglie Tatiana e una decina di amici russi, è il capitano della squadra dei cosmonauti russi, veterano di tre missioni dal 2001 su Shuttle e Soyuz e una quarta in preparazione, nonché colonnello e attore (ha recitato se stesso in "Apologee of fear", primo corto di fantascienza made in space): «Io vado a sciare a Dombai nel Caucaso, sui monti Altaj in Siberia, negli Urali e a Sochi, ma qua è fantastico! Ho già completato tre volte l’intero giro del Sella Ronda», che sarebbe il carosello sciistico più lungo d’Europa, con 450 impianti e 1.200 chilometri di piste fra val di Fassa, val Gardena e Alta Badia. Lo entusiasma la bellezza dei luoghi, trova simile alla russa la mentalità italiana, non gli mancano le discoteche (che qua scarseggiano), gli piacerebbe un bel parco acquatico (ce n’è uno, ma mingherlino). Businessmen e piccoli imprenditori sono Vladimir e Aleksej, che con lui impazzano sulle piste mentre le mogli Natalia e Aleksandra fanno pratica al campetto dei principianti: vengono da Rostov sul Don, volo charter su Verona, una settimane a mezza pensione in hotel tre stelle super a mille euro a persona viaggio compreso. Middle class abbiente, è questo il nuovo turismo russo che sta salvando la stagione delle località sciistiche alpine dal Piemonte al Friuli (vedi box a pagina 58). Arrivano coi charter, a Verona ma anche Venezia per le Dolomiti, Orio al Serio per Bormio e la Lombardia, Torino Caselle per Cervinia e Courmayeur. Anche più di un volo al dì nel periodo clou delle vacanze russe fra Capodanno e il Natale ortodosso che si celebra il 7 gennaio, poi fino a marzo finché c’è neve. «Coppie, famiglie anche con bambini. Turisti civilizzati che hanno imparato a rispettare le regole europee», giurano Evghenij Kundush e Nikolai Lipatov, tre mesi l’anno a Canazei per Ascent tour, insieme a Pac Group il principale dei quindici tour operator russi che qua scaricano passeggeri ormai non solo da Mosca e San Pietroburgo ma da Krasnodar, Samara, Rostov, Kazan, Ekaterinburg: e per sfatare i luoghi comuni aggiungono che «da due anni sui nostri voli è tassativamente vietato consumare alcolici, inclusi quelli acquistati al duty free». Ohibò, che fine ha fatto l’abominevole russo delle nevi, quello coi rotoli di banconote da 500 euro, compro dunque sono? Tutti se lo ricordano, con smorfie di raccapriccio: «Erano terrificanti, io pago io voglio, poi versavano il vino negli spaghetti!», racconta Emanuela Pasquali, marito proprietario dell’hotel Astoria; «no, ora non più. Bevono latte macchiato e ettolitri di tè, le uniche tre vodke della stagione le ho servite a italiani. Al massimo qualche litigata perché le madri vogliono portare i ragazzini in sauna e bagno turco: ma come si fa a lasciarli schiamazzare in uno spazio dove tutto è tranquillo e soffuso?». Qualcuno li rimpiange, quegli spacconi aspiranti oligarchi dei primi anni: «Perché suonassi "L’italiano" mi davano anche 50 euro! Io l’ho benedetto Toto Cutugno, ci ho vissuto per mesi!», racconta Marco Falco, cantante e chitarrista di piano bar al Cristallo e a turno in vari altri hotel. Le preferenze canore dell’attuale high middle class vacanziera e montagnarda sono le stesse, ma sono scese di brutto le quotazioni, che prima arrivavano a 30 euro per "Sarà perché ti amo" dei Ricchi e poveri, il Drupi di "Piccola e fragile" e una qualunque canzone di Adriano Celentano. Bei tempi andati, certo, ma i russi restano comunque i turisti che spendono di più e che non si sono scordati della buona abitudine delle mance. Ma, detestato o rimpianto, dov’è finito quel tipo d’individuo? «In Austria. A Kitzbühel. Sa, qua da noi non ci sono casinò, non ci sono liberi bordelli, non possono usare la motoslitta come gli pare a qualsiasi ora, né sciare fuoripista, né fare eliski», fotografa Filippo De Bertol, giovane proprietario del costoso hotel La Perla. Sottinteso che lui i casinò li vorrebbe, e con qualche regola anche la libertà di fuoripista, e la cancellazione del divieto agli elicotteri di atterrare sopra i 1800 metri. Ma non tutti sono della sua opinione. «Se ne sono andati, a Zermatt, Sankt Moritz e altrove, quelli che ancora quattr’anni fa mi ordinavano a 450 euro una bottiglia di Massetto, un raffinato merlot da una piccolissima vigna di Bolgheri, e aggiungevano "on the rocks", roba da rabbrividire», racconta Roberto Anesi, ristoratore di El Pael (questa è area ladina, sarebbe il paiolo, e il nome viene da quello che suo nonno portò indietro proprio dalla campagna di Russia); «ma meglio così, loro non facevano per noi e noi non siamo né vogliamo diventare ciò che loro cercano, cioè l’eccesso, il lusso sfrenato, l’esibizione spavalda a ogni costo, un sistema di richieste centrato su icone, brand, marchi, esclusive, insomma solo su ciò che tutti gli altri non possono permettersi. Ma noi non possiamo snaturarci per i loro rubli, anche se tanti». Sembra un po’ la storia della volpe e l’uva, siccome i ricchi sbruffoni non vengono più qui, diciamo che siamo noi a non volerli. Invece no. Canazei è un paese di 2 mila anime che decuplica all’improvviso coi turisti, ma in questo fazzoletto ladino la storia e l’identità contano ancora qualcosa. E contro la tentazione dell’arricchirsi in fretta a costo di distruggere quel che c’è, gli stessi atti dell’amministrazione (liste civiche sia maggioranza sia opposizione) alcuni freni li hanno messi. Esempio, nella sua inappuntabile giacca tradizionale in feltro racconta Andrea Weiss, direttore dell’Azienda di promozione turistica val di Fassa, che «un imprenditore russo aveva acquistato un albergo a 3 stelle qua a Canazei con l’intento di ampliarlo e trasformarlo in un resort di superlusso, ma il Comune ha bocciato il suo faraonico progetto». Non è il caso di vendersi l’anima, non è che lo straniero lo scoprono oggi, qui in valle. I tedeschi vengono da trent’anni, col crollo del sistema sovietico all’Est sono arrivati prima i polacchi, poi cechi, sloveni, croati. Per non parlare dei danesi, che per vivere in un Paese piatto come una tavola generano chissà per quale contrappasso una percentuale di sciatori degna del circolo polare. Forse si riversano tutti a Canazei, dove per unanime descrizione sono i più sbevazzoni e caciaroni in assoluto e più ancora dei russi fanno la fortuna degli après-ski. Ce ne sono sei o sette, di questi locali che si animano verso le 5 di pomeriggio quando si rientra dalle piste, il più noto il Kaiserkeller in centro paese, tipo baita. E sono una delle armi nella contesa con le nemiche località del Tirolo austriaco di Mayrhofen e Sölden, quelle che, scordato anche loro l’abominevole russo d’antan, si giocano con la val di Fassa il primato della destinazione preferita dal nuovo mercato dello sciatore russo di reddito medio. «Gli austriaci sono dei competitori formidabili, puntano sul contesto festaiolo e gli après-ski, anche eccedendo, a volte: per esempio quando uno sciatore arriva a fondo pista lo accolgono fanciulle in costume tradizionale e coroncine neanche fossimo a Tahiti. Carnevalate, secondo me». Sì, oddio, c’è a chi basta lo sci. Come le due moscovite Anja Obraztova e Aksana Petrova che incontri al rifugio del col Rodella pronte a lanciarsi sulle piste: manager una e l’altra poliziotta, l’albergo se lo sono scelte da sole su Internet, niente tour operator né viaggi organizzati e prepagati e, a dispetto del luogo comune sulle donne russe, di fare un salto a Milano a rastrellare abiti e borsette in via Montenapoleone non passa loro neanche per l’anticamera del cervello. Ma c’è anche chi qualche piccola opportunità in più non la disdegnerebbe. Come Elena Shenyavina, marito manager a sciare, lei e il figlio undicenne a zonzo per Canazei: «Mancano un po’ i negozi, trovi solo souvenir e articoli sportivi. Non cerco i marchi fashion, ma almeno un giubbotto normale per mio figlio mi piacerebbe trovarlo...». Una certa riorganizzazione dell’apparato turistico è già in atto, per la verità. E qualche altra novità è in programma. A muovere sono Walter Nicolodi e sua sorella Monica, dieci alberghi tra Canazei e Campitello con la loro Union hotels più sporting club, parco acquatico, bar, après-ski, ristoranti: «Pensiamo a una mini public company che intervenga in aiuto di albergatori in difficoltà acquisendo quote di minoranza ma lasciando a loro la gestione, lo stiamo studiando con l’Associazione albergatori». È loro anche la discoteca Hexen Klub, una pista disco e una revival ’70-90. Martedì e giovedì sono le serate dei russi. Galà, spettacolo, brasiliane che ancheggiano, in pista più coppie che single, al banco montanari a bere una birra e adocchiare. Pare un po’ di stare in un cinepanettone, finché non parte "L’italiano" e allora capisci: sei dentro il festival di Sanremo 1983, Andropov è il nuovo presidente dell’Urss, l’agente segreto Putin convola a nozze con l’amata Ljudmila...