Massimo Ammaniti, la Repubblica 1/2/2013, 1 febbraio 2013
L’UOMO CHE SCOPRÌ L’INCONSCIO
[Pierre Janet]
È stato finalmente pubblicato in Italia il libro di Pierre Janet L’automatismo psicologico (Cortina, pagg. 519, euro 37), la cui importanza è opportunamente sottolineata nell’introduzione di Francesca Ortu. Il libro fu originariamente pubblicato in Francia nel 1889, dopo essere stato presentato alla Sorbonne come tesi di dottorato in filosofia. Infatti Pierre Janet iniziò la sua carriera come filosofo, coetaneo di Henri Bergson, che lo avrebbe sostenuto successivamente nel 1902 per l’assegnazione della cattedra di psicologia sperimentale presso il Collège de France, sottolineandone le capacità e il metodo rigoroso con cui aveva condotto le sue ricerche psicologiche e i suoi esperimenti. I suoi lavori di psicologia dinamica erano stati apprezzati e citati da Freud e Jung con cui tuttavia si crearono forti tensioni, sia per il riconoscimento della priorità delle scoperte sia anche per il contrasto fra l’approccio positivistico di Janet e quello più spiritualista della psicoanalisi.
Influenzato dal clima culturale che si respirava in Francia, in cui veniva dato ampio rilievo alla suggestione e all’ipnotismo anche con l’organizzazione di spettacoli pubblici, Janet iniziò i suoi studi a Le Havre dove insegnava filosofia, ipnotizzando una giovane donna, Léonie, non solo direttamente ma anche a distanza, attraverso prescrizioni
suggestive che lei avrebbe eseguito. Da queste prime osservazioni Janet intraprese un lavoro sistematico di ricerca in ospedale con numerosi pazienti, che fu successivamente presentato nella sua tesi
L’automatisme psychologique.
Nel libro venivano approfonditi i fenomeni psicologici definiti di automatismo totale, come ad esempio il sonnambulismo e la catalessia, ma anche quelli di automatismo parziale che occupano soltanto una parte della mente, come le distrazioni o la presenza di stati psicologici simultanei caratterizzati da immagini improvvise, che irrompono nella mente mentre il pensiero è rivolto altrove. Janet collegò questi fenomeni psicologici alla rottura di due attività fondamentali della mente, quella creatrice che opera realizzando nuove sintesi, dando vita alla coscienza personale e quella riproduttrice che riattiva «sintesi antiche che in passato avevano la loro ragion d’essere». In altri termini questi fenomeni
automatici e non controllabili sono legati alla riattivazione inconsapevole di precedenti esperienze archiviate nella memoria ed associate ad un restringimento della coscienza.
Ben presto queste scoperte sullo psichismo subconscio sarebbero entrate in rotta di collisione con la psicoanalisi come avvenne nel 1913 in un Congresso
internazionale. Nella sessione dedicata alla psichiatria Janet lesse un saggio critico sulla psicoanalisi che Jung avrebbe dovuto difendere. Nel suo intervento Janet si assunse il merito di aver introdotto il metodo catartico nella cura delle nevrosi, basato sul chiarimento delle esperienze traumatiche che le avevano provocate,
mentre la psicoanalisi lo aveva solo ulteriormente sviluppato. Anche il metodo freudiano dell’interpretazione dei sogni e la teoria dell’origine sessuale delle nevrosi venivano frontalmente attaccate da Janet, si trattava di un «sistema metafisico» che non aveva ancora raggiunto lo stadio della scientificità.
Le reazioni degli psicoanalisti non tardarono: Freud, pur avendo citato alcune ricerche di Janet, criticò il suo lavoro e addirittura Ernest Jones lo accusò pubblicamente di disonestà, affermando che le scoperte di Freud erano assolutamente indipendenti. Va anche ricordato che Janet dovette affrontare anche altre polemiche dopo la morte di Charcot: il clima in Francia era cambiato e si guardava con sempre maggiore sospetto l’ipnosi e le osservazioni nel campo dell’isteria, ritenute speculazioni inconsistenti, come ad esempio la discussa metalloterapia di Charcot.
Fino alla recente rivalutazione della sua opera Janet era sconosciuto al grande pubblico, a differenza di Freud ma anche di Charcot. Probabilmente la sua ridotta notorietà è legata al suo carattere, era una persona piuttosto schiva e indipendente che non ebbe alcun maestro,
ad esempio Charcot o Ribot, e non creò una propria scuola. Quando morì nel 1947 la sua morte passò quasi inosservata, anche a causa di uno sciopero dei tipografi in quei giorni.
Ma perché l’opera di Janet è tornata alla ribalta, studiata e
citata da psicologi e psichiatri? Negli ultimi anni la clinica e la ricerca hanno messo in luce l’importanza della dissociazione, definita da Janet automatismo, soprattutto nella patologia psichica legata ai traumi. Si tratta di una difesa psichica che viene messa in atto quando la mente è sopraffatta da un evento traumatico e serve ad allontanare automaticamente dalla coscienza gli affetti e i ricordi legati al trauma. Quantunque eliminate dalla coscienza queste immagini mentali traumatiche tendono tuttavia a ricomparire sotto forma di flashback, oppure di incubi o sogni.
Ma la dissociazione non riguarda solo le patologie posttraumatiche, interessa anche il grande settore dei disturbi di personalità in cui possono comparire stati dissociativi, ad esempio il distacco da sé stessi o da quello che si sta vivendo o anche il ritiro in rifugi mentali lontani dalla realtà. E più di cento anni fa Janet aveva anticipato osservazioni che la ricerca clinica ha messo in luce negli ultimi anni: al disotto del funzionamento psichico cosciente vi è un mondo subconscio caratterizzato da istinti ed emozioni più elementari che creano un’alternanza di stati di coscienza diversi che comportano fenomeni di automatismo psicologico non collegati alla personalità. E per usare le parole di Janet deriverebbero da uno stato di «miseria psicologica », legata ad un’impotenza ad assimilare e condensare stati psicologici, a volte in modo stabile, altre volte in modo transitorio. Ma forse questa miseria psicologica è sperimentata da ognuno di noi, infatti fin dalla nascita ricorriamo ad automatismi psicologici quando ci troviamo ad affrontare situazioni difficili che non sappiamo risolvere in altro modo.