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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

MISTERI, STILE E SCOPERTE SUL PALAZZO DEL TRITONE

Camminando per via del Tritone, forse capita raramente di alzare gli occhi verso le facciate dei palazzi soprastanti. Eppure, se per una volta si ignorano le vetrine dei negozi e si punta l’attenzione verso i particolari di queste facciate, si scopre quella che lo studioso Francesco Leone chiama «uno straordinario palinsesto delle trasformazioni architettoniche e urbanistiche di Roma capitale e un esempio ben documentato, articolato e compiuto del passaggio a Roma dagli stilemi eclettici di fine Ottocento al Liberty maturo del 1910». Leone racconta questo passaggio in un lavoro pubblicato (insieme ad altri interventi, tra cui quelli di Claudio Strinati, Fabio Benzi, Anna Mattei) nel volume «Il Palazzo del Tritone a Roma» (De Luca editori d’arte) e commissionato da Sorgente Group, l’azienda che recentemente ha acquistato e restaurato l’edificio in questione. Volume che potrebbe servire come guida per una passeggiata nella celebre strada, al centro della zona in cui, in quegli stessi anni, Gabriele D’Annunzio ambientò i percorsi amorosi di Andrea Sperelli, protagonista de «Il piacere». L’itinerario potrebbe partire proprio dal palazzo al civico 132, ribattezzato Palazzo Tritone, dove ai lati dell’ingresso principale campeggiano due fregi con una sigla poco chiara: SIFI o SIF. È certa invece la società alla quale la sigla fa riferimento, la società italiana per imprese fondiarie, uno di quei gruppi finanziari formatisi al nord e calati sulla capitale del regno con grosse somme da investire nella speculazione edilizia. I lavori per l’ampliamento di via del Tritone e la costruzione degli edifici che la fiancheggiano furono dati in appalto, nel 1905, a questa società. Lavori che durarono per circa un decennio e importarono a Roma i modelli internazionali del Liberty maturo e alcune peculiarità del modernismo milanese. Nei palazzi di via del Tritone si ritrovano infatti i residui del florealismo fantasioso e svolazzante di origine francese e gli elementi architettonici lineari dello Jugenstil, di marca tedesca, che avevano entrambi caratterizzato gli edifici di fine Ottocento situati tra via del Corso e piazza Barberini. Ma vi si percepiscono anche le nuove istanze verso uno stile geometrico e sobrio, propugnate nel 1908 da Marcello Piacentini sulla rivista «La Casa» e da lui messe in pratica nel progetto del Teatro Corso di piazza San Lorenzo in Lucina. Leone, frugando tra le carte conservate presso l’Archivio Capitolino, ha potuto correggere anche la paternità del progetto di Palazzo Tritone, fino ad oggi attribuita a Pietro Satti, ingegnere navale genovese e autore, tra l’altro, del Pastificio Cerere a San Lorenzo. L’edificio di via del Tritone sarebbe invece opera dell’architetto G. P. Boni e dell’ingegner Menegazzo «dei quali non sono purtroppo sciolti i nomi di battesimo». Satti si sarebbe occupato soltanto della sistemazione statica del palazzo, la cui ideazione rimanda alle tecniche costruttive in uso nei cantieri navali di Genova.
Lauretta Colonnelli