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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

“PULITO” E IMPOSSIBILE


C’ era una volta nei giornali una rubrica: «L’intervista impossibile».

Si immaginava di conversare con illustri personaggi da tempo trapassati e si mettevano a segno scoop memorabili: l’ultima notte di Marilyn Monroe e per chi voterebbe Mussolini. Oggi per fare un’intervista impossibile non c’è bisogno di scomodare i morti: basta cercare un consigliere regionale della Lombardia non inquisito.

Una semplice ricerca d’archivio mostra come la caccia a un nome sicuramente «pulito» non appartenga alla categoria del giornalismo ma a quella del circo: sempre più difficile. Nella scorsa primavera i quotidiani titolavano: «Degli 80 consiglieri, 14 sono sotto inchiesta». C’erano, per il cronista, sessantasei possibilità, praticamente l’imbarazzo della scelta. Ma poche settimane dopo, un altro titolo informava che «Sono 17 (su 80) i consiglieri lombardi coinvolti dalle inchieste». In fondo erano però percentuali fisiologiche: reati di corruzione, tangenti, voti comperati dalla ’ndrangheta, insomma routine.

La ricerca del consigliere integerrimo s’è complicata quando i magistrati si sono messi a ficcare il naso nelle note spese. «Altri 37 consiglieri regionali lombardi - scrive in dicembre un grande quotidiano milanese - indagati per peculato nell’inchiesta sui rimborsi spese facili: ora sotto indagine sono in 62, 35 dei quali appartengono al Pdl e 27 alla Lega». L’altro ieri la stessa inchiesta va a fare le pulci anche all’opposizione: 29 nuovi indagati fra Pd, Idv, Sel e Udc. «In totale», spiega un collega della cronaca giudiziaria, «gli indagati per il solo filone dei rimborsi spese sono ottanta fra maggioranza e opposizione, più tredici per le vecchie inchieste». Il tutto abbraccia però il periodo 2008-2012, quindi due legislature: alcuni di coloro finiti sotto inchiesta non sono più in Regione. «Potrebbero tuttavia esserci altri consiglieri», spiega ancora il collega, «che sono stati iscritti nel registro degli indagati senza aver ricevuto un invito a comparire: in quel caso, i loro nomi sarebbero ancora coperti».

Intervistare un consigliere che faccia la predica è dunque rischioso: chi è pulito oggi, potrebbe non esserlo domani. Fino a qualche settimana fa sui giornali pubblicavamo una specie di foto-simbolo dell’ufficio di presidenza della Regione Lombardia sottolineando che dei cinque immortalati solo uno era illibato. Ieri abbiamo appreso che quell’unica pecora bianca, il consigliere del Pd Carlo Spreafico, deve spiegare al magistrato perché ha messo in nota spese 8 euro di fototessere, 3,70 per un biscotto a cinque stelle e acqua frizzante, 8,10 per due coni piccoli e uno medio, 2,70 per la Nutella, 9,4 per un ombrello automatico. Forse - visto che pare abbia messo in nota spese anche la quota associativa all’Ordine dei giornalisti, un centinaio di euro - è stato contagiato dalla nostra categoria, specialista della pratica: ogni redazione ha una vasta aneddotica in materia.

Auguriamo a Spreafico di chiarire tutto. Si tratta comunque di quisquilie, di fronte alle vere grandi ruberie di molti politici. E poi dev’essere un vizio nazionale. Una dozzina di anni fa un brigatista rosso, reduce da uno scontro a fuoco su un treno, venne arrestato perché beccato in possesso, giorni dopo, del biglietto ferroviario che aveva conservato per farselo rimborsare dai compagni: apprendemmo così che in Italia c’è anche una nota spese della rivoluzione.

Ma a questo Paese che digerisce tutto, anche la crisi, forse riesce più difficile accettare proprio certe miserie. Se a chiedere il rimborso di un biglietto del tram (è successo) è un consigliere regionale che guadagna novemila euro netti al mese - più indennità di 1.500 euro per il portaborse e altri benefit - vien da chiedersi chi siano, in realtà, i bisognosi d’aiuto.