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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

GLI AUTENTICI CAPOLAVORI, QUELLI FITTIZI E IL BON TON


Biblioteca discoteca

A novembre la Biblioteca Nazionale di Firenze è stata affittata per una festa notturna. La cosa era passata abbastanza inosservata, salvo una denuncia dell’italianista Claudio Giunta, che ha ricordato sul sito come «centinaia di persone (paganti)» abbiano «ballato, bevuto e messo a rischio i mobili e le suppellettili». Pare brutto. Ma sulla rivista on line Insulaeuropea.eu risponde Antonetta Agnoli, bibliotecaria di lungo corso, autrice di un libro, Caro sindaco, parliamo di biblioteche , dove insiste sulla necessità di «aprire» le biblioteche alla vita circostante. A proposito di Firenze, attacca: «Non credo che l’abbigliamento da discoteca possa dare discredito o scandalizzare, rispetto a un buffet con posate d’argento». Bon ton a parte, era una festa pubblica: non furtiva, come quella ai Girolamini di Napoli.

Coi tempi che corrono
In Inghilterra intellettuali e scrittori si sono battuti per tutto il 2012 contro il ridimensionamento o la chiusura di molte «public libraries». Qui da noi le biblioteche pubbliche (di conservazione o di lettura, spina dorsale di un Paese) bene non stanno, ma tutto tace. Sarebbe troppo chiedere a qualche candidato di pronunciarsi al proposito? Intanto Nichi Vendola si associa all’idea di costituire un nuovo ministero, «della cultura e della creatività». Va da sé che la creatività è una gran bella cosa. Fra l’altro, qualcuno sa che cosa significhi, in concreto?

Si fabbricano celebrità
Dev’essere un destino di certe parole esposte al marketing. Come «capolavoro». Sulla Lettura del Corriere , Stefano Montefiori dà conto di un saggio, A propos des chefs-d’oeuvre , dove l’autore, Charles Dantzig, cerca di definire i veri capolavori, per reagire a una certa faciloneria contemporanea. Gioverebbe rileggersi dal pamphlet di Raymond Boudon ( Perché gli intellettuali non amano il liberalismo , il Mulino) le pagine dedicate invece ai «capolavori fittizi»: soprattutto nel mondo dell’arte, dove con procedimento televisivo si «fabbricano celebrità». Così, per effetto delle politiche di sostegno alla cultura, c’è sempre più offerta che domanda. Soluzione? Basta ridurle o annullarle, queste politiche, ristabilendo una vera concorrenza. Ricetta estrema. Interessante. Va da sé, non per le biblioteche.