Fausto Biloslavo, il Giornale 1/2/2013, 1 febbraio 2013
MILIONI DI EURO PER NASSIRYA «MA C’È CHI SE NE APPROFITTA»
La strage di Nassirya è una cicatrice indelebile. La vita di ciascuno dei 19 caduti nell’attacco suicida in Irak non ha prezzo. E le ferite che accompagnano i sopravissuti sono una condanna per sempre. Però la sentenza della Cassazione di mercoledì, che ha aperto le porte a possibili risarcimenti milionari ai familiari delle vittime e ai feriti impone di alzare il velo sull’aspetto economico della triste vicenda.
Non solo: fra gli stessi feriti più gravi e alcuni familiari dei caduti c’è chi si rammarica che per molti «oramai è solo una questione di soldi».
I familiari dei 19 caduti hanno già beneficiato, una tantum, di oltre 14 milioni di euro secondo una tabella del ministero della Difesa. La cifra deriva dalla legge, dall’assicurazione militare e da elargizioni private. Si va da un massimo di oltre 1 milione di euro a un minimo di circa 350mila euro per chi è morto a Nassirya. Ai familiari delle vittime è stato riconosciuto un vitalizio mensile, in parte esentasse, da un minimo di 1700 euro a oltre 4500.
Nel 2010 i familiari di 10 caduti si erano costituiti parte civile nei processi per Nassirya. Le richieste di ulteriori indennizzi variano da 1 milione a 3,5 milioni di euro a famiglia. Fra i 9 familiari dei caduti che non si sono costituiti parte civile c’è il generale della riserva Alberto Ficuciello, padre di Massimo, ucciso nell’esplosione. Nel 2010 rispondendo all’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, che puntava a «esaurire le questioni materiali e risarcitorie» di Nassirya ha scritto: «Siamo molto sereni nell’affermare che non intendiamo chiedere alcun risarcimento pecuniario (...) A titolo personale mi piacerebbe che il vitalizio attribuitomi per legge venisse trasferito a mio figlio Corrado. (....) In tema di risarcimento una rigorosa ricostruzione del fatto ci parrebbe una sobria, legittima aspettativa ». Alessandra Merlino è la vedova di Filippo, sottotenente dei carabinieri caduto a Nassirya. Si è costituita parte civile. «Non si sputa addosso al denaro soprattutto se hai un figlio disabile, ma io volevo la verità. I soldi sono una conseguenza. - spiega al Giornale- Forse per altre famiglie non è stato così».
A cominciare dai feriti. La signora Merlino ha strabuzzato gli occhi «davanti a chi è ancora in questo mondo, a differenza di mio marito, e ha fatto richieste di risarcimento incredibili, tre volte le nostre».
Per i 29 feriti «ufficiali», compresi i 10 più lievi o con disturbi da stress post traumatico, sono già arrivati in totale circa 4 milioni di euro. Diciannove godono di una pensione sui 1700 euro. Le ulteriori richieste risarcitorie arrivano a picchi di 2milioni di euro. In 7 chiedono circa mezzo milione a testa per lo stress post traumatico.
Il luogotenente in congedo Vittorio De Rasis, portato via sanguinante e con mezzo naso staccato, non ha peli sulla lingua: «Ho ricevuto una somma una tantum di 85.960 euro e il vitalizio. Altri, senza un graffio, hanno ottenuto il triplo con lo stress post traumatico e chiedono ancora soldi. Qualcuno ci marcia». Tredici feriti si erano costituiti parte civile.
«Sono uno dei 19 ospedalizzati, invalido al 100%. Mi hanno dato 210.690 euro. Posso capire che oltre a noi chi ci ha raccolto sotto le macerie sia rimasto traumatizzato, ma poi se ne sono accodati altri » racconta Cosimo Visconti, brigadiere in congedo.
Un altro ferito non lieve parla chiaro: «A me l’amministrazione ha già dato tutto. Per legge oltre a 200mila euro di risarcimento per morte o invalidità è previsto l’impiego obbligatorio del coniuge, i figli e varie esenzioni come quella del ticket. Diciamo la verità: dopo la sentenza della Cassazione, che apre la strada a ulteriori risarcimenti, è solo una questione di soldi».
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