Giovanni Sabato, l’Espresso 1/2/2013, 1 febbraio 2013
La scimmia dal volto umano. Una nuova specie. Che ci assomiglia più di ogni altra. L’ha scoperta una scienziata Usa nel cuore del Congo
La scimmia dal volto umano. Una nuova specie. Che ci assomiglia più di ogni altra. L’ha scoperta una scienziata Usa nel cuore del Congo. Ecco il suo racconto– Quando si dice una bella scoperta, da tutti i punti di vista. È bella Lesula, la nuova scimmia scoperta nel cuore geografico della Repubblica Democratica del Congo, in una delle ultime aree del pianeta che ancora oggi possono davvero dirsi inesplorate. La vedete qui a fianco: grandi occhi nocciola, nasino caucasico. A dimostrare esteticamente come tutti i primati siano la declinazione, con poche diferenze, dello stesso genoma. Non solo: un nuovo primate è una faccenda eccezionale. Solo in un’area così remota, in un fazzoletto grande come il Lazio (17 mila chilometri quadrati) perso tra le sterminate foreste senza strade tra i fiumi Lomami e Tshuapa, poteva nascondersi sconosciuto un cugino così vistoso, che con il suo sguardo e i suoi colori ha conquistato le cover scientifiche di tutto il mondo. Ma questa è una bella scoperta anche per il modo in cui è stata fatta. I primatologi statunitensi Terese e John Hart, che da decenni battono il Congo per esplorare fauna e flora, non l’hanno trovata nel corso di un’avventurosa spedizione nel folto della foresta, ma a casa del direttore di una scuola nella cittadina di Opala, che con 15 mila abitanti è l’affollato capoluogo della regione. Era proprio in giardino, a fare da animale da compagnia alla figlia del preside: l’aveva ricevuta in dono, ancora cucciola, da un familiare che aveva ucciso la madre per venderla come carne alimentare. «Si era affezionata alla bimba e giocava con i cani e le capre», racconta Terese Hart. La nuova specie, insomma, è stata una scoperta per il resto del mondo - e per gli scienziati della Lukuru Wildlife Research Foundation, un ente di ricerca naturalistica congolese che ha collaborato con i primatologi americani - ma era ben nota agli abitanti della zona. «Parlando con i cacciatori, ci siamo resi conto che la conoscevano benissimo», ci racconta Hart. Col senno di poi sembra difficile capire come un animale così vistoso possa finora essere sfuggito. «Gli abitanti sono pochi e viaggiano di rado», spiega ancora la scienziata: «Le scimmie che escono da quest’area sono quelle vendute dai cacciatori ai due grandi mercati di carne della regione, Kisangani and Kindu. Ma sono lontani, perciò le carcasse vengono affumicate e non sono facili da distinguere dagli altri cercopitechi». Lesula è infatti un cercopiteco, molto simile a un altro che vive nella regione, in un’area separata però da due grandi fiumi: Cercopithecus hamlyni. L’incontro casuale con la scimmia dal volto umano i coniugi Hart lo hanno avuto nel 2007, ma solo oggi annunciano la scoperta. Perché quella che giocava nel giardino del preside era una giovane femmina. «I giovani ingannano, possono avere un aspetto diverso dagli adulti», spiega Hart: «E una nuova scimmia non è cosa di tutti i giorni». Solo un’altra è stata scoperta in Africa negli ultimi 28 anni, la Kipunji della Tanzania. E un’altra ancora è stata trovata a Myanmar nel 2010, Rhinopithecus strykeri, anch’essa ben nota agli autoctoni perché è facilissimo vederla quando piove: ha le narici all’insù, e deve trascorrere le giornate piovose rannicchiata sotto qualche pianta con la testa fra le gambe, per evitare che l’acqua entri nel naso e la faccia starnutire. «Per questo prima di dare la notizia abbiamo aspettato di vederla crescere. E abbiamo battuto la foresta per cercarne altre e per capire diffusione e abitudini. Abbiamo raccolto le carcasse uccise da leopardi e aquile. Ne abbiamo acquistate nei villaggi, stando bene attenti a non mostrarci troppo interessati e non comprarle mai tutte per non incentivare la caccia. E infine abbiamo iniziato a osservarle dal vivo in natura, mentre ci sfrecciavano fugaci davanti ogni volta che cercavamo di avvicinarci. Sono molto timide e, cosa insolita, si muovono per lo più a terra», racconta Hart. Per le analisi il team ha chiamato a raccolta esperti di ogni genere: primatologi e genetisti della New York University, antropologi dalla Florida, morfologi da Yale, e un audiologo per confrontare le esplosioni di grida che i cercopitechi emettono in coro al sorgere del sole. La conclusione, presentata infine su "Plos One", non lascia dubbi: è una specie a sé stante, che dal fiume Lomami ha preso il nome Cercopithecus lomamiensis. Lo dice il Dna. Lo dicono i profili acustici delle grida, i dettagli del cranio come le orbite degli occhi e alcuni denti. E, a noi profani lo dice soprattutto l’aspetto. Non è un caso che, mentre in Lesula ci piace vedere fattezze umane, la sua simile hamlyni, di uno spento grigio-nero, sia nota come "scimmia dalla faccia di gufo". Decisamente più vivace, Lesula ha un mantello screziato biondo e bruno, con chiazze e righe che vanno dal rossastro al camoscio, dal crema al nero. I maschi di entrambe le specie hanno genitali e natiche di un brillante azzurro. Tutto ciò negli adulti, mentre i giovani sono molto meno vistosi, più chiari e uniformi. Curiosità a parte, il ritrovamento è importante su vari fronti. «La scoperta di un nuovo primate è rara e aiuta a capire le relazioni tra le specie e l’evoluzione di caratteri e comportamenti cruciali. Nel nostro caso, nessuno si aspettava di trovare una specie sorella di Hamlyni. E il fatto che sia terrestre farà quasi certamente riconsiderare l’origine dell’andatura a terra in queste scimmie», spiega Hart. Ma soprattutto Lesula è un ulteriore testimone, e un eccellente testimonial, della necessità di salvaguardare quest’area unica che sono le foreste equatoriali africane. Da anni si attende l’istituzione di un parco protetto (vedi box). Qui le scimmie le mangiano e la loro carne costa meno di quella bovina, soprattutto per questo sono a rischio. Lesula è già stata classificata nella Lista rossa delle specie minacciate, stilata dall’Unione mondiale per la conservazione della natura: è "vulnerabile" al terzo dei sette gradini che vanno da "non minacciato" a "estinto". «Possiamo immaginare 10-11 mila esemplari di questa scimmia», spiega Hart: «La regione è remota e disabitata e per ora non è minacciata da miniere o disboscamento. Il pericolo sono i cacciatori: stringono Lesula in una morsa da nord, da sud, da est e da ovest, in un’area ristretta da barriere invalicabili, i due grandi fiumi e la savana». Le stesse barriere che probabilmente, isolandola, l’hanno fatta evolvere come specie a se stante, potrebbero ora decretarne la fine.