Maria Grazia Bruzzone, L’avventurosa storia del TG in Italia, dall’avvento della televisione a oggi, BUR, 2002, 1 febbraio 2013
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La storia del tg
Maria Grazia Bruzzone, L’avventurosa storia del TG in Italia, dall’avvento della televisione a oggi, BUR, 2002
• Inaugurazione. Il primo telegiornale ufficiale: alle 20,45 del 3 gennaio 1954, in onda da Milano (da cui è trasmesso l’85 per cento delle trasmissioni, contro il 10 per cento di Roma, il 5 per cento di Torino). Direttore, Vittorio Veltroni, padre di Walter, col grado di redattore-capo (il tg non è ancora una testata). Messaggio ai telespettatori del presidente Rai Cristiano Ridomi: “Noi pensiamo a un’Italia più prospera e più serena dove le città non addensino le abitazioni del centro ma le dilatino verso l’ariosa periferia che confina con la campagna, un’Italia dove tutti abbiano una casa in cui possano raccogliersi e dove la televisione sostituisca il focolare di un tempo”. All’inizio il telegiornale va in onda cinque giorni su sette.
• Abbonati. Costo di un televisore 17 pollici nel 1954: 160-240 mila lire; dell’abbonamento Rai: 18 mila lire (stipendio medio di un impiegato: 50 mila lire). Abbonati Rai all’inizio dell’anno: 24 mila; alla fine dell’anno: 88.118.
• Mike. Esordio di Mike Bongiorno in tv, grazie alla sua perfetta conoscenza dell’inglese, l’ingaggio come intervistatore nella rubrica pomeridiana Arrivi e partenze, ideata da Veltroni, dedicata agli ospiti illustri in arrivo e in partenza da Roma.
• Pwb. Usate per la propaganda antifascista, le emittenti dell’Eiar, occupate nel ’43 a Napoli, Bari, Palermo e Cagliari, erano controllate dallo Psychological Warfare Branch, il servizio americano per la guerra psicologica raccordato strettamente all’Intelligence Service britannico e all’Oss statunitense. Anche nel ’44, dopo la liberazione di Roma, quando un decreto cambiò il nome all’Eiar e la gestione della radio passò nelle mani di una commissione di cui faceva parte anche il Cln, sorveglianza e censura restarono al Pwb.
• Pubblicità. Tetto massimo della pubblicità televisiva fissato dalla Convenzione fra Rai e Stato nel ’52: 5 per cento (in Francia, Belgio, Gran Bretagna era stata esclusa perché incompatibile col canone).
• Visioni. Il Santo patrono della Rai fu scelto dal giornalista Ugo Gregoretti, su incarico di Salvino Sernesi, direttore generale dal ‘47: “Non so perché incaricò me. E io pensai a Santa Chiara, che ebbe delle visioni “in diretta” della sorte di san Francesco, e poteva adattarsi alla tv. Non era un’idea molto brillante, di visioni ne hanno quasi tutti i santi, ma passò”.
• Autodisciplina. Filiberto Guala, nominato amministratore delegato della Rai nel ‘54, emanò un codice di autodisciplina: “ opportuno che il delitto e il vizio non siano descritti in maniera seducente e attraente, e che i sentimenti dello spettatore, rifuggendo da essi, siano per contro attratti verso i principi dell’honeste vivere e del neminem laedere. (...) Il divorzio potrà essere rappresentato solo quando la trama lo rende irrinunciabile e l’azione si svolga in paesi dove sia ammesso dalle leggi (...) Deve essere posto in rilievo che le relazioni adulterine costituiscono grave colpa (...) Le scene erotiche sono proibite: i baci, gli abbracci, altre pose che abbiano comunque relazione con l’istinto sessuale, possono essere rappresentate con discrezione e senza indurre a morbose esaltazioni (...) Le vesti e gli indumenti non devono consentire nudità immodeste che offendano il pudore o che abbiano carattere lascivo”. Perfino il titolo del film L’amante del bandito, fu cambiato in La moglie del bandito, e la cantante Abbe Lane, che prima di essere espulsa cantava in tv col marito Xavier Cugat, era inquadrata solo in primissimo piano o in campi lunghi per nascondere le forme procaci.
• Linguaggio. Sotto Guala, espunti dal linguaggio termini ambigui anche solo per assonanza con parole impure. Esempi: “membro”, sostituito da “componente”, “cazzotto”, da “pugno o schiaffo”, “magnifica” non si dice a causa della desinenza (come “immaginifico”, “benefico”, “malefico”).
• Ritrovi. Alla fine del ‘55, 400 mila persone guardano la televisione a casa propria, 800 mila da parenti e amici, 3 milioni nei locali pubblici.
• Toni. Riccardo Paladini, secondo conduttore del tg, dopo Furio Caccia (ma allora si diceva “redattore-lettore”): “Era ancora in voga il modo di leggere aulico e stentoreo degli anni Trenta. Io ero più sobrio. Anche se, a differenza dei conduttori di oggi che leggono tutto in modo uniforme e quasi piatto, variavo tono e ritmo secondo le notizie: davanti a un fatto triste, abbassavo la voce di mezzo tono, arrivava una notizia leggera, di spettacolo e lo alzavo di un po’. Nelle “brevi” tendevo ad accelerare il ritmo come nelle cronache sportive”. Dal 1955 al 1959 Paladini andò in onda tutte le sere dell’anno, anzi, due volte a sera, senza soluzione di continuità, senza mai una pausa, una vacanza, un giorno di riposo (“neppure un cinema con mia moglie, per cinque anni”). La volta, in cui, con l’influenza addosso, si presentò con il pigiama sotto il vestito grigio, ma nessuno se ne accorse.
• Modelli. Il 26 luglio 1956 l’Andrea Doria è speronata dal rompighiaccio svedese Stokolm nella rada di New York, ma lo studio di Milano non dispone di immagini. Idea dei redattori: comprano il modellino della nave italiana in un negozio di giocattoli e un altro, anonimo, che finge di essere lo Stokolm, li mettono sul pavimento di linoleum della stanza, azzurro con venature chiare che paiono onde, e simulano una ripresa aerea: “Molti telespettatori, sicuramente un po’ ingenui allora, ci telefonarono per chiederci come avevamo fatto a procurarci subito le immagini del disastro” (il giornalista Bruno Ambrosi).
• Budapest. Il 4 novembre 1956 la notizia dell’insurrezione di Budapest e degli attacchi dell’esercito sovietico alla città. L’United Press ha spedito un servizio per le televisioni, ma mancano i filmati. Le pizze delle agenzie internazionali in genere arrivano dopo 5 o 6 giorni (in più, questa volta, l’Ungheria è isolata). Siccome in redazione sono giunte le bobine con la rivolta di qualche giorno prima e una sfilata di carri armati che abbandona la città, il caporedattore Franco Schepis ha un’idea: “Se proiettassimo il film a rovescio i carri sembreranno entrare invece che uscire dalla città”. Il servizio va in onda coi panzer che avanzano minacciosi: “Quella sera stessa mi telefonò perfino il sottosegretario alla presidenza per farmi i complimenti”.
• Saluti. L’abitudine del corrispondente da New York Ruggero Orlando, di salutare con il palmo aperto che rotea brevemente: “La spiegazione è banalissima. Siccome non sapevo esattamente quando il mio servizio sarebbe arrivato in Italia – allora i satelliti non c’erano o erano usati solo per le grandi occasioni – dovevo escogitare una maniera per salutare il pubblico, priva di buongiorno e buonasera”.
• Parlato. “La teoria di Orlando, che metteva puntualmente in pratica, era che bisognava arrivare in ritardo in ufficio e scrivere il testo all’ultimo momento, qualche volta senza avere neppure il tempo di completarlo, soprattutto, in modo da non riuscire a rileggerlo. Quel tanto di improprietà ed errori che si insinuano in un pezzo scritto alla garibaldina e non riletto sono infatti per l’ascoltatore la garanzia dell’autenticità, lo rendono credibile e comprensibile come non lo sarebbe un testo più limato e raffinato” (il giornalista Arrigo Levi).
• Soprannomi. “Noisette”, com’è soprannominato Fabrizio Del Noce dai colleghi.
• Sceneggiature. “Il problema nuovo sul quale riflettere è la commerciabilità delle notizie. Con l’Auditel siamo ormai in grado di verificare minuto per minuto l’interesse del pubblico per quello che sta andando in onda. Quindi anche durante il tg possiamo sapere esattamente quali notizie tengono il pubblico inchiodato e quali gli fanno cambiare canale; prenda il disinteresse per la politica dei politici, di cui si parla tanto. Bene, oggi possiamo quantificarlo (...) Infatti il nostro tg è perfettamente coerente con la logica della tv commerciale. Lavoriamo sulle notizie come sulla sceneggiatura di un film” (Giorgio Gori, in un’intervista su “Prima Comunicazione”, febbraio 1992).
• Stipendi. Stipendio di un consigliere Rai nel 1998: 7.182.000 lire nette al mese, del presidente: 20.350.000 lire, del direttore generale: 33-34 milioni.
• Inaugurazione. Il primo telegiornale ufficiale: alle 20,45 del 3 gennaio 1954, in onda da Milano (da cui è trasmesso l’85 per cento delle trasmissioni, contro il 10 per cento di Roma, il 5 per cento di Torino). Direttore, Vittorio Veltroni, padre di Walter, col grado di redattore-capo (il tg non è ancora una testata). Messaggio ai telespettatori del presidente Rai Cristiano Ridomi: “Noi pensiamo a un’Italia più prospera e più serena dove le città non addensino le abitazioni del centro ma le dilatino verso l’ariosa periferia che confina con la campagna, un’Italia dove tutti abbiano una casa in cui possano raccogliersi e dove la televisione sostituisca il focolare di un tempo”. All’inizio il telegiornale va in onda cinque giorni su sette.
• Abbonati. Costo di un televisore 17 pollici nel 1954: 160-240 mila lire; dell’abbonamento Rai: 18 mila lire (stipendio medio di un impiegato: 50 mila lire). Abbonati Rai all’inizio dell’anno: 24 mila; alla fine dell’anno: 88.118.
• Mike. Esordio di Mike Bongiorno in tv, grazie alla sua perfetta conoscenza dell’inglese, l’ingaggio come intervistatore nella rubrica pomeridiana Arrivi e partenze, ideata da Veltroni, dedicata agli ospiti illustri in arrivo e in partenza da Roma.
• Pwb. Usate per la propaganda antifascista, le emittenti dell’Eiar, occupate nel ’43 a Napoli, Bari, Palermo e Cagliari, erano controllate dallo Psychological Warfare Branch, il servizio americano per la guerra psicologica raccordato strettamente all’Intelligence Service britannico e all’Oss statunitense. Anche nel ’44, dopo la liberazione di Roma, quando un decreto cambiò il nome all’Eiar e la gestione della radio passò nelle mani di una commissione di cui faceva parte anche il Cln, sorveglianza e censura restarono al Pwb.
• Pubblicità. Tetto massimo della pubblicità televisiva fissato dalla Convenzione fra Rai e Stato nel ’52: 5 per cento (in Francia, Belgio, Gran Bretagna era stata esclusa perché incompatibile col canone).
• Visioni. Il Santo patrono della Rai fu scelto dal giornalista Ugo Gregoretti, su incarico di Salvino Sernesi, direttore generale dal ‘47: “Non so perché incaricò me. E io pensai a Santa Chiara, che ebbe delle visioni “in diretta” della sorte di san Francesco, e poteva adattarsi alla tv. Non era un’idea molto brillante, di visioni ne hanno quasi tutti i santi, ma passò”.
• Autodisciplina. Filiberto Guala, nominato amministratore delegato della Rai nel ‘54, emanò un codice di autodisciplina: “ opportuno che il delitto e il vizio non siano descritti in maniera seducente e attraente, e che i sentimenti dello spettatore, rifuggendo da essi, siano per contro attratti verso i principi dell’honeste vivere e del neminem laedere. (...) Il divorzio potrà essere rappresentato solo quando la trama lo rende irrinunciabile e l’azione si svolga in paesi dove sia ammesso dalle leggi (...) Deve essere posto in rilievo che le relazioni adulterine costituiscono grave colpa (...) Le scene erotiche sono proibite: i baci, gli abbracci, altre pose che abbiano comunque relazione con l’istinto sessuale, possono essere rappresentate con discrezione e senza indurre a morbose esaltazioni (...) Le vesti e gli indumenti non devono consentire nudità immodeste che offendano il pudore o che abbiano carattere lascivo”. Perfino il titolo del film L’amante del bandito, fu cambiato in La moglie del bandito, e la cantante Abbe Lane, che prima di essere espulsa cantava in tv col marito Xavier Cugat, era inquadrata solo in primissimo piano o in campi lunghi per nascondere le forme procaci.
• Linguaggio. Sotto Guala, espunti dal linguaggio termini ambigui anche solo per assonanza con parole impure. Esempi: “membro”, sostituito da “componente”, “cazzotto”, da “pugno o schiaffo”, “magnifica” non si dice a causa della desinenza (come “immaginifico”, “benefico”, “malefico”).
• Ritrovi. Alla fine del ‘55, 400 mila persone guardano la televisione a casa propria, 800 mila da parenti e amici, 3 milioni nei locali pubblici.
• Toni. Riccardo Paladini, secondo conduttore del tg, dopo Furio Caccia (ma allora si diceva “redattore-lettore”): “Era ancora in voga il modo di leggere aulico e stentoreo degli anni Trenta. Io ero più sobrio. Anche se, a differenza dei conduttori di oggi che leggono tutto in modo uniforme e quasi piatto, variavo tono e ritmo secondo le notizie: davanti a un fatto triste, abbassavo la voce di mezzo tono, arrivava una notizia leggera, di spettacolo e lo alzavo di un po’. Nelle “brevi” tendevo ad accelerare il ritmo come nelle cronache sportive”. Dal 1955 al 1959 Paladini andò in onda tutte le sere dell’anno, anzi, due volte a sera, senza soluzione di continuità, senza mai una pausa, una vacanza, un giorno di riposo (“neppure un cinema con mia moglie, per cinque anni”). La volta, in cui, con l’influenza addosso, si presentò con il pigiama sotto il vestito grigio, ma nessuno se ne accorse.
• Modelli. Il 26 luglio 1956 l’Andrea Doria è speronata dal rompighiaccio svedese Stokolm nella rada di New York, ma lo studio di Milano non dispone di immagini. Idea dei redattori: comprano il modellino della nave italiana in un negozio di giocattoli e un altro, anonimo, che finge di essere lo Stokolm, li mettono sul pavimento di linoleum della stanza, azzurro con venature chiare che paiono onde, e simulano una ripresa aerea: “Molti telespettatori, sicuramente un po’ ingenui allora, ci telefonarono per chiederci come avevamo fatto a procurarci subito le immagini del disastro” (il giornalista Bruno Ambrosi).
• Budapest. Il 4 novembre 1956 la notizia dell’insurrezione di Budapest e degli attacchi dell’esercito sovietico alla città. L’United Press ha spedito un servizio per le televisioni, ma mancano i filmati. Le pizze delle agenzie internazionali in genere arrivano dopo 5 o 6 giorni (in più, questa volta, l’Ungheria è isolata). Siccome in redazione sono giunte le bobine con la rivolta di qualche giorno prima e una sfilata di carri armati che abbandona la città, il caporedattore Franco Schepis ha un’idea: “Se proiettassimo il film a rovescio i carri sembreranno entrare invece che uscire dalla città”. Il servizio va in onda coi panzer che avanzano minacciosi: “Quella sera stessa mi telefonò perfino il sottosegretario alla presidenza per farmi i complimenti”.
• Saluti. L’abitudine del corrispondente da New York Ruggero Orlando, di salutare con il palmo aperto che rotea brevemente: “La spiegazione è banalissima. Siccome non sapevo esattamente quando il mio servizio sarebbe arrivato in Italia – allora i satelliti non c’erano o erano usati solo per le grandi occasioni – dovevo escogitare una maniera per salutare il pubblico, priva di buongiorno e buonasera”.
• Parlato. “La teoria di Orlando, che metteva puntualmente in pratica, era che bisognava arrivare in ritardo in ufficio e scrivere il testo all’ultimo momento, qualche volta senza avere neppure il tempo di completarlo, soprattutto, in modo da non riuscire a rileggerlo. Quel tanto di improprietà ed errori che si insinuano in un pezzo scritto alla garibaldina e non riletto sono infatti per l’ascoltatore la garanzia dell’autenticità, lo rendono credibile e comprensibile come non lo sarebbe un testo più limato e raffinato” (il giornalista Arrigo Levi).
• Soprannomi. “Noisette”, com’è soprannominato Fabrizio Del Noce dai colleghi.
• Sceneggiature. “Il problema nuovo sul quale riflettere è la commerciabilità delle notizie. Con l’Auditel siamo ormai in grado di verificare minuto per minuto l’interesse del pubblico per quello che sta andando in onda. Quindi anche durante il tg possiamo sapere esattamente quali notizie tengono il pubblico inchiodato e quali gli fanno cambiare canale; prenda il disinteresse per la politica dei politici, di cui si parla tanto. Bene, oggi possiamo quantificarlo (...) Infatti il nostro tg è perfettamente coerente con la logica della tv commerciale. Lavoriamo sulle notizie come sulla sceneggiatura di un film” (Giorgio Gori, in un’intervista su “Prima Comunicazione”, febbraio 1992).
• Stipendi. Stipendio di un consigliere Rai nel 1998: 7.182.000 lire nette al mese, del presidente: 20.350.000 lire, del direttore generale: 33-34 milioni.
Maria Grazia Bruzzone