Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

LA FALCE E MARTELLO SONO IO, GLI ALTRI HANNO TRADITO

[Marco Ferrando]

FERRANDO, lei è l’unico che ancora esibisce falce e martello nel simbolo...
«E ne vado fiero, specialmente a fronte dell’8 settembre della sinistra italiana... ».
Chi è il Badoglio?
«La classe dirigente della cosiddetta sinistra radicale: si sono tutti dileguati».
Vendola quanto l’ha delusa?
«Non mi ero mai illuso. Ora dovrà vincolarsi alle politiche di Monti».
Ferrero, Diliberto?
«Si sono imboscati tra l’arancione
dei magistrati, con quel Di Pietro che si oppose alla commissione d’inchiesta sul G8». Tutti insieme nel governo Prodi approvarono la riduzione del-l’Ires, la tassa dei profitti, dal 34 al 27 per cento, un regalone alle banche...».
Lei propone addirittura la nazionalizzazione delle banche.
«È di straordinaria attualità».
È in compagnia di Grillo.
«Ma la sua è finta».
In che senso?
«Noi siamo per l’esproprio dei grandi azionisti e la concentrazione in un’unica banca pubblica che possa liberare milioni di persone dal cappio dei mutui usurari e dia crediti agli artigiani, ai commercianti, ai lavoratori oggi esclusi».
Pure la Fiat va espropriata e data ai lavoratori?
«Proprio così. Solo la rivoluzione cambia le cose».
Non è una visione, come dire, scolastica della storia?
«Dopo vent’anni dal crollo del Muro possiamo dirlo: il capitalismo ha fallito totalmente ».
E quindi bisogna tornare al
socialismo?
«Esattamente. Ma non allo stalinismo».
Meno male!
«Noi rivendichiamo una prospettiva di governo dei lavoratori ».
E quanti voti pensa di prendere con un simile programma?
«Il dato numerico non è così importante. Nel 2008 prendemmo 210 mila voti. Non è poco per un piccolo partito come il nostro. Siamo l’unica alternativa alla catastrofe capitalistica...».
Ma per fare cosa?
«Ogni voto che prenderemo sarà investito nella costruzione di un Partito rivoluzionario della classe lavoratrice... ».
Gli operai non sanno come arrivare alla fine del mese e lei parla come un dirigente della Terza Internazionale.
«Sappiamo bene che la coscienza della classe lavoratrice non è anticapitalistica, ma il nostro lavoro consiste proprio nello sviluppare questa coscienza ».
Nel 2006 lei fu escluso da Rifondazione per un pensiero terribile: “Sparare ai nostri soldati è un diritto degli iracheni...”
«Non fu quella la frase, ma rivendico al 110 per cento il diritto di ogni Paese oppresso di difendersi
».
Bertinotti non ebbe dubbi e la cacciò.
«Veramente mi escluse dalle liste perché dissi che se fossi stato eletto non avrei votato la fiducia al governo, questo su pressione di Prodi e D’Alema».
Non pensa di essere un po’ fuori dal tempo?
«Non mi sono mai venduto l’anima per un ministero, rimanendo fedele ai principi e agli ideali della mia gioventù».