Marco Accossato; Roselina Salemi, La Stampa 1/2/2013, 1 febbraio 2013
STUDIAVANO UN GENE E HANNO SCOPERTO L’ELISIR DI GIOVINEZZA
[due pezzi]
Addio creme anti-età: l’elisir della giovinezza è nascosto dentro di noi. Ricercatori del Centro di Biotecnologie molecolari dell’Università di Torino hanno scoperto un nuovo enzima in grado di far produrre al nostro organismo la vitamina antiossidante (Q10) presente nei prodotti di bellezza contro l’invecchiamento. Lo studio - finanziato anche con i fondi Telethon - è pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista internazionale «Cell»: apre da subito nuove prospettive per un trattamento naturale dei danni cellulari creati dal cosiddetto stress ossidativo, e dà il via alla ricerca di farmaci in grado di proteggere le cellule dall’effetto dei radicali liberi che con i prodotti di scarto dell’ossigeno inducono l’invecchiamento cellulare attraverso il danneggiamento del Dna. Farmaci dal potere anche preventivo.
L’enzima è stato battezzato «Ubiad1» dai ricercatori: la sua forza da sfruttare è quella di stimolare la crescita dell’unica vitamina (Q10) prodotta naturalmente dall’organismo umano, nota da tempo agli scienziati proprio perché utilizzata come integratore nella cosmetica e nelle creme per il viso.
Come spesso accade nel campo della ricerca scientifica, lo studio condotto dal professor Massimo Santoro in collaborazione con la dottoressa Vera Mugoni - era partito nei laboratori universitari torinesi di Biologia cardiovascolare con un altro obiettivo: indagare nell’origine delle malformazioni cardiovascolari. Per fare ciò, i ricercatori hanno utilizzato, al posto dei topi, un piccolo pesce tropicale, lo zebrafish, recentemente adottato da tutta la comunità scientifica come nuovo modello animale destinato alla sperimentazione, viste le sue similarità con i vertebrati superiori e con l’uomo. «Ora - spiega il professor Santoro - il compito della ricerca sarà trovare una sostanza in grado di attivare l’enzima “Ubiad1” che favorisce la produzione della vitamina anti-età». Vitamina che oggi può essere presa come un normale integratore, in pastiglie, ma che - se prodotta artificialmente l’organismo umano riesce a inglobare soltanto per il 3 per cento del suo potere anti-invecchiamento.
Il laboratorio ha confermato che non ci sono rischi né effetti negativi nel potenziare l’attivazione della vitamina Q10, quindi neppure nello stimolare l’enzima che innesca questa attivazione. Al contrario: poiché gli studi compiuti a Torino hanno verificato che «Ubiad1» ha un effetto cardio-protettivo, già si pensa all’utilizzo di questa molecola anche per il trattamento di alcune patologie cardiovascolari. Non solo: poiché le mutazioni del gene umano che produce l’enzima «Ubiad1» sono responsabili di una patologia rara dell’occhio chiamata Distrofia del Cristallino di Schnyder, i ricercatori sono convinti che dallo studio anti-età potrebbe derivare inaspettata una speranza anche per chi è affetto da questa malattia che porta gradualmente alla perdita della vista.
Marco Accossato
LA PELLE DI PORCELLANA SACRO GRAAL DEI NOSTRI GIORNI–
Le star esibiscono quasi sempre una pelle porcellanata, senza un’imperfezione, che invidia. Anche se spesso c’è tanto lavoro di trucco, di chirurgia estetica, e ancor più di photoshop. Julia Roberts è congelata nei trent’anni e Tom Cruise che si ostina a non dimostrare i cinquanta già compiuti.
La pelle è il biglietto da visita. Mantenerla giovane è il Sacro Graal dei nostri giorni, è il desiderio che regge un’industria da capogiro. Nel 2011 (dati Unipro) su un totale di 9 miliardi spesi in profumi e balocchi abbiamo concentrato 1260 milioni di euro, (+1,7%) in detergenti, struccanti, salviettine, maschere, creme idratanti per il viso. Il segmento antietà e antirughe (+3%) da solo vale 545 milioni. E mentre il 4% degli uomini ha rinunciato alle creme-trattamento (hanno più autostima? Si sentono affascinanti anche con le occhiaie?), le donne non ci pensano neanche. Potrebbero dire: «Toglietemi tutto, ma non il mio siero, il mio fluido, la mia coperta di Linus antietà». E sono consumatrici esigenti, alla ricerca della perfezione. Per confortarle e coccolarle, la tecnologia è entrata nel barattolo. Dai primi acidi della frutta (Anni 80) siamo passati a mix sofisticati, a promesse di quasi-lifting senza bisturi. «Ci sono prodotti polifunzionali, con trenta componenti», spiega Leonardo Celleno, presidente di Aideco (Associazione italiana di dermatologia e cosmetologia) «creme con mix innovativi, dagli antiossidanti, molecole che impediscono l’azione dei radicali liberi, ai derivati delle cellule staminali vegetali, fitoestrogeni, ceramidi, acidi grassi, liposomi, nanosomi, veleni – per ottenere un effetto simile a quello della tossina botulinica – microsfere che rifrangono la luce e diminuiscono la percezione di profondità della ruga..». La pelle è il biglietto da visita, ma anche lo specchio dell’anima. Una dichiarazione di status.
Adesso vanno tutte pazze per le BB cream, cioè Blemish Balm (letteralmente «balsamo per le imperfezioni») o Beauty Balm, nate per proteggere la pelle dopo trattamenti al laser e adatte a coprire piccole cicatrici, acne e macchie. Insomma, un altro sacro Graal: un fondotinta, una crema idratante e protettiva, un antiage, anche schiarente, quando contiene arbutina. Altro mito è quello del risultato immediato, anche se temporaneo, perciò è possibile trovare liftanti che riportano indietro l’orologio del tempo per una serata ma poi l’incantesimo svanisce: la carrozza torna una zucca. Bisogna costruire un sistema di protezione e manutenzione costante (ma conta lo stile di vita, la dieta, l’uso corretto degli integratori) e capire che l’età anagrafica può anche non corrispondere a quella della pelle. Oggi è possibile misurare il «danno» dei raggi UVR, riconosciuti come grave fattore di invecchiamento, e l’efficacia della protezione: il metodo l’ha brevettato l’inglese Brian Diffey, esperto di fotobiologia. È una prova semplice, poco più di una foto, ma mette un po’ d’ansia.
Se dimostrare trentaquattro anni avendone quaranta è di sicuro gratificante, dev’essere terribile a trentacinque scoprire di averne sette di più. Di aver sbagliato comportamenti e trattamenti.
Proprio Cellaro ha seguito con «Astra Ricerche» l’indagine su un campione di 500 donne per Boots Laboratories (produttore di creme contro gli effetti dei raggi solari) che traccia i più frequenti profili femminili davanti allo specchio: equilibrate, vincenti, perdenti, ottimiste e no. Alcune donne si riconoscono più anni di quelli scritti sulla carta di identità, altre molti meno. I due terzi dichiarano di non aver mai fatto ricorso alla chirurgia estetica (bugiarde?) ma solo a cosmetici, e tante vorrebbero che dentro il flacone ci fosse l’elisir di giovinezza. È impossibile, ma sognare non costa niente.
Roselina Salemi