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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Unione europea ha per la prima volta autorizzato una coltivazione geneticamente modificata e questo ha scatenato una ridda di prese di posizione.
• “Geneticamente modificata” significa che stiamo parlando degli Ogm?
Sì, appunto, quegli esseri viventi – animali o piante – nel cui codice genetico si introduce una porzione di Dna prelevata da un altro essere vivente, in modo che certi presunti difetti dell’organismo-bersaglio vengano cancellati. Oppure in modo da dotare questo organismo-bersaglio di qualità che prima non aveva. In Italia gli Ogm sono avversati da tutte le forze politiche, praticamente senza eccezione. E trovano qualche appoggio solo nella comunità scientifica e in un certo numero di coltivatori. Dopo la delibera della Ue, si sono registrate le prese di posizione del ministro Zaia della Lega («Non consentiremo che un simile provvedimento comprometta la nostra agricoltura»), dei Verdi («Inaccettabile»), del Pd («Il governo dica no»), dell’Idv («Contrasteremo in tutti i modi»). No anche dalla Coldiretti, che difende la nostra specificità messa in pericolo, a parer suo, dall’ingegneria genetica, e no pure dalle associazioni dei consumatori, dai dottori agronomi e forestali riuniti nel Conaf (che ammettono tuttavia: «come in ogni cambiamento epocale è necessaria la massima prudenza, anche se bisogna prendere in considerazione che la scienza non può essere fermata») e, ovviamente, da quelli di Slow Food (Carlo Petrini). Andando in cerca di pareri favorevoli – perché siamo sempre ansiosi di sentire tutte le campane – non abbiamo trovato ieri che il sì entusiastico del dottor Roberto Da Fez, del Cnr, che ha rilasciato un’intervista audio al Corriere della Sera, mettendo in evidenza tra l’altro che «finalmente è finito il monopolio della Monsanto». Sappiamo già però che nel campo dei propugnatori degli Ogm c’è addirittura Umberto Veronesi, il quale ieri ha taciuto, ma altre volte ha con grande passione difeso i prodotti geneticamente modificati.
• Bisognerebbe intanto dire di che stiamo parlando.
Giusto. La Ue ha autorizzato la coltivazione di una patata transgenica brevettata dal gruppo tedesco Basf, detta Amflora e destinata alla produzione di colle. I favorevoli a questa innovazione spiegano che in questo modo – come sempre con gli Ogm – si eviteranno una serie di procedure chimiche assai dannose. I contrari ribattono che dalla patata Basf si ricaverà, come residuo della lavorazione della colla, un amido che sarà poi utilizzato come mangime per gli animali. falso quindi – dicono – che non entrerà alla fine nel nostro ciclo alimentare. E questo è grave perché la modificazione genetica apportata a questa patata la rende resistente ad alcuni antibiotici. Quindi, mangiandola attraverso la carne degli animali che se ne sono nutriti, non saremo più in grado di essere curati per certe malattie.
• Mi pare che abbiano ragione i contrari.
Il professor Da Fez del Cnr sostiene però che l’unico antibiotico a cui Amflora è resistente è la canamicina (o kanamicina), che ormai secondo lui non è presente in nessun farmaco. E poi i nostri batteri intestinali sarebbero, a suo dire, ormai resistenti per conto loro a questa kanamicina, come minimo una volta su due.
• E come dobbiamo fare? A chi si deve credere?
Su questo punto della kanamicina (e della neomicina) ha però precisato con una dichiarazione assai circostanziata il professor Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici. L’illustre clinico ha spiegato che l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha classificato neomicina e kanamicina tra gli antibiotici di scarsa o nulla importanza. Ma è un errore!, dice, e lo dimostra l’opinione diversa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Emea (Agenzia europea del farmaco). «L’autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora è un atto di vero e proprio fondamentalismo biotech».
• Quindi?
Quindi vuole che le sciolga il dilemma io? E come potrei? Posso solo dirle che noi abbiamo una legge, varata nel 2005, che regolerebbe la materia se la commissione di controllo prevista fosse stata nel frattempo insediata. Ma non è stata insediata (in cinque anni!) e a quanto pare Zaia non ha intenzione di insediarla. Sicché quattrocento agricoltori del Nordest capitanati dal contadino Silvano Dalla Libera hanno fatto causa allo Stato italiano perché intendono coltivare mais Ogm e con la normativa attuale, non possono, bewnché a rigore non sia vietato. Il nostro Consiglio di Stato gli ha dato ragione e Zaia dovrà provvedere entro il 19 aprile. Oltre tutto – dicono Dalla Libera e gli altri – importiamo ogni giorno da Argentina, Brasile e Stati Uniti tonnellate di mangime geneticamente modificato. Quindi, di che stiamo parlando? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/3/2010]
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