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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Al momento, Formigoni non è candidato alla presidenza della Regione Lombardia e poiché è obbligatorio, per ciascuna lista in gara, collegarsi a un presidente, non sono più in corsa in Lombardia né la Lega né il Popolo della Libertà. Nel Lazio, la Polverini è ancora in corsa, e sia pure con un grosso punto interrogativo, a cui sarà data risposta venerdì. escluso invece, al momento, il Popolo della Libertà, che nel Lazio ha presentato oltre i termini temporali stabiliti la documentazione necessaria.
• Adesso spieghi bene punto per punto.
Come abbiamo già detto l’altro ieri, bisogna partire dalla Legge elettorale regionale, detta anche Tatarellum, una legge che è stata varata addirittura pfrevia modifica della Costituzione, dato che si voleva, a livello regionale, far eleggere il governatore direttamente dal popolo. Il sistema è questo: l’80 per cento dei seggi è assegnato in ciascuna regione con il metodo proporzionale. Il 20 per cento è invece assegnato col metodo maggioritario. Questo metodo maggioritario riguarda sostanzialmente proprio l’elezione del presidente, elezione che è in qualche modo svincolata dal voto per il partito o lista. Si può infatti barrare il nome del presidente e poi votare la lista avversaria (voto disgiunto). Oppure ci si può non esprimere sul presidente e votare solo la lista, ma allora al presidente collegato a quella lista verrà automaticamente attribuito un voto. Quindi, non può esserci lista in gara che non abbia collegamento con un presidente. C’è poi un altro fatto: per assicurare al presidente eletto una maggioranza di almeno il 56 per cento dei voti assembleari, si collega al nome del presidente anche un “listino”, cioè un elenco di persone che diventeranno deputati regionali solo se il presidente a cui sono collegati verrà eletto. questo listino che la Corte d’Appello milanese ha bocciato due volte, respingendo ieri anche il ricorso presentato dallo staff di Formigoni. Ma senza listino, non c’è presidente. E senza presidente non ci sono neanche le liste che lo sostengono, perché il Tatarellum impone a ogni lista di connettersi a un presidente eleggibile. chiaro?
• Ma perché abbiamo leggi elettorali tanto complicate?
Il Tatarellum risale all’epoca in cui si scontravano tra i partiti l’ideologie maggioritaria e quella proporzionalista. Pinuccio Tatarella (un illustre rappresentante di An, oggi scomparso) escogitò questo sistema che, a dir la verità, ha dato finora buona prova. Il caso che i partiti si dimenticassero di mettere i bolli sulle firme non era evidentemente stato previsto dal legislatore.
• E a Roma?
Il Pdl è escluso per via del pasticcio Milioni. Cioè il ritardo nella presentazione dei documenti. l’unico caso pressoché impossibile da risolvere per via ordinaria. Il termine temporale di presentazione di liste, firme, timbri e documenti allegati è infatti “perentorio”. Anche qui c’è un ricorso, e si attende poi una sentenza della Corte d’Appello sul listino della Polverini. Arriverà venerdì e, se fosse infausto per la candidata del centro-destra, si riprodurrebbe la situazione di Milano: escluso il presidente, sarebbero escluse tutte le liste collegate. In pratica, il centro-destra verrebbe azzerato.
• Scusi, ma è giusto questo, alla fine?
Bonaiuti, il braccio destro di Berlusconi, ieri ha detto: «Come si può pensare di lasciare senza scelta nel momento più alto della democrazia, quello del voto, due regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana?». La Russa, coordinatore del Pdl e ministro della Difesa di questo governo, ha pronunciato parole ancora più forti: «Non vorrei fare la parte dell’eversivo ma lo dico chiaro e tondo: noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste, ma non accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di nostri elettori di votarci alle regionali. Se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto».
• Che significa?
Non può significare quello che significa, e infatti Bersani ha parlato di “vaneggiamenti”. Fermo restando che un partito incapace persino di presentare in tempo documenti regolari non ha troppe chance di essere creduto quando si propone come forza di governo, il problema esiste. Da certe dichiarazioni di ieri non sembrerebbe che l’opposizione voglia approfittarne. Di Pietro ha auspicato una soluzione politica («vogliamo vincere in campo e non al tavolino»). Bersani in modo più sfumato ha dato a intendere di esser d’accordo con Di Pietro. Credo che si stia pensando di concordare con l’opposdizione un decreto che riapra i termini e permetta a tutti di mettersi in regola. Tanto più che Formigoni ha annunciato ricorsi contro tutte le liste sue concorrenti e… se saltasse fuori qualche pasticcio pure dall’altra parte? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/3/2010]
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