Paolo Pontoniere, L’espresso 4/3/2010, 4 marzo 2010
SI SCRIVE GOOGLE, SI LEGGE SOCIAL
Non è una guerra dei mondi come quella che s’era immaginata lo scrittore H. G. Wells, ma la nuova battaglia tra i giganti del Web promette scintille e colpi di scena, i cui esiti si rifletteranno nella vita quotidiana di milioni di internauti.
A combatterla sono le aziende digitali più grandi del mondo: Facebook e Google, naturalmente, ma anche il social network Twitter (cha ha soli quattro anni di vita ma è già popolarissimo), la ’vecchia’ Yahoo! (esiste da quasi 16 anni, un’eternità in Rete), la News Corp. di Rupert Murdoch (proprietaria di MySpace), più altri attori noti a tutti (come Microsoft) o conosciuti solo dai fantatici internauti (come Ning, un servizio on line inventato cinque anni fa che permette a chiunque di creare facilmente un social network in proprio).
Per capire quello che sta per succedere bisogna inquadrare prima di tutto il successo di Facebook, il re dei social network: ormai ha circa 400 milioni di utenti in tutto il mondo, con un tasso di crescita che in alcune fasce d’età raggiunge il 254 per cento e che comunque vede oltre 700 mila nuovi utenti che ogni giorno si uniscono ai suoi ranghi. Nel 2009 ha iniziato anche a fare un po’ di soldi, incassando circa 600 milioni di dollari (dati ufficiosi, visto che il sito di Marc Zuckerberg non è quotato in Borsa e non è tenuto a pubblicare bilanci): comunque briciole rispetto alle previsioni di crescita. Il fenomeno è globale, ma in Italia ne siamo tra i più entusiasti clienti: basti pensare che a Facebook è iscritto il 44,2 per cento degli italiani dai 18 anni in su, secondo l’ultima rilevazione dell’Eurispes.
Dietro Facebook c’è il resto della galassia dei social network, a partire da Twitter: un sito sociale nato come piattaforma per il microblogging la cui crescita ultimamente è stata perfino più veloce rispetto a quella di Facebook (parliamo di un incremento di iscritti del 1.300 per cento su base annua). Segue MySpace, che fino al 2008 deteneva la leadership ma l’anno scorso ha registrato una contrazione del 4 per cento, producendo poco più della metà degli introiti di Facebook.
Finora Google è stata abbastanza assente in questo promettente mercato. Il suo social network, chiamato Orkut e lanciato nel 2004, non ha mai sfondato, con le eccezioni di alcuni paesi come India e Brasile. Sì, è vero che globalmente ha superato la quota dei 100 milioni di iscritti attivi, ma è sempre lontanissimo dai primi in classifica, visto che l’ultimo ranking lo piazza al sessantesimo posto tra i siti sociali. Per Google, abituata a essere sempre il numero uno, un vero smacco. E poi gli utenti più benestanti, quelli a cui conviene di più mostrare la pubblicità, non stanno ancora in India e in Brasile, ma in America e in Europa.
Per questo adesso l’azienda di Mountain View ha rotto gli indugi lanciando Buzz, un’applicazione che permette a chiunque abbia una casellina di posta con Gmail di attivare con un clic il servizio e da quel momento condividere testi, foto e video in una conversazione continua (e facilmente gestibile dal telefonino) con i propri contatti. L’obiettivo è fornire una specie di integrazione tra mail e social network, in pratica fondendo le due cose. Il che dovrebbe ricomporre in un unico target (pubblicitario ma non solo, come vedremo) i due grandi segmenti in cui ultimamente si sono divisi gli utenti del Web: quelli più ’anziani’ (sopra i 35 anni) che usano ancora la posta elettronica, e quelli più giovani che l’hanno abbandonata da tempo per conversare direttamente all’interno dei social network.
L’azienda di Mountain View sostiene che la nuova applicazione non va "contro i tradizionali social network, ma rappresenterà un nuovo tipo di comunicazione in Rete, andando a posizionarsi in un ambito oggi ancora inesplorato". E a Mountain View fanno notare che Google, con un fatturato annuale di quasi 24 miliardi di dollari e con profitti che nel 2009 hanno superato i 6 miliardi di dollari, non ha un reale interesse a far fuori aziende che fatturano meno di un sesto (nel caso di Facebook) o praticamente nulla (nel caso di Twitter). Vero è però che lo scorso gennaio Google ha raccolto 148 milioni di visitatori statunitensi, e Facebook è subito dietro con 134 milioni, dimezzando le distanze rispetto a un anno fa. Spiega Chuck Joiner, analista del MacVoices Group, uno staff di esperti dell’industria digitale statunitense: "è vero che per adesso di profitti con i social network se ne fanno pochi, ma una volta che questi siti cominceranno a vendere prodotti virtuali e reali ne vedremo delle belle". E Google non vuole rimanere tagliato fuori da questa corsa all’oro.
Un’idea di quelli che potrebbero essere i profitti generati dai social network la offre già oggi la vicenda della cinese Tencent, proprietaria di Qzone, potentissimo social network cinese. Bene, Qzone potrebbe presto divenire il primo sito sociale a superare la soglia del miliardo di dollari di profitti annuali. E soprattutto sarà il primo a realizzare guadagni che non dipendono esclusivamente dalle vendite pubblicitarie (quelli di Qzone ammontano solo al 17 per cento del totale) ma soprattutto dalla commercializzazione di prodotti virtuali e merci di privati o di altre aziende. Si noti che invece le entrate di Google, per adesso, provengono per il 97 per cento da inserzioni pubblicitarie, così come quelle di Facebook e di MySpace.
In altre parole, il caso Qzone dimostra che quando hai in mano un social network con centinaia di milioni di utenti, non è così difficile trasformarlo (anche) in un grande mercato, con gente che vende e che compra oggetti reali o servizi virtuali. L’esempio cinese infatti è piaciuto a quelli di Facebook, che hanno già iniziato a fare un po’ di soldi con la loro applicazione Gift Shop, con cui si possono acquistare prodotti all’interno e all’esterno del network. Di recente Facebook ha introdotto anche Pay With Facebook, un servizio simile a PayPal, che offre la possibilità di fare acquisti direttamente dal sito senza dover ricorrere alla carta di credito. Pay With Facebook può essere per esempio usato per comprare prodotti virtuali da ’Farmville’, un videogioco concepito dalla startup Zynga che l’anno scorso ha venduto 250 milioni di dollari di ortaggi e di semi virtuali.
"Si tratta di prove generali in vista dello scontro che avverrà sul fronte dei social network mobile", spiega Van L. Baker, analista di Gartner Research: " lì che si giocherà la partita per conquistare il cuore e il portafoglio dei webnauti". L’uso dei social network via telefonino apre infatti scenari grandiosi per il futuro della pubblicità, che potrà essere sempre più personalizzata e geolocalizzata. E su questo versante, lanciando Buzz, Google potrebbe essersi assicurata la futura leadership del settore, anche grazie al suo ingresso recente nel mondo della telefonia mobile con Android.
Seguendo l’esempio di Google, anche Yahoo! ha annunciato una svolta social, permettendo agli utenti delle sue caselline mail (circa 360 milioni) di collegare la loro posta elettronica con i siti di social network. In questo modo riceveranno gli aggiornamenti dei loro contatti non appena apriranno la posta elettronica. E la sfida è soltanto agli inizi.