Daniele Lepido, Il Sole-24 Ore 4/3/2010; Antonella Olivieri, Il Sole-24 Ore 4/3/2010;, 4 marzo 2010
MATRIMONIO NOKIA-SKYPE. COS LA TEFONATA GRATIS
Nokia sposa Skype, il popolare software per telefonare gratis, o quasi, utilizzando internet. Se un tempo, proprio grazie a questo programma leggero e poco avido di potenza, la vecchia cornetta era cascata nel desktop di casa e nel portatile da viaggio, trasformando il computer in un telefono digitale, oggi accade il contrario: sempre più simili a pc e mac, gli smartphone di ultima generazione, quelli insomma che telefonano
per accidens , caricano applicazioni che qualche anno fa erano appannaggio dei computer. Forse perché la differenza tra i due oggetti tecnologici si è assottigliata.
Un tema sul quale, forse con qualche ritardo, ha preso una posizione netta Nokia, primo produttore al mondo di cellulari, che da ieri dà la possibilità ai suoi clienti di scaricarsi un’applicazione per parlare bypassando i gestori: Skype, appunto. Una mossa tutta industriale che potrebbe dare qualche (piccolo?) grattacapo agli operatori telefonici e insieme rendere sempre più "appetibili" i propri cellulari, magari inseguendo il modello iPhone, sul quale Skype è di casa ormai da mesi (così come sull’iPod touch, che con Skype e una cuffietta dotata di microfono si trasforma in un telefono).
E così dal negozio virtuale di Nokia, l’Ovi store, è possibile oggi scaricare il programmino (in gergo tecnico si chiama
client) che abilita all’utilizzo di Skype tutti i telefonini che montano l’ultima versione di Symbian (nella release ?1), la piattaforma sulla quale " girano" i prodotti Nokia. Questo il servizio offerto: chiamare gratis, in presenza di una rete Wifi, gli utenti già registrati a Skype.
«Symbian permette di mettere gli smartphone a disposizione di un numero sempre crescente di persone e garantisce una vasta base utenti per soluzioni e servizi competitivi, come Skype – ha spiegato in una nota Jo Harlow, senior vice president per gli smartphone di Nokia – e ogni giorno si registrano circa 1,5 milioni di download su Ovi store e prevediamo che il client Skype per gli smartphone Nokia avrà un enorme successo tra gli utenti Symbian».
A fare i conti sul numero potenziale dei telefonini sui quali Skype potrebbe essere installato ci pensa Russ Shaw, general manager mobile di Skype: «Oltre 200 milioni di clienti che utilizzano gli smartphone della Nokia in tutto il mondo potranno utilizzare, anche quando sono in movimento, le funzioni Skype che preferiscono. Oltre agli accordi con gli operatori e i produttori di dispositivi, la disponibilità di Skype aiuterà milioni di utenti a tenersi in contatto con le persone a loro care senza preoccuparsi dei costi, della distanza o dell’accessibilità o meno a un computer».
Un accordo del genere dà anche la misura di cosa Skype stia diventando: una piattaforma multimediale che, a differenza di qualche anno fa, potrebbe cambiare pelle trasformandosi in un vero e proprio operatore del mondo delle telecomunicazioni. Ma non solo: una piattaforma ultramediale che dialoga non solo con i cellulari, ma anche con altri oggetti hi- tech della casa, per esempio con i televisori. Non è un caso che gli ultimi modelli di tv piatte di Lg e Samsung, per fare un paio di nomi, abbiano munito di collegamento a internet questi prodotti, facendoli uscire dalla casa già con Skype installato, per "videotelefonare" dal display del salotto.Un’altra prova di contaminazione tecnologica, fenomenologia non darwiniana di una techné che ibrida i suoi strumenti mischiando le identità e le funzioni anche dei suoi "gadget" più tradizionali.
A livello societario Skype, che nel novembre scorso è stata venduto da eBay a un gruppo di investitori privati (per la quota del 70%), ha chiuso il penultimo trimestre dell’anno scorso, l’ultimo a oggi disponibile, con un fatturato di oltre 185 milioni di dollari (136,7 milioni di euro). I dipendenti sono 650 in tutto il mondo mentre gli utenti hanno raggiunto quota 521 milioni. • TOCCA A TELECOM SCOPRIRE LE CARTE - Nessuno ha smentito che ci sia stato un incontro tra il premier Silvio Berlusconi e l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera. Ma se il tema ”come ha riferito «Repubblica» – era Telecom , i contenuti li conoscono solo gli interlocutori. E tuttavia si può considerare che l’interpretazione "autentica" sia quella fornita dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che sulle rinnovate ipotesi di scorporo della rete si è limitato a osservare: «Lasciamoli lavorare, non mi pare che i Governi debbano intervenire ».
Appunto, tra le tante voci finora circolate, una non si è ancora sentita: quella dell’azienda. abbastanza evidente che l’ipotesi di aggregazione con
Telefonica per il momento ha perso consistenza. Ma Telecom non ha risolto i suoi problemi. Il debito è gestibile, ma non consente sogni di gloria e soprattutto, considerato che da vendere non è rimasto molto, è destinato a calare col contagocce. Debito che – è noto – non è stato accumulato per finanziare l’espansione (come nel caso di Telefonica, per esempio) ma per assicurare il controllo in mani italiane che, trattandosi di privati, non potevano essere forti come quelle statali che garantiscono la "nazionalità" degli ex monopolisti di mezzo continente.
Abbattere il debito con uno spezzatino farebbe forse contento qualche creditore. Dovessero risolversi tutte le questioni di elevato indebitamento con la "liquidazione volontaria", resterebbero probabilmente in piedi ben poche aziende. Nel caso specifico, per dimensioni, si tratta pur sempre del terzo-quarto gruppo industriale in Italia, anche se avesse ragione l’ad di Uni- Credit, Alessandro Profumo, che non considera Telecom alla stregua dei big tricolori di standard internazionale.
Critiche rispedite al mittente dall’Asati: «Non accettiamo lezioni dalle banche».L’associazione dei piccoli azionisti-dipendenti Telecom individua nella commistione banche-imprese «una delle principali cause di debolezza del capitalismo italiano», ricordando la «significativa presenza » del sistema bancario nel controllo di Telecom, fin dai tempi della privatizzazione che vedeva nel capitale anche UniCredit. Cosa che, secondo Asati, «ha costituito un elemento di freno»,avendo le banche«privilegiato un eccessivo leverage rispetto all’adeguamento della struttura patrimoniale».
Diatribe a parte, qualcuno nell’azionariato di riferimento è dell’idea che un aumento di capitale non sia più rinviabile, tanto più oggi che l’eredità del passato, oltre che col debito, si è palesata anche sotto forma di qualche grattacapo giudiziario, grave come il caso Sparkle. Si sa che tra gli azionisti Telco, Mediobanca (ma non solo) non era favorevole all’ipotesi di una ricapitalizzazione se non accompagnata da un piano di sviluppo che lo giustificasse. A maggior ragione oggi tocca all’azienda, e quindi al management, proporre una soluzione per uscire dalle secche di uno status quo ancora redditizio ma senza ambizioni. Se però Telefonica non è più il futuro di Telecom Italia, non sarà facile trovare una soluzione che possa godere dell’assenso del socio di minoranza nella compagine di riferimento, partner industriale ma anche concorrente. Antonella Olivieri