Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 04 Giovedì calendario

FANTASIE SU EINAUDI

«Radioeditoria» è entrata in subbuglio alla notizia che una cordata di imprenditori torinesi avrebbe cercato di comprare Einaudi, il gioiello culturale della città. Da qualcuno il passaggio di mano, che non è in programma, è stato interpretato come un salutare ritorno al passato, il che, tradotto, significa: una liberazione dal «giogo» berlusconiano. Come si legge sul sito Spiffero.com (da alcuni definito il «Dagospia» piemontese), Roberto Ginatta, capofila della cordata attivo nel settore delle automotive, avrebbe intavolato serie trattative con la Mondadori, proprietaria del marchio sabaudo. Il contatto sarebbe avvenuto negli ultimi mesi del 2009. Niente di fatto, però. Ginatta ha comunque dichiarato, al Corriere della Sera, che casomai qualcuno ci ripensasse «io sarei ancora in prima fila» magari pronto a rilanciare. E a questo punto si accende «Radio editoria» che, sulle sue frequenze, rispolvera una voce girata nell’autunno 2009 poco dopo la sentenza sul Lodo Mondadori, particolarmente dura contro l’attuale proprietà. In quel caso, il possibile nuovo proprietario era indicato nella Cir di Carlo De Benedetti. Una voce raccolta, all’epoca, solo dal Piccolo di Trieste del 4 ottobre 2009: «Sul piatto, nel corso di contatti riservati, sarebbe già stata posta la casa editrice Einaudi che nel 2008 poteva contare su una quota del mercato editoriale italiano del 5,7%, al quarto posto dopo Mondadori (15,1%), Rcs (12,8%) e Gems(8,9%) e un fatturato di oltre 51 milioni di euro». Il motivo del possibile interesse? Beh, al gruppo Espresso, sempre roba di De Benedetti, dava e dà parecchio fastidio il ticket anti-berlusconiano costituito dall’accoppiata Chiarelettere (editore) e il Fatto quotidiano sotto l’egida del gruppo Gems, con un piede a Torino grazie all’acquisizione di Bollati Boringhieri: la sinergia ruba lettori alle testate di casa propria, Espresso, Repubblica, etc. Una casa editrice speculare a Chiarelettere, orientata contro il Cav avrebbe potuto fare comodo... Ma sono solo voci. La smentita giunta l’altroieri da Maurizio Costa, vicepresidente e amministratore delegato Mondadori, taglia la testa al toro: «Smentisco categoricamente l’esistenza di qualsiasi contatto per la cessione Einaudi. Ribadisco che la casa editrice Einaudi rappresenta per il Gruppo Mondadori un patrimonio culturale di grande valore e un asset strategico ed economico di fondamentale rilevanza. Per questi motivi non è mai stata neppure lontanamente presa in considerazione l’ipotesi che Mondadori possa privarsi di Einaudi». Fine della trasmissione.