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 2010  marzo 04 Giovedì calendario

MUSSOLINI A CENA, NON SI PUO’

Gli piaceva annodarsi al collo un tovagliolo molto grande, e ai pranzi ufficiali, dove proprio non poteva, si sentiva lievemente a disagio. Amava ricordare che da giovane aveva patito la fame, ma non gradiva particolarmente la carne: donna Rachele per fargliela mangiare con più appetito cucinava un arrosto marinato con tantissima maggiorana. Stiamo parlando ovviamente di Benito Mussolini, le cui abitudini alimentari sono ben note, almeno da quando Maria Scicolone le ha riassunte in un libro, A tavola con il duce, pubblicato da Gremese anni fa. Una cena a tema su di lui è un gioco da ragazzi, basta attenersi al principio enunciato dall’autrice: cucina romagnola, salvo qualche budino e qualche fonduta. Già, ma perché mai organizzarla?
Se lo devono essere chiesti in molti, a Forlimpopoli, quando Casa Artusi ha pubblicato il calendario di cene appunto tematiche, dedicate a celebri personaggi romagnoli. Il primo era Pellegrino Artusi, nume tutelare e studioso di cucina nell’Italia dell’Ottocento; si proseguiva tra gli altri con Giovanni Pascoli e Federico Fellini. Fin qui tutto bene: in tavola va un menù ricco e gustoso, un presentatore introduce la serata, si chiacchiera e si passa da discorsi seri ad altri più faceti, come accade in queste occasioni. Buona cucina e cultura della conversazione. Il problema è sorto quando scorrendo il calendario si è arrivati al quinto appuntamento, imminente, previsto per lunedì 15 marzo. E’ dedicato a Benito Mussolini.
Non sarà una cena nostalgica, come ce ne sono tante. Casa Artusi è un centro di cultura gastronomica i cui soci fondatori sono, oltre alla Cassa di Risparmio di Forlì e Cesena, la Provincia e il Comune di Forlimpopoli, entrambi di centrosinistra. Ha un comitato scientifico di studiosi qualificati il cui presidente è Massimo Montanari, storico dell’alimentazione e docente a Bologna. Alla cena mussoliniana, per di più, ha invitato come presentatore il nuovo sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti (Pd), che subito dopo aver vinto le elezioni cercò di arginare la folla di camicie nere in pellegrinaggio alla tomba del Duce chiedendo loro di non abbigliarsi, quantomeno, da gerarchi fascisti.
Nulla di meno che politicamente corretto, sembrerebbe. Ma allora, perché inserire Mussolini tra tanti personaggi positivi della Romagna? E’ vero che c’è anche il Passatore, famoso bandito, ma insomma sui briganti d’un tempo vige una certa simpatica indulgenza, e poi era una specie di Robin Hood, almeno dicono. Sul capo del fascismo gli animi fatalmente si scaldano. Pare un ennesimo episodio di banalizzazione della memoria. I giovani del Pd accusano, il professor Maurizio Viroli (vedi articolo a fianco) è indignato, uno storico come Maurizio Ridolfi (Università della Tuscia) interviene e deplora. A Casa Artusi rimangono sorpresi.
Massimo Montanari, che giudica la polemica «un po’ eccessiva», giura che non di celebrazione si tratta, «ma di un momento per riflettere sul personaggio, che esiste ed è romagnolo». «Mi dispiace che sia sorto questo equivoco - aggiunge - sarei stato il primo a scandalizzarmi per una cena in onore di Mussolini. Ma conoscendo l’ambiente, penso che i toni polemici siano un po’ eccessivi». Manca una decina di giorni all’appuntamento; c’è chi giura che può succedere di tutto, il menù non è ancora noto e il desco è già rovente. In questi casi - succedeva anche a Villa Torlonia, quando il Duce era all’apice del potere - donna Rachele serviva tagliolini in brodo.