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 2010  marzo 04 Giovedì calendario

NAPOLITANO CANDIDA L’ITALIA

L’avvio, da parte dell’Unione Europea, dell’annunciato servizio di Azione Esterna, l’apertura di sedi diplomatiche nei più importanti paesi del mondo, costituisce per l’Italia un’occasione per colmare un certo suo deficit di presenza nelle istituzioni comunitarie. Questo è stato ieri
uno dei punti affrontati riservatamente da Giorgio Napolitano durante la colazione d i lavoro
offerta dal presidente della Commissione Manuel Barroso. Si tratta, ovviamente, di una questione sulla quale il presidente si era consultato con i l responsabile della diplomazia italiana, il ministro degli Esteri FrancoFrattini, anch’egli nella capitale belga. Ma, durante il pranzo con Barroso, Napolitano ha sollevato un altro punto che non è poi emerso durante le dichiarazioni ufficiali. Si tratta della questione dell’Alcoa, la fabbrica la cui chiusura sta gettando centinaia di lavoratori e di loro famigliari sull’orlo della disperazione. Esiste un dossier Alcoa all’esame della Commissione e Barroso ha assicurato che si tratterà di un esame particolarmente attento, con riferimento al problema dei costi energetici, la cui onerosità in Italia rispetto al resto d’Europa è stata indicata dalla proprietà come causa scatenante della chiusura. Nel discorso pronunciato davanti alla Commissione, molto apprezzato per la passione europeista e per l’autorità che a Napolitano viene riconosciuta
in materie comunitarie, il presidente, tra le molte questioni affrontate, ha centrato l’attenzione sul Mezzogiorno d’Italia. Lo ha fatto ha poi spiegato con una punta di autoironia - anche «in quanto meridionale». Napolitano ha riconosciuto che «non possiamo sottrarci alla necessità di un più severo controllo su un trasparente, efficace e produttivo investimento dei fondi strutturali in vari paesi, inclusa l’Italia e le sue regioni del sud». Ma - ha aggiunto - « un semplice taglio dei fondid estinati alle regioni meridionali dell’Italia potrebbe essere un serio errore». Certo, nel dire questo, Napolitano ha sottolineato ancora una volta come la classe dirigente meridionale dovrebbe fare una seria «autocritica»,i n particolare su come sono stati impiegati finora (in molti casi sarebbe più preciso dire non impiegati) if ondi erogati dalla Comunità per il sud. Ma il taglio generale del discorso (e delle successive dichiarazioni alla stampa) del presidente della Repubblica è stato molto elevato, come ha voluto sottolineare pubblicamente lo stesso Barroso, concentratos ulle grandi questioni concernenti il futuro della Ue. Assicurando la sua intenzione di esaminare in profondità il documento sulla Strategia 2020 dell’Unione, prodotto dalla nuova Commissione e consegnatogli proprio ieri, Napolitano è partito dall’approvazione del
Trattato di Lisbona («finalmente») per sostenere che ora s tratta di «applicarlo», o meglio, «come io preferisco dire, di svilupparne pienamente le potenzialità».N on è forse vero che anche la strategia indicata in «Europa 2020» richiede di «rafforzare la capacità di decisioni e azioni comuni da parte dell’Unione»? Non è forse evidente che, oltre a una «maggiore integrazione dei mercati», l’Europa unita ha «un terribile bisogno di maggiore unità e maggiore integrazione»? E non è forse vero che la stessa crisi economica suggerisce «la necessità di un meccanismo, ora mancante, per prevenire e tenere sotto controllo simili emergenze»? Napolitano ha soprattutto evidenziato, tra i potenziali del Trattato da sviluppare, «l’estensione dell’area delle decisioni a maggioranza qualificata»; un «più stretto coordinamento delle politiche economiche dell’Eurozona»; «un rafforzamento dell’autorità del Consiglio Europeo e dei poteri del Parlamento di Strasburgo»; il«ruolo» dell’Alto rappresentante per la politica estera ed i sicurezza e la «Permanente Cooperazione Strutturata nel campo della Difesa».