Francesco Borgonovo, Libero 3/3/2010, 3 marzo 2010
PLACIDO SI INNAMORA DEL BEL REN: POLITICI PI BANDITI DI VALLANZASCA
Ha un vago sapore dipietresco
(del Tonino di piazza e megafono) la dichiarazione rilasciata ieri da Michele Placido a proposito del suo film in lavorazione dedicato a Renato Vallanzasca: meglio il Bel Renè dei politici. I quali, per inciso, sarebbero molto piu
criminali di lui. Che il regista avesse un caratterino niente male e piuttosto portato alla polemica si sapeva da tempo. Ma qui siamo al top delle sparate placidesche: di meglio Michele aveva fatto soltanto alla Mostra del cinema di Venezia prendendosela con il governo Berlusconi.
Il fatto è che ieri, rispondendo alle proteste delle famiglie di Luigi D’Andrea e Renato Barborini uccisi dal bandito a Dalmine, vicino a Bergamo, nel 1977 Placido si è risentito: «Tutto il mio rispetto per i parenti delle vittime, però non possiamo fare solo film su Padre Pio», ha detto.
Poi, si è lanciato in una delle sue consuete tirate da arruffapopoli con passato barricadero: «L’Italia è un paese in cui il 60 per cento delle persone vive sul malaffare. Sicuramente Vallanzasca è un criminale è sta pagando con l’ergastolo». Tuttavia, ha spiegato Michele, il bandito che negli anni Settanta si è reso colpevole di rapine, omicidi ed estorsioni «non è stato il peggior bandito del nostro Paese, qualcuno sta anche in Parlamento».
Riguardo ai parenti delle vittime di Vallanzasca, invece, Placido sostiene che «hanno fatto qualcosa contro un film che deve ancora uscire. Un pò di rispetto anche per me, per la mia onestà intellettuale. Racconto la storia di un criminale che ha ammazzato per cui non posso assolverlo. un personaggio che mi interessa per il suo lato oscuro. Non c’è nessuna pietas. Io non posso condannarlo più di quanto lo ha condannato la giustizia».
Dunque avanti con la pellicola, la quale avrà come protagonista il volto angelico di Kim Rossi Stuart e tenterà di raccontare, come sempre si dice in questi casi, le varie facce del criminale. Anche se qualcuno deve ancora spiegare dove stiano gli aspetti positivi di Vallanzasca, escluso il viso un tempo piacevole e una certa aria da rapinatore dei film, certo più apprezzata dai giornali che non dai poveretti colpiti dai suoi proiettili. «Personaggi come Vallanzasca non ne nascono più», sostiene Placido, «i nostri ragazzi hanno la droga, le discoteche. I veri criminali stanno in altre bande, ne leggiamo tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali».
Ora, non facciamo della retorica. Chiaro è che per gli incassi e l’attenzione dei media fa comodo girare un film su un criminale che marcisce in galera: tutti si arrabbiano, la politica si divide, i giornali parlano e la gente molto spesso va al cinema. Vero an-che che un regista, se trova i finanziatori (in questo caso 20th Century Fox Italia e Elide Melli), può produrre quello che gli pare: pure se è la settima, sempre di arte si tratta.
Ma Placido non venga a fare il martire della libertà di pensiero. Se vuol sguazzare nella romanticheria del bandito gentiluomo, si tenga le critiche delle famiglie private di un loro caro e stia zitto.
Soprattutto, potrebbe evitare di trincerarsi dietro l’antiparlamentarismo d’accatto. Che in politica ci siano dei ”birbantelli”, lo sappiamo. Ma che la maggioranza degli italiani (uomini di partito e comuni cittadini) viva grazie alla disonestà, è una sonora stupidaggine. Sappiamo che Placido con l’argomento ha un certa dimestichezza. Dicevamo del Festival di Venezia di qualche mese fa: allora criticò Silvio e il suo governo. Ma quando una giornalista gli fece notare l’incoerenza, visto che i suoi film erano prodotti da Medusa (società che fa capo a Berlusconi), la prese a male parole. Chissà come avrebbe reagito in quella circostanza Renato Vallanzasca: avrebbe porto un fiore alla cronista o avrebbe optato per una scarica di mitra? Chiedere al canuto Michele per saperne di più.