Varie, 3 marzo 2010
DALLA LIBERA Silvano
DALLA LIBERA Silvano Vivaro (Pordenone) 20 ottobre 1946. Imprenditore. Primo «tech-agricoltore» italiano, il 19 gennaio 2010 il Consiglio di Stato accolse il suo ricorso contro il ministero delle Politiche agricole, autorizzandolo a coltivare mais ogm • «[...] cresciuto tra i campi e le scuole serali di Don Giusto Pancino, ”il confessore di Mussolini”, punta a passare alla storia come il primo contadino Ogm d’Italia. [...] Questo benedetto Ogm lo scoprì una ventina di anni fa. ”Se ne parlava tanto, andai in America a vedere le piante di soia e di mais. Mi son detto: non possiamo essere competitivi, noi con la zappa e loro con quelle tecnologie...” [...] un’azienda agricola da 25 ettari, nel 2006 decise di passare all’azione. Con alcuni amici fonda Futuragra, ”per rivendicare la libertà di scelta e d’impresa in un mondo, come quello agricolo, pieno di burocrazia”. [...] ”Per anni abbiamo dialogato con gli scienziati per capire a fondo l’argomento. Finché ho detto: dobbiamo passare a qualcosa di più sostanziale”. Ha creato un bel pandemonio... ”Siamo sempre stati nella legalità: abbiamo presentato domanda di semina al ministero dell’Agricoltura. Respinta. Il Tar boccia il primo ricorso per difetto di forma. Mi rivolgo al Consiglio di Stato, ed eccomi qui [...] Seminerò con un preciso obiettivo: che gli scienziati lo possano esaminare, portando i risultati - sanitari, ambientali, economici - all’attenzione del popolo italiano. Voglio chiamare le scolaresche: i bambini potranno toccare con mano il mais Ogm e capire che con Frankenstein non c’entra nulla. [...] In Italia importiamo il 90% della soia, tutta Ogm. I nostri prodotti tipici, che pure possono fregiarsi della scritta ”Ogm free’, ”senza Ogm’, sono prodotti da animali che hanno mangiato soia geneticamente modificata: così il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il San Daniele, il Parma e via dicendo... [...] Il mais sano lo vogliono tutti. In Italia [...]produciamo del mais che, aggredito dalla piralide, genera tossine cancerogene. Per farlo rientrare nei limiti viene tagliato con del prodotto importato dall’Est Europa che, qualitativamente, non è mais, è crusca. Perché dovrebbero rifiutare il mio mais?”» (Francesco Spini, ”La Stampa” 7/2/2010).