Marco Sarti, Il Riformista 3/3/2010, 3 marzo 2010
«PORCO DIAZ» IL NOSTRO CALCIO SI RICOPRE DI RIDICOLO
Altro che complotti arbitrali, doping e tifoserie violente, il calcio italiano ha finalmente trovato la medicina per i suoi mali. Ieri è stata applicata per la prima volta la norma anti-bestemmie tanto voluta dal presidente del Coni Gianni Petrucci. Con le prime quattro squalifiche (due in serie A e due in B) il pallone azzurro è ufficialmente sprofondato nel ridicolo. Per sanzionare i tesserati blasfemi, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel si è avvalso delle immagini televisive. Facendo tesoro anche delle delazioni dei collaboratori della procura federale presenti sui campi.
Le spiate degli 007 della Figc (che evidentemente non hanno proprio di meglio da fare), hanno incastrato l’allenatore del Chievo Domenico Di Carlo, l’attaccante del Parma Davide Lanzafame e il portiere del Frosinone Vincenzo Sicignano. Tutti e tre salteranno la prossima gara perché hanno «proferito espressioni blasfeme». I primi due durante le partite (al 3’ e al 15’ come hanno meticolosamente annotato i collaboratori del giudice sportivo). Il portiere, invece, avrebbe bestemmiato a fine match, mentre tornava negli spogliatoi. Diverso il destino del difensore della Triestina Giuseppe Scurto. Che dovrà saltare il prossimo turno per ”blasfemia”, in seguito alla prova tv. All’83’ della gara contro il Lecce, mentre si rotolava a terra dolorante dopo uno scontro di gioco, il giocatore avrebbe insultato il Signore. «La lettura del labiale - recita burocraticamente il comunicato della Lega Calcio - esclude ogni ragionevole certezza». Roba da scherzi a parte. Ci chiediamo: prima di squalificare Scurto, il giudice Tosel si è guardato attentamente i filmati di tutte le gare di serie A e B, in una sorta di Grande fratello della bestemmia? E perché la telecamera ha indugiato così a lungo sul volto del giocatore? A questo punto, ridicolo per ridicolo, sarebbe più equo garantire a tutti gli atleti uguale visibilità. Magari introducendo una legge sulla par condicio anche sui campi di calcio.
Il vero capolavoro, però, riguarda Michele Marcolini. Il centrocampista del Chievo è stato beccato dalle telecamere mentre, appena espulso, si lasciava andare ad un’espressione blasfema. Qui Tosel riesce a superarsi. Per il giudice sportivo «il diverso movimento delle labbra nella pronuncia della vocale aperta ”A” rispetto alla vocale ”O”», fa intuire che il giocatore, più che con Dio, se la sia presa con ”Diaz”. D’altronde, spiega Tosel, «il becero riferimento a Diaz è un’espressione gergale in uso nel Triveneto e in Lombardia». Già, peccato che Marcolini sia nato a Savona, in Liguria.
Rimane un dubbio. Perché Armando Vittorio Diaz, Duca della Vittoria, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano che sostituì Cadorna dopo la disfatta di Caporetto guidando la Patria alla vittoria contro l’esercito austroungarico nel 1918, può essere impunemente insultato sui campi di calcio? Proponiamo piuttosto a Petrucci una nuova norma per squalificare i giocatori anti-pattriottici.
Marco Sarti, Il Riformista 3/3/2010