Gaia Piccardi, Corriere della Sera 03/03/2010, 3 marzo 2010
UOMO O DONNA, L’ATLETA DEI GIOCHI E’ TRUCCATISSIMO
Fashion Olympics. Torniamo con il cuore a forma di foglia d’acero e qualche nuova idea per guardaroba e dintorni. Le muffole rosse con i cinque cerchi: mai più senza. Sono state l’accessorio più venduto di Vancouver 2010, le scorte si sono esaurite in fretta, alla moda ha dato il decisivo impulso Joe Biden, vice di Obama alla Casa Bianca, che con i guantoni rossi con il simbolo del Canada si è fatto vedere in tribuna a Cypress Mountain. Per i «red mittens» code chilometriche davanti ai negozi dall’alba, sotto neve e pioggia.
Il Canada ha vinto il medagliere degli ori (14) e l’Olimpiade del look. A ruba anche il giubbottino blu della squadra (Donald Sutherland adocchiato downtown con sacchettone di gadgets) e il maglione a trama fitta con cui i padroni di casa hanno sfilato durante la cerimonia di chiusura, sfidando nella loro casual eleganza gli americani. Gli Usa sono entrati nello stadio olimpico con uno strepitoso cardigan blu con colletto rosso, disegnato da Ralph Lauren, lo stilista americano che ha debuttato nel mondo dello sport vestendo i giudici di Wimbledon. Usa dominatori anche nello snowboard: la giacca a vento scozzese e i jeans impermeabili con cui l’uomo da otto milioni di dollari (a stagione) Shaun White ha vinto il secondo oro consecutivo, sono i più cliccati nelle vendite on line legate ai Giochi. Introvabili, invece, i pantaloni da arlecchino dei norvegesi del curling: per giorni in città non si è parlato d’altro.
A Vancouver molto, in fatto di fashion, è stato osato. Il make up perfetto (sotto il casco) con cui Lindsey Vonn ha sbancato la libera ha fatto scuola. Mai si era vista una campionessa così ben truccata e parruccata. Coniugare sport e femminilità, dunque, è possibile. Lindsey, tra l’altro, ha sdoganato l’atleta in carne: è lei, con i suoi 72 chili per 178 centimetri, l’antitesi della fuoriclasse di magrezza. A lei il Vancouver Sun ha dedicato l’editoriale di domenica: «Lindsey e le vere donne dei Giochi», insinuando che le foto in costume da bagno su Sport Illustrated siano state ritoccate con Photoshop.
Oro no contest al mascara di Johnny Weir, controverso pattinatore americano, che dopo la prova maschile si è sentito in dovere di convocare una conferenza stampa, premettendo: «Di con chi vado a letto e dei miei segreti di bellezza, non parlo». Molto apprezzate le tutine in spandex dei pattinatori di velocità, olandesi e norvegesi in testa. Oscar alla bellezza per Tessa Virtue e Scott Moir, l’equivalente di Bella e Edward della saga «Twilight», che non a caso è stato girato dietro l’angolo. Meraviglioso l’abitino pervinca della coreana Yu-Na nel libero che le è valso l’oro, ma anche la tunichetta nera costellata di Swarovski del programma corto, sormontata da due intriganti occhi da gatta truccati da un make up artist del cinema, era niente male.
Fashion Olympics come la straordinaria fronte alta di Kevin Martin, skip (capitano) del Canada nel torneo di curling. Oro al coraggio e alla memoria (dei capelli). Il messaggio è arrivato chiaro. E da domani il riporto di milioni di canadesi non sarà più lo stesso.
Gaia Piccardi