Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera 03/03/2010, 3 marzo 2010
«BENE, AD APRILE AVVIO LA SEMINA. UNA CLASS ACTION SE MI BLOCCANO»
Silvano Dalla Libera ha già preparato il futuro da primo «tech-agricoltore» italiano. Il 19 gennaio scorso il Consiglio di Stato ha accolto il suo ricorso contro il ministero delle Politiche agricole, autorizzandolo a coltivare mais ogm a Vivaro, provincia di Pordenone. «Comincio ad aprile con due-tre ettari di sementi Mon810».
La Commissione europea ha dato il primo via libero europeo all’utilizzo di altre tre sementi e alla coltivazione di una patata ogm per uso industriale...
«Ho sentito, bene, bene. Qui a Vivaro abbiamo troppi sassi per coltivare patate, però potrebbe interessare a qualcuno di Zoppola, sempre vicino a Pordenone. Lì c’è una cooperativa specializzata proprio nella produzione di patate».
A sentire lei gli agricoltori italiani non starebbero aspettando altro. così sicuro che ci sia tutto questo consenso sugli Ogm?
«Io vedo alcune novità importanti. Sono iscritto a Futuragra, un’associazione piccola, ma che dopo la sentenza del Consiglio di Stato comincia a crescere. D’accordo, oggi siamo 600-700 soci, ma tutti combattivi e pronti a inondare il ministero delle Politiche agricole con le richieste di autorizzazione per avviare anche in Italia la coltivazione dei mais già approvati dalla Ue. Se anche questa volta dovessimo ricevere un altro rifiuto, faremo una " class action" contro il governo».
Avete contro la maggior parte del mondo agricolo. A cominciare da Coldiretti...
« Piano. Intanto anche la
Confagricoltura comincia ad appoggiarci in modo sempre più convinto ed è un’associazione che rappresenta il 60% delle superfici coltivate. Poi ci sono altri organismi che si stanno muovendo nella nostra direzione, come Confeuro, e altre che si stanno formando, come il Gruppo trasversale agricoltori, composto da fuoriusciti della Coldiretti».
Sarà. Intanto andate avanti con il mais ogm?
«Certo. Tutto pronto, cominciamo con la semina ai primi di aprile, ho scelto tre varietà di sementi Mon810, con diversi tempi di maturazione. Ci vediamo a settembre per il raccolto».
E nessuno ha protestato? Non ci sono agricoltori che temono che il suo mais-tech contamini i loro campi?
«No, qui non si è lamentato nessuno. Guardi, la Coldiretti ha anche provato a cercare qualcuno qui in zona da mettermi contro, anche in un contraddittorio televisivo. Ma non ha trovato nessuno».
Ma come eviterà il rischio contaminazione?
«Il problema della coesistenza è sempre esistito in agricoltura. Noi per anni abbiamo coltivato il mais giallo, per esempio. Non mi risulta che ci siano mai stati problemi di commistione con altre colture vicine. In ogni caso il mio piano di semina è stato preparato da tecnici ed esperti, con la collaborazione anche dell’Università di Udine. C’è un grande interesse da parte del mondo scientifico: continuo a ricevere offerte di assistenza. Per adesso partiamo con 2-3 ettari».
Poco. Una cosa quasi simbolica.
«Certo, è una mossa simbolica. Ma è solo l’inizio».
Giuseppe Sarcina