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 2010  marzo 03 Mercoledì calendario

I BERLUSCONI, GERONZI E LIGRESTI: CHI COMANDA DENTRO RCS

Per capire quello che succede dentro il Corriere della Sera bisogna sempre osservare come cambiano gli equilibri nel suo azionariato. E i movimenti nel capitale di Mediobanca registrati nei giorni scorsi non sono certo casuali. Soprattutto visto che si tratta di quelli della famiglia Berlusconi, che, dopo essere silenziosamente entrata, a fine 2007, nel patto di sindacato di Mediobanca attraverso Fininvest, nei giorni scorsi ha arrotondato la propria quota (il 2,2 per cento di cui la metà circa nel patto di controllo che va affiancato al 3,38 per cento in mano alla Mediolanum di Ennio Doris e della stessa Fininvest). In condizioni normali l’acquisto di 40.000 titoli Mediobanca sarebbe poca cosa: appena 331 mila euro di investimento. Ma lo shopping riguarda il salotto buono della finanza italiana, che controlla il 14,20 per cento di Rcs Mediagroup. In pratica il primo azionista assoluto dell’azienda editoriale proprietaria del Corriere della S e ra . Tuttavia il pacchetto è vincolato a un patto di sindacato, di blocco e di consultazione che, per ”as - sicurare la stabilità della compagine sociale e l’unicità di indirizzo nella gestione sociale”, riunisce sotto di sé il 63,5 per cento del capitale della società. Tra gli aderenti al patto, subito dopo Mediobanca c’è la Fiat (10,2 per cento), che ha sempre definito strategica la partecipazione. A seguire, le quote della famiglia Pesenti (7,419 per cento) storicamente allineata con la vecchia guardia; Diego Della Valle (5,4 per cento) i cui rapporti col premier non sono stati privi di frizioni; la Fondiaria-Sai della famiglia L i g re s t i (5,27 per cento) dal passato craxiano e vicina al presidente di Mediobanca Cesare Gero n z i , a sua volta vicino al presidente del Consiglio. E ancora, la Pirelli di Marco Tronchetti Provera (5,2 per cento), che nelle scorse settimane era stato accreditato da più parti (tranne che dall’interes - sato) come candidato alla successione di Geronzi sulla plancia di comando di Mediobanca; poi c’è Intesa Sanpaolo (4,92 per cento) che dopo il gelo con il governo e, soprattutto, con il Tesoro, ha recentemente iniziato a mandare dei segnali più o meno velati di distensione; la Sinpar della famiglia Luc - chini (2 per cento) e la Merloni Invest (2 per cento) di Fr a n c e s c o Merloni, fratello dell’Antonio titolare del gruppo marchigiano di elettrodomestici. Chiudono la lista la finanziaria Mittel (1,2 per cento) presieduta dal numero uno di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazo l i , Er.Fin (1,2 per cento) ed Edison (1 per cento). L’accordo, che doveva scadere nel 2009, è stato rinnovato a sorpresa e quindi blindato, alla vigilia delle Politiche del 2008. La nuova scadenza è per il 14 marzo del 2011, ma chi volesse uscire dovrà presentare la propria disdetta entro il prossimo 14 settembre. Scadenze non da poco, tanto più che fuori dalla porta c’è un signore che da solo ha in mano l’11 per cento del gruppo editoriale e che dallo scorso aprile può contare su due uomini nel board della casa editrice. Si tratta di Giuseppe Rotelli, imprenditore delle cliniche milanesi discretamente vicino al premier e che dieci anni fa ha rilevato le strutture sanitarie milanesi di Antonino Ligresti dando vita al più importante polo sanitario privato della Lombardia, recentemente finito sotto inchiesta con l’ipotesi di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale e falso. Su Rotelli, nelle scorse settimane, si sono concentrate le attese di un avvicendamento ai vertici di Rcs Quotidiani, ipotesi che al momento sembra in stallo. Entro l’assemblea dei soci di aprile dovrà sbloccarsi in un senso o nell’altro, tanto più che la casa editrice, fortemente esposta su un paese in grande difficoltà come la Spagna, ha urgenza di affrontare il nodo di un debito da un miliardo di euro. E non è escluso che ai numerosi soci del gruppo, verrà presto posta l’alternativa tra mettere mano ai portafogli già messi a dura prova dalla crisi o levare le tende per fare posto ad altri.