Varie, 3 marzo 2010
Tags : Giampaolo Ganzer
Ganzer Giampaolo
• Gemona del Friuli (Udine) 6 luglio 1949. Carabiniere. Comandante del Ros (la struttura dei carabinieri che si occupa delle più delicate indagini su mafia e terrorismo). Nel luglio 2010 condannato dal tribunale di Milano a 14 anni con l’accusa di aver diretto e organizzato l’importazione e il traffico di cocaina dal Sudamerica • «[...] Una storia iniziata nel 1997, quando un piccolo spacciatore si presentò al pm bresciano Fabio Salamone raccontando dello strano modo in cui la cellula del Ros di Bergamo gestiva le inchieste antidroga. Erano i carabinieri, diceva il ”cavallo”, a fare arrivare carichi di cocaina dall’estero, a contattare gli acquirenti, a fare scattare poi i blitz. Una prassi che le polizie antidroga di tutto il mondo - in testa gli americani della Dea - hanno sempre usato. Peccato che, come hanno raccontato le indagini successive, nella rete dei Ros finissero sempre pesci piccoli, mentre insieme ai boss svanissero carichi di droga e malloppi di quattrini. E che tutto avvenisse all’insaputa della magistratura, con l’eccezione del dottor Conte: che avallava operazioni spregiudicate un po’ in tutta Italia. ”Il Ros prende in carico lo stupefacente al suo arrivo in Italia, omettendo ogni doverosa attività di controllo su quantità e qualità. Lo trasporta e lo detiene, anche per lunghi periodi di tempo, talvolta lasciandolo nella disponibilità incontrollata di trafficanti”, si legge negli atti dell’inchiesta milanese. [...] Il generale Ganzer è uno degli ufficiali che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia recente dell’Arma. Formatosi negli anni Settanta nella squadra speciale Antiterrorismo guidata da Carlo Alberto Dalla Chiesa, Ganzer si è poi riconvertito nella lotta al crimine organizzato, accumulando molti successi ma anche qualche episodio oscuro, tutti in qualche modo connessi alla gestione dei confidenti: come quando su ”dritta” di un pentito diresse il blitz contro i calabresi che stavano organizzando un sequestro a Germignaga, e che vennero uccisi tutti quanti nonostante fossero disarmati. O come quando un suo collaboratore, il maresciallo Angelo Paron, venne arrestato per avere lasciato mano libera alle razzie di una banda di ”pentiti” sulla Riviera del Brenta. [...]» (Luca Fazzo, Marco Mensurati, ”la Repubblica” 14/4/2004) • «Dove finisce il generale e dove comincia l’imputato? Come convivono dentro a uno stesso uomo - questo signore [...] con lo sguardo di ferro e la sigaretta facile - l’ufficiale dell’Arma abituato alle asprezze della repressione, e il cittadino che si trova all’improvviso nel tritasassi della giustizia? [...] le accuse contro di lui, dice, riguardano in grande parte fatti e inchieste avvenute prima del 1994, quando lui con il reparto antidroga del Ros c’entrava zero. E quelle avvenute sotto il suo comando lo avrebbero visto soltanto firmare relazioni predisposte da altri, nella marea di carte che un comandante di reparto ha la responsabilità di firmare [...] di fronte ad alcuni dei comportamenti del nucleo del Ros di Bergamo anche Ganzer inorridisce: come quando, spendendo il suo nome, dei marescialli vanno in Svizzera per riciclare in dollari i miliardi per pagare i narcos colombiani. a questi comportamenti che Ganzer pensa quando lamenta ”mi hanno messo nel mucchio”. Ma di altre si assume la responsabilità, come per la partita di droga rimasta per sei mesi negli armadi del Ros di Roma, e qui Ganzer è costretto a scontrarsi con un suo amico di sempre, il pm Armando Spataro, che su quella partita di droga è divenuto teste d’accusa nei suoi confronti: ”Il dottor Spataro all’epoca dei fatti non eccepì quelle perplessità manifestate poi al pm di Brescia”. E ad avere la memoria corta sarebbero anche i dirigenti della Direzione centrale antidroga, divenuti anch’essi testi a carico. ”Ora mi accusano di avere fatto tutto questo per brama di carriera: ma io di avanzamenti non ne ho avuto neanche uno [...] e dei miei compagni di corso sono diventato generale per ultimo...” [...]» (Luca Fazzo, ”la Repubblica” 14/6/2005).