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 2010  marzo 03 Mercoledì calendario

IN ITALIA CONGELATI 250 PROGETTI DA 11 ANNI

Dall’olivo alla vite, dalla ciliegia alla fragola: sono nove le colture mediterranee modificate geneticamente pronte a essere sperimentate in campo aperto in Italia. I dossier, con i limitie le precauzioni da adottare nei test, sono stati messi a punto da una commissione interministeriale composta da esperti di Politiche agricole, Ambiente e Regioni. Ma restano chiusi nel cassetto del ministro Luca Zaia che a più riprese ha ribadito di voler sbarrare la strada agli Ogm.
«I centri italiani sono stati i primi a partire quando sono par-tite le biotecnologie vegetali, nei primi Anni 80. Esisteva un grosso programma di sviluppo – dice Bruno Mezzetti, biotecnologo dell’Università politecnica delle Marche – sostenuto da governo e privati. I fondi arrivavano e con essi sono sorti almeno una trentina di gruppi di ricerca d’eccellenza in tutta Italia. Dal ’99 il blackout». I ricercatori puntavano (e tuttora provano ma all’interno di laboratori o serre) a rendere le varietà più resistenti a virus o avversità climatiche, ad arricchire le proprietà nutritive, a migliorarne le caratteristiche agronomiche. In altre parole a rendere le colture più remunerative per gli agricoltori.
Ad oggi sono attive sperimentazioni dell’Enea sui pomodori, e studia l’arricchimento degli antociani, sostanza utile a rallentare l’accumulo di radicali liberi e quindi destinata a migliorare la qualità del metabolismo. Nel Veronese si cerca di rendere la vite più resistente a funghi e virus mentre è scattata la corsa contro il tempo dei ricercatori italiani per tagliare per primi il traguardo della trasformazione del pesco minacciato dal virus denominato sharka.
Fino al 1998, prima della moratoria, l’Italia aveva avviato 250 sperimentazioni. La resistenza agli erbicidi era stata la caratteristica più studiata (70 notifiche), seguita dal gene Bt per conferire resistenza agli insetti (50), dai geni per la resistenza ai virus (38), da applicazioni su qualità e sviluppo dei frutti (25), portamento della pianta (15) e resistenza ai funghi (6). Sono stati sviluppati anche progetti misti (tolleranza agli erbicidi e resistenza agli insetti) e studi sulla produttività e il valore nutrizionale. Solo studi perché è stato impossibile far uscire i geni dai laboratori. In Sicilia i ricercatori del Parco scientifico e tecnologico di Catania avevano trovato il modo di coltivare oltre mille piante d’agrumi per ogni ettaro invece delle 400 previste dagli impianti standard. Ma l’arancio-bonsai non è mai stato sperimentato in concreto così come sono sospese le ricerche sulle malattie dei limoni. All’ateneo di Viterbo microscopi spenti e ricerche sospese su olivo e kiwi. Solo Metapontum Agrobios, società della Regione Basilicata, continua a lavorare per migliorare le melanzane. Però le piantine non possono lasciare le serre sperimentali.