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 2010  marzo 03 Mercoledì calendario

Albertin Massimo

• Padova 6 gennaio 1955. Medico (responsabile di Medicina del Laboratorio alla Casa di Cura di Abano Terme). È il marito di Soile Lautsi, la cittadina italiana di origine finlandese che nel 2003 chiese al Tar del Veneto di rimuovere i crocifissi dalle aule della scuola dei suoi due figli perché violavano il principio della laicità dello Stato. Ricorso respinto nel 2006 dal Consiglio di Stato, nel novembre 2009 la Corte di Strasburgo emise una sentenza in cui sosteneva che il crocefisso nelle aule scolastiche violava la libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e la libertà di religione degli alunni. Dopo il ricorso del nostro governo, nel marzo 2010 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo decise di rinviare la «sentenza definitiva», nel marzo 2011 stabilì che il crocifisso può essere esposto nelle aule scolastiche (non è una forma di indottrinamento. Non viola i diritti umani). Vedi LAUTSI Soile e CARDIA Carlo • «“In tutta questa vicenda è sempre uscito il nome di mia moglie perché all’epoca, con l’avvocato, avevamo deciso così. Ma è stata una battaglia che abbiamo condotto assieme e alla quale sono stato io a dare materialmente inizio. L’abbiamo fatto in nome dei nostri figli che erano bambini; oggi sono maggiorenni, la condividono pienamente e sono felici quanto noi per il traguardo raggiunto” [...] i figli oggi [...] frequentano l’Università. Quando tutto è iniziato erano bimbi, e andavano alla scuola media di Abano. Nell’aula c’era il crocifisso: per la verità, l’avevano davanti anche alle elementari. “Ma allora non erano maturi i tempi - spiega Albertin -. Nel 2002, quando erano entrambi alle medie, io ero nel Consiglio d’Istituto. E c’era stato il pronunciamento della Cassazione a favore di Marcello Montagnana, che aveva rifiutato l’incarico di scrutatore a Cuneo perché non era stato tolto il crocifisso. Si cominciava a parlare in modo chiaro di laicità da garantire. Noi non siamo partiti con le carte bollate. Ho fatto una richiesta in Consiglio: assieme a mia moglie ritenevamo discriminante il crocifisso, che ha significato per alcuni studenti ma non per tutti. Dissero che no, non si poteva togliere. Solo allora si è aperto il contenzioso” [...]» (“La Stampa” 4/11/2009) • «Molti anni fa c’era un bambino di nome Massimo che andava a messa insieme al nonno. Nella tasca del cappotto stringeva l’ultimo numero di Tex, non si separava mai dai fumetti del più famoso ranger del West. Arrivato sul sagrato, fissando il crocifisso che domina la vecchia chiesa di Abano Terme, il bimbo chiese quale fosse la differenza tra noi bianchi e gli indiani che nei fumetti danzano intorno a un totem invocando la pioggia. Il nonno, che si chiamava Dataico, antico nome veneto, se la prese moltissimo. Rimproverò aspramente il nipote, gli disse che non doveva più bestemmiare il nome di nostro Signore. C’è sempre un momento fondante, per le passioni forti e il loro opposto. L’anziano e pio capofamiglia non poteva immaginare che quel rimbrotto era in realtà un seme ateista piantato nel cuore del Veneto, bianco per definizione. [...] La firma sul ricorso è quella di sua moglie, Soile Lautsi, nata in Finlandia, cittadina italiana dal 1987, perché l’avvocato preferiva che il ricorrente non fosse la stessa persona che al Consiglio d’istituto della scuola media “Vittorino da Feltre” aveva messo ai voti la rimozione del crocifisso dalle aule, cioè lui. Era il 2002, la proposta venne respinta con perdite, 12 a 3. Ma la lunga marcia dei ricorsi è cominciata allora. “Dicono che sono un fanatico, ma è solo un modo per ribaltare la verità. Ho fatto una battaglia civile. Se io a casa insegno ai miei figli che l’uomo è figlio del l’evoluzione, e poi a scuola un professore sostiene invece che siamo tutti figli di Dio, quel crocifisso che sta alle sue spalle gli conferisce una autorità superiore alla mia. Un’ingiustizia”. [...] Per via di quella firma, gli insulti su blog e forum se li becca Soile (“Torna tra le renne, str...”). [...] È iscritto all’Unione atei e agnostici razionalisti fin dalla fondazione. [...]» (Marco Imarisio, “Corriere della Sera” 4/11/2009).