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 2010  marzo 03 Mercoledì calendario

«HO UCCISO MIA MOGLIE PER PIET»

Un colpo di pistola sparato all’alba quando regnava il silenzio. Giuseppe, 60 anni, ha scelto che facesse giorno per uccidere la moglie malata e amata da sempre. Quell’ora gli è sembrata perfetta per chiudere i conti con la cattiva sorte. Perché, dopo vent’anni di sofferenza quotidiana, la morte gli è sembrata, forse, l’unico rimedio per tentare di superare il dolore. «Ucciderò mia moglie, pregate per me», è stato il grido disperato che Giuseppe Rampello ha inviato in un sms il 12 giugno del 2009, poco prima di sparare ad Antonia Caccia, 62 anni, sposata alla fine degli anni Ottanta. Un gesto drammatico che l’uomo, ieri condannato a 14 anni e 8 mesi con l’accusa di omicidio, ha tentato di spiegare ai giudici, raccontando l’amarezza di vederla spegnersi giorno dopo giorno, divorata da una malattia maledetta, il morbo di Crohn.
Per spiegare le ragioni del suo gesto ha scritto una lettera ai giudici con la quale ha cercato di motivare i suoi comportamenti. «In previsione della condanna - dice - vorrei solo precisare alcune cose riportate con inesattezza che, ove mai con il mio gesto possa godere ancora di una immagine, danno di me un quadro distorto che turba e può turbare ulteriormente mia figlia. Non ho mai nascosto il corpo di mia moglie rimasta nel letto coniugale dove lei è passata dal sonno alla pace eterna senza rendersene conto. Le sue difficoltà, unite ai miei problemi personali, hanno poi determinato la mia incapacità di reagire e superare ”l’ultimo” ostacolo, ed ora eccomi qua.
 un dramma familiare datato nel tempo quello di cui è stato protagonista Rampello, un alto funzionario del ministero del Lavoro. La malattia ha cominciato a farsi sentire nel 1990. Il morbo è scoppiato come una bomba uccidendo Antonia piano piano. Prima le hanno dovuto asportare il colon, poi una parte del retto. La donna ha superato l’intervento, ma la guarigione è diventata una via crucis piena di dolore. Ogni giorno si presentavano nuove difficoltà. Una feroce osteoporosi l’ha inchiodata nel letto per lungo tempo. Problemi, difficoltà, imprevisti che hanno minato, poco a poco, la sua vitalità. Il marito che non l’ha mai abbandonata un secondo finché non ha cominciato anche lui a perdere la speranza e ha maturato l’idea che la morte della moglie era l’unica cura adatta a non farla più soffrire. C’è chi racconta, ora, che Antonia conduceva una vita normale. Ma la normalità di cui si parla, era vederla, giorno dopo giorno, spegnersi.
La decisione arriva alle sette del mattino di due anni fa. In casa c’è silenzio. Giuseppe apre il cassetto del comodino vicino al letto, prende la pistola, guarda la donna di una vita mentre dorme. Sembra distesa, serena come ai bei tempi. La fissa con gli occhi di un amore nutrito in tanti anni di matrimonio, e le spara un colpo mortale. Nessuno si accorge di niente, tanto che la loro figlia va al lavoro serena. Rampello vorrebbe costituirsi alla polizia senza essere visto dalla ragazza. Vorrebbe evitarle il dolore di perdere in un solo giorno madre e padre. arrivato persino a pensare di farla finita lui stesso e di portarsi via anche la figlia. Manda l’sms con cui annuncia di voler uccidere la moglie, ma per sbaglio lo invia al fidanzato della ragazza. Quando arriva la polizia, lui è con il prete. Solo a quel punto, come liberato, si consegna agli agenti.