Frammenti vari, 3 marzo 2010
Tags : Rosa Bazzi
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BAZZI
ROSA"
La donna ha cercato più volte di addossarsi ogni responsabilità, affermando in una prima versione: «Mio marito non c’entra nulla, ho fatto tutto da sola. Da tempo ero esasperata, quella donna mi faceva paura, non sopportavo più i litigi e i rumori che venivano dalla sua casa disordinata. Anche suo marito Azouz mi faceva paura. Questi continuava a perseguitarmi con le sue irrisioni. Mi derideva di continuo. Lo faceva lui e lo facevano anche i suoi amici, quando venivano a casa a trovarlo. Una volta si è presentato sotto le mie finestre con i pantaloni slacciati. Ha tirato fuori il pene e mi ha detto che mi avrebbe scopata. Azouz nei giorni precedenti mi minacciò con un coltello, lo fece nel sottopasso del garage. Io ho riferito la cosa a mio marito il quale mi giurò che prima o poi gli avrebbe spaccato la faccia. Questo mi ha fatto star male». In una seconda versione Rosa Bazzi si addossa tutte le responsabilità degli omicidi, nel tentativo di scagionare il marito Olindo. Dice: «La sera dell’11 dicembre ero fuori a sistemare alcune cose di casa quando ho visto Raffaella rientrare da sola a piedi. Ho deciso di andarle dietro. Quando l’ho raggiunta sul suo pianerottolo e lei ha aperto la porta, ho constatato che la casa era buia, avendo io staccato il contatore quel pomeriggio. Mi ero portata un coltello da cucina e l’arnese in ferro che giorni prima mio marito aveva prelevato da una discarica, l’ho tenuto perché pensavo di usarlo per il giardinaggio. Ho raggiunto Raffaella in corridoio e l’ho colpita con il ferro e poi con il coltello. Mio marito in quel momento era in casa nostra, forse assopito sul divano. Lui è arrivato dopo, quando io stavo già bruciando la casa dei Castagna. Olindo mi ha aiutata soltanto a incendiare l’appartamento con due accendini e alcuni libri che abbiamo trovato. Lui ha cominciato a dare fuoco alla alla camera di Raffaella, io intanto ero in quella del bambino. Poi è arrivato Frigerio e siccome non era previsto Olindo lo ha colpito, mentre io ho intrapreso la colluttazione con sua moglie Valeria Cherubini. Subito dopo siamo corsi fuori, ci siamo liberati degli abiti che avevamo addosso e abbiamo buttato tutto nella spazzatura che abbiamo caricato sull’auto. Quella era parcheggiata in cortile, contrariamente a quanto detto. Poi abbiamo visto dei cassonetti vicino a casa in fondo al cancello sulla destra. Abbiamo buttato tutto lì dentro, Olindo aveva fatto più sacchi. subito dopo siamo andati a Como da McDonald’s, come dimostra lo scontrino che abbiamo tenuto. Ripeto: sono stata io, Olindo non voleva». Terza versione: «Voglio sottolineare che quando ho colpito Raffaella lei mi ha morsicato un dito. A quel punto ho infierito su di lei e l’ho accoltellata. Ricordo che in quel momento è arrivata anche la Cherubini, ma Olindo l’ha soltanto picchiata. Io invece l’ho accoltellata». (Cristiana Lodi, Libero 17/01/2007)
«Di coltelli ne avevamo due, io quello da cucina grande, mio marito il coltellino. Ma sono stata io ad accoltellare tutti quanti. Una volta finito ci siamo spogliati e abbiamo buttato tutto in un cassonetto che c’era lungo la strada a Lipomo. Olindo aveva fatto più sacchi e sapeva che alle cinque sarebbero passati a vuotarlo. Poi siamo ripartiti e una volta arrivati a Longone al Segrino ci siamo fermati a un ruscello, vicino c’era un lavatoio, e lì ci siamo lavati e puliti. Una volta arrivati a Como, Olindo ha buttato via anche le calze che erano sporche di sangue. Il coltello e la spranga che abbiamo usato erano in lavanderia. Li avevo preparati io una settimana prima». (Cristiana Lodi, Libero 17/01/2007)
«Non volevamo ucciderli ma solo spaventarli. Dare loro una lezione. Mio marito era arrabbiato anche con Castagna padre. vero che una volta abbiamo inseguito la Raffaella fino a Canzo e ci siamo fatti vedere, volevamo spaventarla. Poi io ho deciso di ucciderla e l’ho deciso circa una settimana prima di farlo. stato la domenica precedente, perché mi aveva svegliato con i rumori alle sei del mattino. Poi si stava avvicinando la data dell’udienza in tribunale del 13 dicembre. Lei ci prendeva in giro, deridendoci per questo processo e ci diceva che ci avrebbe carpito denaro che lei avrebbe poi buttato via. La Castagna mi considerava una debole perché soffrivo di mal di testa. Ma alla fine sono riuscita a ucciderla. Lei e anche quel bambino che piangeva e gridava sempre. La nostra vita era diventata impossibile e volevamo dare una lezione a lei e a suo marito Azouz. Proprio lui aveva cercato di violentarmi, non solo si è slacciato i pantaloni quella volta ma mi ha anche palpeggiato e facendomi vedere il pene mi ha detto che me l’avrebbe fatto provare. Io gli ho puntato il coltello e lui è scappato. In vita mia non ho mai desiderato la morte di alcuno. Ma la rabbia del momento mi ha indotto ad agire». l’unica volta in cui Rosa Bazzi piange davanti al Gip (Cristiana Lodi, Libero 17/01/2007)
«Dovevo fare quello che ho fatto. In quei momenti avrei ammazzato anche Olindo, se avesse tentato di fermarmi». (Giusi Fasano, Corriere della Sera 17/3/2007)
Rosa Bazzi in carcere è diversa. Pulisce la sua cella una volta ogni 3-4 giorni e, come lui, è apatica, non mette mai piede fuori per l’ora d’aria, poca tivù, poche letture: Famiglia Cristiana regalata dal cappellano della prigione è la rivista più sfogliata, per il resto Rosa sembra indifferente quasi a tutto salvo agli incontri del giovedì [con Olindo]. Però, a differenza di lui, parla molto. Attacca bottone ogni volta che può, «è un fiume in piena e spesso dice cose sconclusionate» conferma l’avvocato. Solo quando è insieme a lui segue un filo logico preciso: lo scuote, cerca di farlo reagire, di dargli coraggio perché, dice «l’ho coinvolto io, da solo lui non l’avrebbe mai fatto». Capita ancora adesso che la moglie di Olindo legga o ascolti servizi sulla strage di Erba, «ma perché – si lamenta – non parlano più di noi in televisione?» (Giusi Fasano, Corriere della Sera 17/3/2007)
La strategia di Rosa, che si autodefinisce la «mente» della strage, è tutto sommato semplice: rito abbreviato, richiesta di perizia psichiatrica, attenuanti da conquistare sul campo. Mossa conseguente: l’avvocato di fiducia, Pietro Troiano, mantiene solo la sua difesa. Olindo sarà affidato a un altro studio. Perchè? Ovvio. Rosa si prepara a ridifinire le responsabilità, in quel pugno di minuti necessari a portare a termine il macello. Lei che perde la testa e lui che non riesce a fermarla. (Massimo Numa, La Stampa 12/6/2007)
Gli show di Rosa di fronte ai taccuini e alle videocamere sono ormai leggendari; lei che alza gli occhi al cielo e sussurra commossa: «Ah, com’era bello quel bimbo...». (Massimo Numa, La Stampa 12/6/2007)
Nel più recente dei suoi interrogatori, il 6 giugno, Rosa Bazzi ha spiegato ai pubblici ministeri Antonio Nalesso e Massimo Astori di avere un motivo che più di tutti le faceva odiare la famiglia di Raffaella Castagna e in particolare il marito di lei, il tunisino Azouz Marzouk. Rosa ha raccontato di essere stata violentata da Azouz, «tre settimane prima che facevo quello che ho fatto». Sarebbe successo una mattina, nella casa di lei (proprio sotto l’appartamento di Raffaella), mentre Olindo era al lavoro. Rosa racconta: «Mi diceva che non poteva più stare senza di me, che mi voleva portare in Tunisia. Io ho cercato di difendermi più che potevo. Lui mi ha preso, mi ha strappato i vestiti...e ha fatto quello che aveva da fare». […] In carcere Rosa e Olindo non ricevono mai nessuno. La madre di lei è morta in primavera e, come aveva giurato, non ha mai voluto vedere la figlia in cella (Giusi Fasano, Corriere della Sera 26/7/2007)
«Le atroci accuse della Bazzi non sono state prese in considerazione dai pm. Nè sono stati formalizzati atti giudiziari contro Marzouk. Siamo rimasti anche noi senza parole. Ho parlato con Azouz. E’ soprattutto esausto, di tutto. La maglietta rossa strappata? Nessuno degli inquirenti è andata a cercarla. E neppure altri elementi». (La Stampa 27/07/2007, pag.23 MASSIMO NUMA)
«Falsità incomprensibili. No. Io non sono uno stupratore. Questa è l’ennesima infamia di quell’assassina. Quella donna è una pazza. E’ un mostro. Non l’ho mai guardata, nè mai molestata in alcun modo, non l’ho mai seguita. E figurarsi poi se l’ho corteggiata. Quelle parole... Tutto questo fa parte del film dell’orrore che è iniziato l’11 dicembre, quando lei sterminò la mia famiglia». (La Stampa 27/07/2007, pag.23 MASSIMO NUMA)
Durante il processo. Olindo è intabarrato nel grigiore del solito grosso maglione e giaccone, gonfio e immobile, lo sguardo assente e a tratti feroce, accarezza la coscia fasciata di jeans di Rosa, con un gesto che appare sconveniente, offensivo per chi li guarda. Rosa, golfone bianco, un po´ di rossetto sulle labbra, gli rassetta il giaccone, lo imbocca con un pezzo di pane, gli liscia i polsi quando gli tolgono le manette, gli appoggia le ginocchia contro le sue, ha le guance arrossate da una specie di funebre civetteria, esibisce accudimento, disinvoltura, persino seduzione. Lui si abbandona alle fotografie, lei si piega sulla spalla di lui, per nascondersi un po´ ma non del tutto, mentre con lo sguardo segue le smanie dei cronisti (Natalia Aspesi, La Repubblica 30/01/2008)
Il pm Massimo Astori ha chiesto la condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi, imputati per la strage di Erba, all’ergastolo e a tre anni di isolamento diurno. Per l’accusa si è trattato di «uno dei più feroci atti criminali che la storia ricordi» in Italia. Una folla di curiosi questa mattina ha atteso in fila per poter accedere nell’aula del Tribunale (sole24 ore.it 17/11/2008)
«Non la scorderemo mai, noi che l’ abbiamo vista. Non dimenticheremo questa donna che si alza dalla sedia e mima come ha accoltellato il bambino». Rosa Bazzi è nella gabbia, a due passi dal pubblico ministero Massimo Astori che sta parlando di lei. Eppure la Rosa Bazzi che tutti vedono, adesso, non è dietro le sbarre. una donna che si muove al buio, nella casa della strage di Erba la sera dell’ 11 dicembre di due anni fa. Sembra di vederla. Percorre il lungo corridoio, raggiunge il piccolo Youssef, lo afferra per i capelli e gli infila il coltello nella gola, dal basso verso l’ alto, con la mano sinistra: «Così», mima lei (mancina) nell’ interrogatorio della confessione che poi ritratterà (Giusi Fasano, Corriere della Sera 14/11/2008).
stata messa all’asta la casa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, gli assassini della strage di Erba. Al centro, in Via Diaz 25, scala A: pianterreno, 75 metri quadrati. Vale 120.000 euro (Paolo Meloni, Il Giornale 18/11/2009)