Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Diciamo i cognomi in ordine alfabetico: Baldassarri, Cellino, Proto, Rizzoli. Baldassari, cioè Gian Luca Baldassarri, è stato fermato ieri ad Alessandria. È l’ex responsabile dell’area Finanza del Monte dei Paschi di Siena. I finanzieri pensano che si sia messo in tasca, più o meno, 40 milioni di euro. Imputazioni: associazione per delinquere, truffa aggravata, concorso in ostacolo alle funzioni di vigilanza. I pm gli hanno sequestrato 20 milioni di euro che, finiti all’estero attraverso la Galvani Fiduciaria e la Compagnia Fiduciaria Nazionale, erano poi rientrati in Italia grazie allo scudo di Tremonti. A chi è riuscito, in questi giorni, ad avvicinarlo per fargli domande, Baldassarri ha più o meno risposto: «Andate a studiare» con ciò sottintendendo che giudici e finanzieri in realtà non hanno capito quello che ha fatto. Gli altri tre personaggi citati all’inizio sono finiti in carcere. Di Massimo Cellino, patron del Cagliari Calcio, Gazzetta si occupa altrove. Alessandro Proto, 38 anni, è uno dei tanti avventurieri che sbucano nei momenti più inattesi dagli abissi della finanza. L’hanno messo dentro e aveva da pochi minuti comprato per 400 mila euro il quotidiano “Pubblico” già diretto da Luca Telese e finito malamente dopo tre mesi di vita. Aveva anche inviato una manifestazione d’interesse per l’acquisto della palazzina di via Solferino dove lavorano le redazioni di “Gazzetta” e di “Corriere” e che l’editore vuole vendere. Proto è anche azionista di Rcs, sia pure fuori dal patto di sindacato. La Guardia di Finanza non ne ha stima e lo ha messo dentro imputandogli lo strano reato di manipolazione del mercato. Non se ne sa al momento molto di più, ma la notizia ha fatto sensazione. L’ultimo arrestato è Angelo Rizzoli, un tempo editore di questo giornale e del “Corriere della Sera”, poi finito in galera, quindi assolto da tutto al termine di traversie giudiziarie durate un quarto di secolo e ora di nuovo nei guai perché i magistrati pensano che abbia distratto 30 milioni di euro attraverso fallimenti dolosi di quattro società.
• Tutto questo accade dopo l’arresto del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica.
Giuseppe Orsi, accusato di aver pagato tangenti in India per ottenere una commessa relativa a 12 elicotteri. E ci sono anche l’inchiesta su Saipem ed Eni per tangenti pagate ad Algeri; il caso Fonsai, solo apparentemente risolto dall’intervento dell’indebitatissima Unipol. Per non parlare di faccende di vario tipo riguardanti Telecom, Popolare di Milano, le tasse forse evase da Unicredit per furbe manovre, a suo tempo, di Alessandro Profumo (così pensa il fisco), o il miliardo che secondo l’agenzia delle entrate Intesa avrebbe dovuto versare di tasse e che Corrado Passera avrebbe fatto risparmiare alla banca. Poi ci sono i conti svizzeri della Marcegaglia e non so più che altro…
• Tutte cosucce che giustificano la nomea mondiale secondo cui l’Italia è talmente corrotta da rischiare l’esclusione dal mercato.
Gli ultimi dati sono di ieri: «Quasi 5.500 colletti bianchi denunciati dalla Guardia di Finanza in Italia per reati bancari, finanziari, societari e fallimentari nel solo 2012: mille in più rispetto allo scorso anno. Più di 500 persone arrestate, 200 milioni di beni sequestrati per reati finanziari, 34 denunce di market abuse, 33 per ostacolo all’attività di vigilanza. Frodi societarie in aumento: le più diffuse nel 2012 hanno a che vedere con conflitti d’interessi, corruzione e concussione. Metà delle aziende quotate a Piazza Affari, in termini di capitalizzazione, sotto inchiesta da parte delle Procure di mezza Italia». Così scriveva ieri il Sole 24 Ore.
• E Berlusconi difende le tangenti.
Berlusconi ha detto questo: «La tangente è un fenomeno che esiste, non si possono negare le situazioni di necessità se si va a trattare nei paesi del Terzo Mondo o con qualche regime». Ha aggiunto: «Sono moralismi assurdi». Il bello è che ha ragione.
• Come sarebbe?
Si sa dal tempo dei tempi – l’ho già scritto – che se vuoi trattare con paesi del Terzo mondo, vendergli cose o acquisire concessioni, devi pagare quello che è previsto dalla prassi. Non si lavora in Cina – per dirne una – se non si molla un dieci per cento ai funzionari locali. Lo sanno tutti, lo sanno anche le autorità cinesi che fanno finta di non vedere o vedono solo quando gli fa comodo. Altra questione è la corruzione nostra, endemica e invincibile. Su questo punto Berlusconi non ha detto niente e ha fatto male. L’Italia è uno dei paesi più corrotti del mondo (73° posto nella classifica dell’onestà), in Europa battuto solo dalla Grecia.
• Ma non si potrebbe arrestarli tutti…
Non è questo: l’origine prima della corruzione è che i corrotti e corruttori delle varie tribù italiane sono tutti d’accordo, fanno sistema, tacciono su quello che fai tu perché in questo modo tu tacerai su quello che faccio io. C’è da guadagnare per tutti, no? È questo che bisognerebbe rompere, il tacito accordo generale sulla spartizione di tutto quello che c’è da spartirsi.
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