Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 15/2/2013, 15 febbraio 2013
LA7, ORA È FAVORITO SPOSITO MA DIETRO C’È SEMPRE B
[Lo scontro tra Telecom e Mediobanca è alla stretta finale sull’esito pesa ancora l’incertezza del risultato elettorale] –
È una battaglia all’ultimo euro quella che si profila sulla vendita di La7. Alla riunione del consiglio d’amministrazione di Telecom Italia - convocata per lunedì prossimo, 18 febbraio - verranno al pettine tutti i nodi dello scontro ormai aperto tra il presidente Franco Bernabè e l’azionista di controllo del gruppo telefonico, la Telco. La scatola che detiene il 22,5 per cento delle azioni con diritto di voto, pari al 15 per cento del capitale totale, riunisce Mediobanca, la sua controllata Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e la compagnia spagnola Telefonica.
Ma è Mediobanca a condurre il gioco, con l’amministratore delegato Alberto Nagel nel ruolo di regista e il presidente Renato Pagliaro, in quanto consigliere Telecom, a guidare il pacchetto di mischia che andrà allo scontro con Bernabè.
I termini della contesa sono ormai definiti. Mediobanca spinge per la cessione immediata al Fondo Clessidra, finanziaria d’investimenti che fa capo all’ex manager Fininvest Claudio Sposito. La candidatura di Urbano Cairo è stata infatti abbandonata al suo destino per una serie di motivi: la gracilità patrimoniale della società acquirente, che è anche la concessionaria di pubblicità di La7, attività che l’ha retta in piedi negli ultimi anni. Tanto che la stessa società televisiva di Telecom ha fatto causa a Cairo accusandolo di scorrettezze nella gestione dei fatturati pubblicitari. La debolezza di Cairo è anche dovuta a un’offerta per la sola emittente televisiva La7 e non per il resto del business di TI Media.
SPOSITO vuole invece rilevare il 77 per cento delle azioni TI Media in mano a Telecom. Secondo Nagel è un ottimo modo per Telecom Italia di liberarsi delle perdite del gruppo televisivo (un centinaio di milioni all’anno) e di migliorare il rapporto tra debito a patrimonio, spina nel fianco del gruppo, oberato da debiti pari al fatturato, attorno ai 30 miliardi di euro.
Bernabè cerca di fare resistenza. Alla riunione del cda dello scorso 7 febbraio ha strappato un rinvio, sollevando una delicata questione di conflitti d’interesse: i due azionisti principali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo, sono nell’operazione rispettivamente advisor della venditrice Telecom Italia e della compratrice Clessidra.
Secondo Mediobanca, la ragione per cui Bernabè resiste alla vendita va ricercata nella volontà di tenere la mani su uno strumento politicamente sensibile e quindi utile per la sua diplomazia delle relazioni. Bernabè da parte sua non avrebbe ragione di opporsi alla cessione a una società amica di Mediaset, cioè a un possibile vulnus alla concorrenza già scarsa sul mercato della pubblicità: uscendo dal mercato, Telecom non ne avrebbe alcun danno.
L’ASPETTO più delicato ruota invece all’interrogativo su quali vantaggi avrebbe il gruppo telefonico dalla frettolosa svendita. Secondo le stime di Medio-banca , nel suo stranamente doppio ruolo di advisor della vendita e di azionista che paga a se stesso i consigli per un buon affare, la cessione a Clessidra porterebbe a La7 un beneficio, a livello di patrimonio attorno ai 200 milioni. Le perplessità di Bernabè sono di tre ordini. Primo: con 30 miliardi di debiti tutta la fretta di risolvere un problema da 200 milioni è inspiegabile. Secondo: con la vendita Telecom rinuncia al valore di 176 milioni della sua partecipazione in TI Media, incassa un prezzo di un centinaio di milioni, si tiene i debiti di TI Media, pari a 260 milioni. Alla fine registrerebbe una perdita patrimoniale di un centinaio di milioni, oltre ad aver regalato i cosiddetti mux, il network di frequenze e antenne, valutati da soli 350 milioni.
Terzo e più delicato problema: a sei giorni dalle elezioni Telecom Italia farebbe un favore a Silvio Berlusconi, per poi andare a discutere con un governo presumibilmente di centrosinistra la delicata partita della rete telefonica, con la quale il gruppo conta di rimettersi in sesto attirando qualche miliardo di investimenti da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Lunedì saranno i consiglieri d’amministrazione, non tutti obbedienti agli azionisti che li hanno eletti a esprimersi. Nell’attesa Nagel aspetta di vedere se si materializzerà la ventilata offerta del suo arcirivale Diego Della Valle: potrebbe servirgli a sostenere che l’offerta di Clessidra non è l’unica, ma addirittura la migliore.