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 2013  febbraio 15 Venerdì calendario

FERMATO CON 35MILA EURO IN TASCA “MISTER 5%” SCARICATO DAGLI ALTRI INDAGATI

[Baldassarri è l’uomo al centro dei vari livelli dell’inchiesta che coinvolge il Monte dei Paschi] –
SIENA
— In tasca gli hanno trovato 35mila euro in contanti, somma enorme che per gli investigatori Gianluca Baldassarri aveva racimolato in pochi giorni per prepararsi la fuga dorata all’estero. Stava ancora aspettando le mosse della procura di Siena, sperava in una convocazione — come segnale di distensione — invece nella notte tra martedì e mercoledì i pm hanno deciso di bloccarlo. A parole si diceva «disponibile a farsi interrogare dai magistrati», e per questo era rientrato in Italia dopo varie peregrinazioni a Londra (dove avrebbe chiesto cittadinanza), in India e a Miami. Ma da giorni era un uomo irrequieto, braccato. E si è agitato troppo, con telefonate nei luoghi da cui era tornato; per chiedere ospitalità, temono gli investigatori. Si era anche spostato dalla sua casa milanese, per rifugiarsi in quella più calda e sicura di un’amica di 27 anni, ad Alessandria. Ma gli investigatori della Gdf da quando era atterrato a Milano proveniente da Zurigo non l’avevano più perso di vista: ieri mattina, quando i pm hanno firmato il decreto di fermo, sono andati a colpo sicuro, e quando glielo hanno notificato il manager, sconvolto e imbarazzato, ha chiamato il suo avvocato Filippo Dinacci per farsi assistere nelle successive perquisizioni.
L’esigenza di agire in fretta è stata dettata anche dal fatto che Baldassarri tra ieri e l’altro ieri - quando ormai aveva capito di rischiare l’arresto - ha iniziato a fare telefonate pericolose. Sono state registrate chiamate verso Miami, Londra e una città indiana. Infine, ha cercato di vendere titoli del Tesoro per un valore superiore al milione. Basta un milione per sistemarsi, ma
Baldassarri aveva un tesoretto ben maggiore. Una ventina i milioni che giorni fa gli sono stati sequestrati presso la fiduciaria Galvani di Bologna tra contanti, bond e azioni di tutto il mondo. Eppure il suo reddito come capo della direzione finanza Mps non poteva eccedere il mezzo milione annuo, ed era «sproporzionato » a quei fondi, reintrodotti in Italia grazie allo scudo fiscale.
Modi gentili, ferma competenza tecnico-finanziaria (fatto non comune nel passato vertice Mps) Baldassarri è arrivato a Siena nel 2001 dopo esperienze in Cofilp, Bna e Banca di Roma. Dove non ha lasciato un gran ricordo, dice chi ci lavorava. È il primo birillo a cadere in un’inchiesta lunga, complessa ed estesa di cui l’area finanza Mps e il suo leader sono gli obiettivi più epidermici. È il “primo livello”, che riguarda la finanza allegra, le sospette creste (dagli inquirenti viene considerato a capo della cosiddetta «banda del 5%») che hanno arricchito discussi intermediari come Enigma, Lutifin, Proto, Gdp. C’è poi il “secondo livello”, che salda nome e ruolo di Baldassarri alle operazioni di finanza fatte per compensare la scarsa redditività della rete Mps e rendere credibile l’ascesa di Mussari: i derivati Alexandria, Santorini, Nota Italia, che settimana scorsa la nuova Mps ha smontato perdendoci 730 milioni. A coinvolgere Baldassarri nel “secondo livello” c’è anche l’ex dg Antonio Vigni, che in due interrogatori l’ha “incastrato” incolpandolo dell’occultamento del mandate agreement, in cui la ristrutturazione di Alexandria (che evitava un rosso da 220 milioni nel 2009) era subordinata a un costoso rifinanziamento trentennale con Nomura. Quel papello, trovato lo scorso ottobre nella cassaforte di Vigni, ha ostacolato i controlli di vigilanza. Anche gli ex dirigenti indagati Marco Morelli e Daniele Pirondini hanno suonato dai pm l’antifona: «Faceva tutto Baldassarri», tanto che stranamente non riportava al direttore finanziario ma direttamente al dg. C’è infine il “terzo livello”, in cui vanno accertati ruoli e anomalie dell’acquisizione di Antonveneta e dei suoi confusi finanziamenti. Qui sta Mussari, che già aveva preso le distanze dicendo di turbofinanza lui ci capiva poco, e ieri il suo legale ha chiarito che «non ha reati in concorso con Baldassarri ». Ma su quel brutto occultamento del contratto bis con Nomura, ieri, i pm avrebbero consegnato a Mussari e Vigni nuovi avvisi in concorso con Baldassarri. Così da far scattare l’associazione a delinquere per tutti e tre.