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 2013  febbraio 15 Venerdì calendario

LE DIVISIONI DEL PAPA? UN MILIARDO DI FEDELI


«Il papa! Quante divisioni ha il papa?», disse una volta Stalin, quando gli riferirono le critiche del Vaticano al suo regime. Voleva essere sarcastico ma inconsapevolmente riconosceva che qualsiasi cosa dicesse la Chiesa di Roma nel campo del potere temporale, contava. Leader democratico o dittatore, oggi sarebbe possibile che qualcuno si chieda ancora come fa il Vaticano ad avere tanto potere politico internazionale con un esercito di 110 guardie svizzere?
Apparentemente non più. La fine della Guerra fredda e la riconciliazione con Israele hanno sottratto campi di pratica notevoli della diplomazia vaticana storica. L’Islam che preme dal Nord Africa sul continente nero, la galoppante diffusione dei carismatici in America Latina e un’Europa sempre più secolarizzata, rendono difficile alla segreteria di Stato mantenere un ruolo importante in geopolitiche dai mutamenti incerti e rapidi come sono quelle del XXI secolo.
Come per qualsiasi cancelleria laica, anche per la diplomazia d’ispirazione religiosa conta chi rappresenti: un grande Paese o una grande Chiesa hanno più peso di un Paese e una Chiesa più piccoli. Contano i numeri, insomma, e quella cattolica li ha grandi. I cattolici nel mondo oggi sono un miliardo e 202 milioni: il 50% del totale dei cristiani che, tutti insieme, sono il 33% della popolazione mondiale. Secondo i dati dell’International Bulletin of Missionary Research, i musulmani sono un miliardo 635 milioni, gli hinduisti 982 milioni, i buddhisti 509 e gli atei 136. Ma anche i musulmani, come i cristiani, sono divisi in sette diverse.
«Nessuna fede al mondo, come quella cattolica, può parlare a nome di oltre un miliardo di persone. Il peso è sempre notevole», ammette Massimo Introvigne, presidente del Centro studi sulle nuove religioni. «Ma il suo ruolo politico diminuisce, non c’è dubbio che in alcune zone del mondo si sia perso d’influenza». Il crescente secolarismo europeo, il cuore del cattolicesimo: ma il pericolo più insidioso viene dall’America Latina.
Nessun Paese al mondo ha tanti cattolici quanto il Brasile. Sono quasi 134 milioni ma solo il 68,6% dell’intera popolazione, secondo "Global Christianity" del 2011, l’ultimo rapporto del Pew Forum sulla popolazione cristiana nel mondo. Quell’oltre 30% mancante sono i carismatici e i pentecostali che crescono esponenzialmente in Brasile come nel resto dell’America centrale e meridionale. Nel mondo sono 528 milioni (un altro centinaio di milioni sono carismatici cattolici). Nel mutamento dinamico delle geopolitiche dopo la stagnazione della Guerra fredda, il Brasile ha un ruolo strategico. È uno dei Brics, i Paesi più importanti fra quelli in via di sviluppo.
La popolazione cattolica mondiale aumenta. Ma se dal 2005 a oggi è cresciuta dell’1%, quella carismatica è spettacolarmente salita del 2,43%. «In realtà è peggio», ammette Massimo Introvigne. «Se non consideriamo solo i battezzati ma chi la domenica va a messa, i praticanti pentecostali sono circa 50 a 50. Così è in Cile, a Portorico e in un numero crescente di Paesi». Il fenomeno non è solo latino-americano. Introvigne ha appena scritto un libro per spiegare che il Brasile l’abbiamo anche in casa: nella cintura urbana di Napoli e in Sicilia il fenomeno dei carismatici cresce di anno in anno. «A Gela ci sono ormai più chiese pentecostali che cattoliche».
La buona notizia è che da due pontificati la religione cattolica nel mondo è quella di maggioranza relativa, soprattutto grazie ad Africa e Asia, e ha superato l’Islam. Ma anche questo è di relativo conforto: dal 2005 i cattolici crescono dell’1,10%, la popolazione mondiale dell’1,18. Nonostante l’attivismo crescente, a volte con un estremismo militante, dell’Islam nel l’Africa sub-sahariana, da tre/quattro anni il cattolicesimo è la prima fede del continente, erodendo quote direttamente ai musulmani. La sola vera notizia è questa, l’Africa. La ragione è in quella che Masimo Introvigne definisce «la meccanica della missione». Quella militanza di fede e di attivismo a favore degli altri che ignora i vatileaks e si tiene lontana dalle trame della curia romana.
Anche in Cina e in India cresce il numero dei cattolici. Ma in quei Paesi la Chiesa non è in grado di esercitare una pressione di potere temporale sui governi. La storia incomincia ad essere diversa negli Stati Uniti, il quarto Paese per numero di cattolici (74,4 milioni) dopo Brasile, Messico e Filippine, dove un americano su quattro segue la Chiesa romana. Nel 1906 i cattolici erano il 17%, oggi sono il 24 e presto diventeranno la prima fede d’America con l’influsso degli immigrati latinos. Ma è un investimento politico a futura memoria. La Chiesa d’America che un giorno influenzerà le scelte dei presidenti più di ogni altra lobby, ora sta uscendo faticosamente dagli scandali sulla pedofilia.
Vatileaks, curia romana - e vergogne sessuali in America. In un certo senso c’è una similitudine fra gli Stati Uniti in crisi di Barack Obama e il Vaticano del prossimo papa: la priorità è sistemare gli affari interni, non il proprio ruolo e potere nel mondo. «È vero», concorda Massimo Introvigne.«Ma nonostante tutto in periferia, lontano da Roma, la diplomazia pontificia è ancora molto buona ed efficiente».