VARIE 15/02/2013, 15 febbraio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL METEORITE ESPLOSO NEL CIELO DI RUSSIA
In Russia 950 persone sono rimaste ferite in seguito all’esplosione nell’atmosfera di un meteorite sopra la regione di Chelyabinsk, nella zona dei monti Urali. Lo ha riferito il governatore della regione, che ha aggiunto che 3 mila edifici sono rimasti danneggiati, tra i quali 34 strutture ospedaliere e 361 scuole. I feriti sono stati colpiti dai vetri andati in frantumi per l’inteNsa onda d’urto seguita alla disintegrazione di un bolide di qualche metro di diametro e dal peso di circa 50 tonnellate avvenuta a circa 30-50 km di altezza nell’atmosfera. Inizialmente si era pensato a uno sciame meteoritico, ma è stato subito escluso dopo aver osservato i numerosi filmati che sono stati registrati. Fonti ufficiali russe hanno spiegato che si è trattato di un oggetto «sporadico e non associato a una pioggia di meteoriti che si è disintegrato nella parte bassa dell’atmosfera».
CRATERE - Il fenomeno si è verificato a circa 80 chilometri dalla città di Satka, non lontano da Chelyabinsk, alle 9,22 ora locale (le 4,22 ora italiana) ma è stato registrato su un’estesa area da Tyumen a Kurgan, nella regione di Sverdlovsk e nel Kazakistan settentrionale. Secondo il colonnello Yaroslav Poshiupkin, portavoce della regione militare degli Urali, citato dall’agenzia Ria Novosti, sarebbe stato ritrovato un cratere di 6 metri di diametro sul ghiaccio del lago Chebarkul. Intorno al cratere sono stati rinvenuti piccoli pezzi di roccia nera di 0,5-1 centimetri che si ritiene di provenienza dal meteorite. La zona è stata sigillata dai militari che hanno inviato anche una squadra di sommozzatori, secondo fonti russe.
COLPITE SEI CITTÀ - L’onda d’urto ha investito un’ampia zona, che è stata solcata da una scia di fumo bianco lasciata dal bolide che, in apparenza, segue una direzione da ovest verso est. I vetri di numerosi edifici si sono infranti (la superficie totale dei vetri rotti è di 100 mila metri quadri, scondo fonti dell’amministrazione di Chelyabinsk), ferendo quasi mille persone. Polizia e vigili del fuoco sono subito intervenuti per ispezionare gli edifici danneggiati. Il ministero delle Emergenze ha posto in stato di allerta 20 mila uomini e tre velivoli. Tutte le scuole e gli asili della regione sono stati chiusi. Secondo i servizi di emergenza russi il fenomeno non ha causato un innalzamento dei livelli di radiazioni, che sono rimasti nei parametri abituali per la regione. L’agenzia russa per l’energia atomica ha riferito che le installazioni negli Urali non hanno subito danni. L’agenzia spaziale Roscosmos ha fatto sapere che i loro apparecchi non hanno registrato la meteorite, che invece è stata vista dal satellite europeo Meteosat 10.
PUTIN: «SISTEMA MONITORAGGIO NON EFFICACE» - Il presidente russo Vladimir Putin si è detto preoccupato per la situazione sugli Urali e ha chiesto di inviare sul luogo un gruppo di specialisti della Protezione civile in aggiunta, per «valutare i danni e prestare maggiore aiuto alla gente». Il leader del Cremlino ha criticato il sistema esistente di monitoraggio «non del tutto efficace». A suo avviso quanto avvenuto «ci deve interessare non dal punto di vista astronomico, pure importante per gli specialisti, ma da quello del sistema di allerta della popolazione su tali fenomeni». Il primo ministro russo Dmitri Medvedev, intervenuto al Forum economico a Krasnoyarsk, ha detto che quanto avvenuto Chelyabinsk «è la prova che non solo l’economia è vulnerabile, ma l’intero pianeta». Secondo il leader del Partito liberaldemocratico, Vladimir Zhirinovsky, riportato dall’agenzia Ria-Novosti, non si è trattato di una meteorite ma «di un test di armi americane».
REPUBBLICA.IT
MOSCA - La caduta di un grosso meteorite, che si è disintegrato negli strati bassi dell’atmosfera, ha provocato una spettacolare pioggia di detriti, con esplosioni e scie infuocate in cielo sugli Urali e le regioni centrali della Russia. Circa mille persone sarebbero rimaste ferite nella regione di Chelyabinsk, 1.500 chilometri a est di Mosca. Almeno 158 sono bambini.
I frammenti, spiega il ministero delle Emergenze russo, sono caduti in un’area poco popolata e decine di persone hanno telefonato per chiedere assistenza medica. Principalmente si è trattato di ferite dovute ai vetri rotti dalle esplosioni, causate dalla pioggia di meteoriti, ma tre feriti sarebbero in gravi condizioni. In particolare, due bimbi si troverebbero in terapia intensiva. Si riportano anche danni a edifici, come il crollo del tetto di una fabbrica di circa seimila metri quadri. Un video amatoriale mandato in onda dalla televisione russa mostra un oggetto cadere nel cielo attorno alle 9.20 ora locale, le 4.20 in Italia, lasciando una coda bianca e un intenso lampo.
Secondo quanto riportato da Russia Today, il meteorite è esploso nove volte, la prima a una distanza di 55 chilometri dalla Terra. I cristalli caduti dopo la disintegrazione hanno danneggiato 297 case private, ma anche sei ospedali e 12 scuole. Le esplosioni hanno mandato nel panico gli animali nello zoo di Chelyabinsk, in particolare i lupi e gli orsi.
Per l’astrofisica Margherita Hack, "è rarissimo che frammenti di meteorite cadano sulla Terra provocando feriti. Quello che è successo in Russia", ha osservato la Hack, "è un fenomeno davvero molto strano. In genere i meteoriti sono attratti dalla forza di gravità della Terra ma raramente riescono a superare indenni il contatto con l’atmosfera", ha spiegato l’astrofisica toscana. "Per non bruciare significa che i frammenti erano molto grossi; in caso contrario avremmo visto soltanto una scia luminosa, quella che tutti chiamano stella cadente", ha aggiunto.
Il meteorite russo, spiega inoltre Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto nazionale astrofisica, non ha nulla a che fare con l’asteroide che sfiorerà in queste ore la Terra. "Quel che accade in Russia non ha nessuna relazione con l’asteroide 2012 DA14, quello passerà lontano dalla terra e non farà nessun danno", ha detto.
Esplosione in cielo a Cuba. Intanto, anche da Cuba è stata segnalata un’esplosione in cielo. Nella regione centrale dell’isola è stato visto un oggetto che cadeva dal cielo e che è esploso con un grande fragore, che ha fatto tremare le case del posto, riferisce la televisione locale. In un servizio diffuso questa mattina da Rodas, comune della provincia di Cienfuegos, i testimoni hanno descritto una luce molto intensa che è arrivata ad avere dimensioni importanti, paragonabili a quelle di un autobus, prima di esplodere in cielo.
Marcos Rodriguez, un residente nella regione definito dall’emittente un esperto in materia, ha riferito che "tutto sembra indicare che si è trattato di un bolide, cioè un frammento di pietra e metalli che entra a gran velocità nell’atmosfera terrestre". Specialisti stanno ora esaminando la zona di Rodas alla ricerca di possibili resti minerali caduti dal cielo, ha aggiunto l’emittente tv.
(15 febbraio 2013)
WIKIPEDIA:
Il meteorite è ciò che rimane dopo l’ablazione atmosferica di un meteoroide (cioè "piccolo" asteroide) entrato in collisione con la Terra. In pratica è ciò che di esso raggiunge il suolo. Quando entrano nell’atmosfera i meteoroidi si riscaldano fino ad emettere luce, formando così una scia luminosa chiamata meteora, bolide o stella cadente. Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, il riscaldamento non è prodotto dall’attrito, ma dalla pressione dinamica generata dalla fortissima compressione dell’aria di fronte al meteorite. L’aria si riscalda e a sua volta riscalda il meteorite.
Più precisamente per meteorite si intende un corpo di natura non artificiale ed extraterrestre, di conseguenza relitti spaziali precipitati o tectiti non sono meteoriti.
Nome
Tutti i principali dizionari indicano la parola meteorite come sostantivo maschile o femminile[1][2][3][4] lasciando quindi libertà di scelta. Tuttavia, se si osserva l’uso che ne viene fatto, si può notare come vi sia una certa prevalenza nell’utilizzo del genere maschile quando ci si riferisce al materiale che è sopravvissuto del meteoroide originale ed è giunto al suolo magari frammentato in centinaia di pezzi (es. "il meteorite Sikhote-Alin è caduto nel 1947"), e del genere femminile quando ci si riferisce ad un esemplare specifico (es. "ho tagliato una meteorite") o ad un meteorite di cui è stato recuperato solo un unico campione (es. "la meteorite di Bagnone è la più grande d’Italia") o se comunque sta parlando delle meteoriti come rocce (es. "le meteoriti ferrose").
Impatto con la superficie terrestre
Meteor crater, le meteoriti Canyon Diablo sono ciò che rimane del piccolo asteroide che scavò questo cratere.
La maggior parte delle meteoriti si disintegrano in aria, e l’impatto con la superficie terrestre è raro. Ogni anno si stima che il numero di rocce che cadono sulla Terra delle dimensioni di una palla da baseball o più si aggiri sulle 500. Di queste ne vengono mediamente recuperate solo 5 o 6; gran parte delle rimanenti cadono negli oceani o comunque in zone in cui il terreno rende difficile un loro recupero. Le meteoriti più grosse possono colpire il terreno con forza considerevole, formando così un cratere meteoritico (o cratere da impatto). Il tipo di cratere (semplice o complesso) dipenderà dalla grandezza, composizione, livello di frammentazione e angolo d’impatto della meteora. La forza della collisione di una grande meteora può causare disastri di grande entità. In tempi storici, sono stati registrati danni di piccola entità a proprietà, bestiame e anche persone. Nel caso in cui la meteora sia un frammento di cometa, composto per lo più di ghiaccio, il riscaldamento può provocare una notevole esplosione, senza che alcun frammento del meteoroide sopravviva. Si ipotizza, secondo alcune teorie correnti, che l’evento di Tunguska sia stato causato probabilmente da un caso di questo tipo.
Più in generale si può dire che una meteorite trovata sulla superficie di un qualche corpo celeste è un oggetto venuto da qualche parte dello spazio. Sulla Terra, in rarissimi casi, sono state trovate meteoriti provenienti dalla Luna e da Marte: molto probabilmente si tratta di detriti risultanti da precedenti impatti di grossi meteoriti con questi corpi celesti.
Le meteoriti, recuperate subito dopo essere state osservate nell’attraversamento dell’atmosfera o nell’impatto sulla superficie terrestre, vengono chiamate cadute. Tutte le altre meteoriti sono note come ritrovate. A tutt’oggi sono oltre 1000 le meteoriti cadute presenti nelle maggiori collezioni mondiali, mentre sono ormai oltre 31000 quelle ritrovate.
Ogni meteorite ha un nome specifico che deriva dal posto dove è stata trovata, di solito la località abitata o la caratteristica geografica più vicina. Nel caso in cui più meteoriti vengano trovate nello stesso luogo, al nome della meteorite vengono fatti seguire un numero (Allan Hills 84001) o più raramente una lettera (Dimmitt (b)).
Aspetto
Un meteorite orientato
A seconda che si tratti di un meteorite ferroso o roccioso diverse caratteristiche possono cambiare, ma normalmente tutte le meteoriti cadute da non troppo tempo mostrano una crosta di fusione scura e possono presentare sulla superficie piccole cavità chiamate regmagliti, simili alle impronte lasciate dalle dita sulla creta fresca, dovute all’ablazione selettiva dell’atmosfera che vaporizza più facilmente minerali a più bassa temperatura di fusione. La forma non è mai sferica e non presentano quarzo o bollicine. Quelle ferrose hanno una densità prossima a quella del ferro, ma anche quelle rocciose risultano significativamente più pesanti rispetto alle rocce comuni. Una volta tagliate e lucidate molte meteoriti ferrose presentano le Figure di Widmanstätten, mentre molte di quelle rocciose possono presentare dei condruli.
Se nel tragitto attraverso l’atmosfera il meteorite mantiene un orientamento stabile, si forma un meteorite tipicamente a forma di scudo detto orientato.
Classificazione
Classificazione classica
Meteorite Alvord, un’ottaedrite: sono visibili le figure di Widmanstätten
Le meteoriti sono state divise tradizionalmente in tre grandi categorie: rocciose (anche detti aeroliti), composti principalmente da silicati, ferrose (anche detti sideriti), composti per lo più da una lega di ferro e nichel), e ferro-rocciose (anche dette sideroliti), che contengono sia metallo che roccia in proporzioni simili.
Meteoriti primitive
Circa l’85% delle meteoriti che cadono sulla terra è di tipo primitivo, cioè non ha attraversato fasi di riscaldamento e differenziazione. Questi processi tipicamente hanno luogo in corpi progenitori di grosse dimensioni. Le meteoriti primitive sono costituite dalle condriti.
Meteoriti differenziate
Le acondriti compongono circa l’8% del materiale caduto sulla Terra e si pensa che derivino dalla crosta degli asteroidi più grandi. Sono simili alle rocce ignee terrestri. Tra le acondriti sono comprese le meteoriti lunari e le meteoriti marziane, chiamate anche meteoriti planetarie per distinguerle da quelle asteroidali di consistenza numerica notevolmente maggiore. È di attualità la discussione sull’origine di alcune acondriti provenienti da altri corpi celesti differenziati: l’attenzione è rivolta principalmente sull’asteroide Vesta e più recentemente sul pianeta Mercurio.
Il 5% delle meteoriti cadute sono invece ferrose e contengono leghe di ferro-nichel; questi meteoriti derivano probabilmente dal nucleo di qualche pianeta o asteroide che si è spezzato.
Il rimanente 1% è costituito da meteoriti ferro-rocciose, che sono intermedie tra i primi due tipi.
Storia
Willamette, con il suo peso di 14200 kg, è la più grande meteorite trovata negli Stati Uniti e una delle più grandi al mondo.
La prima caduta studiata scientificamente che avvenne nei pressi di una città abitata è stato il meteorite Hraschina. Un’altra caduta storicamente importante per la comprensione del fenomeno fu la pioggia di meteoriti di Siena verificatasi il 16 giugno 1794 alle 19:00 a sud-est di Siena, in Toscana.
Un esemplare della meteorite di Siena, raccolto e studiato da Ambrogio Soldani, è esposto nel Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena.
La caduta di "pietre" a L’Aigle, in Normandia, il 26 aprile 1803 alle ore 13:00, è considerato l’evento che convinse definitivamente gli studiosi a credere che le meteoriti fossero oggetti provenienti dallo spazio.
I meteoriti più grandi
Hoba, il singolo frammento di meteorite più grande mai trovato
Parlando di dimensione c’è innanzitutto da precisare se stiamo parlando del frammento più grande ritrovato di una particolare meteorite o della quantità totale di materiale proveniente dalla medesima caduta meteoritica: molto spesso infatti un singolo meteoroide durante l’ingresso nell’atmosfera tende a frammentarsi in più pezzi.
Nella tabella sono elencate i meteoriti più grandi (singolo frammento) ritrovate sulla superficie terrestre.[5]
Peso in tonnellate Località Anno di ritrovamento Tipologia
60 Hoba (Namibia) 1920 atassite
37 Campo del Cielo, frammento più grande (Argentina) 1969 ottaedrite grezza
31 Cape York, frammento Ahnighito (Groenlandia) 1894 ottaedrite media
28 Armanty (Cina) ottaedrite media
22 Bacubirito (Messico) 1863 ottaedrite molto fine
20 Cape York, frammento Agpalilik (Groenlandia) 1963 ottaedrite media
16 Mbosi (Tanzania) 1930 ottaedrite media
15 Campo del Cielo, secondo frammento più grande (Argentina) 2005 ottaedrite grezza
14 Willamette (USA) 1902 ottaedrite media
14 Chupaderos I (Messico) 1852 ottaedrite media
11,5 Mundrabilla I (Australia) 1966 ottaedrite media
11 Morito (Messico) 1600 ottaedrite media
Tutte le più grandi meteoriti ritrovate sono di tipo ferroso: questo è dovuto al fatto che le meteoriti di tipo ferroso rispetto a quelle rocciose si frantumano meno durante l’ingresso nell’atmosferae e tendono a preservarsi meglio nel corso dei secoli all’azione degli agenti atmosferici.[6]
Le più grandi per tipo di meteorite (singolo frammento):
meteorite ferroso: Hoba[6]
meteorite rocciosa: Jilin (1770 kg)[6]
condrite: Jilin (1770 kg)[6]
condrite carbonacea: Moapa Valley (698,8 g)
acondrite: Norton County (1073 kg)[6]
aubrite: Norton County (1073 kg)[6]
brachinite: NWA 4882 (2,89 kg)
meteorite marziano: Zagami (18 kg)
meteorite lunare: Kalahari 009 (13,5 kg), NWA 5000 (11,56 kg, la più grande certificata)
meteorite ferro-rocciosa: Huckitta (1411 kg)[6]
pallasite: Huckitta (1411 kg)[6][7], Fukang (1003 kg, la più grande non ossidata)
mesosiderite: Bondoc (888,6 kg)
Se si considera invece la massa totale conosciuta di tutti i frammenti riconducibili alla medesima caduta meteoritica, le meteoriti più "abbondanti" conosciute sono Campo del Cielo con più di 100 tonnellate di massa totale conosciuta (TWK)[8] seguite dalle Sikhote-Alin con più di 70 tonnellate.[9]
La meteorite più grande (singolo frammento) rinvenuta in Italia è stata Alfianello in provincia di Brescia (ca. 200 kg), fatta a pezzi nel 1883 poco dopo la caduta. La seconda più grande e la più grande tutt’ora intera è invece Bagnone (provincia di La Spezia), trovata nel 1883.
Danni a persone, animali o cose
L’unica vittima registrata causata da una meteorite è un cane egiziano, che rimase ucciso nel 1911 (vi sono però notevoli dubbi sulla veridicità dell’intera storia). Negli anni ottanta la meteorite Nakhla, vista cadere nel 1911 appunto a Nakhla, in Egitto e responsabile della presunta morte del cane, venne riconosciuta come una rara meteorite marziana, capostipite delle nakhliti.
Un caso, in tempi moderni, di una persona colpita da una meteorite si verificò il 30 novembre 1954 a Sylacauga, Alabama, USA. Una meteorite di circa 4 kg ruppe il tetto di una casa e colpì la signora Elizabeth Hodges nel suo soggiorno, dopo essere rimbalzata sulla radio. La signora non ebbe altre conseguenze oltre ad una ferita superficiale.
Altro caso accadde il 19 febbraio 1956 nelle prime ore del mattino a Sinnai, in Sardegna, e dopo aver sfondato il tetto di una casa ferì una persona che si trovava all’interno. Il meteorite è probabilmente una condrite H6 chondrite.[10]
Riguardo ai danni provocati dalla caduta di meteoriti esiste un’ampia casistica[11][12], tuttavia non sempre nelle statistiche si fa distinzione tra oggetti artificiali, come i rifiuti spaziali e le meteoriti vere e proprie.
In alcuni casi, come per esempio il 9 ottobre 1992 a Peekskill, New York, USA[13] e il 26 marzo 2003 a Park Forest, Illinois, USA[14] sono stati documentati i danni causati dalla caduta di meteoriti: a Peekskill è stato perforato il bagagliaio di un’auto e a Chicago è stata distrutta una stampante.
Il 18 maggio 1988, sulla zona di Torino ovest, cadde una pioggia di frammenti di meteorite. Uno, del peso di 800 g piombò nel parcheggio dello stabilimento Aeritalia (attualmente Alenia), in corso Marche. Curiosamente l’azienda in questione costruisce, fra l’altro, anche scudi di protezione anti-meteorite per satelliti artificiali. Altri frammenti vennero raccolti a Pianezza, Collegno e Borgata Leumann. Il campione principale è conservato presso la stessa Alenia. Si tratta di una Condrite, H. [15]
Il 15 febbraio 2013, alle ore 9:22 locali, si è verificata una vera e propria pioggia di meteoriti in una zona della Russia comprendente sei città della zona di Cheliabynsk, nel distretto di Satka sui monti Urali, dove ha causato il ferimento di circa 1000 persone.[16]
UN ASTEROIDE HA SFIORATO LA TERRA
Ore 20,30: l’asteroide 2012 DA14 sfiora la Terra: mai così vicino "sasso" così grande
Milano, 15 febbraio 2013
Un diametro di 45 metri con una massa di 135mila tonnellate: è l’asteroide 2012 DA14 che oggi sfiorerá la Terra passando tra il nostro pianeta e la Luna.
Un diametro di 45 metri con una massa di 135mila tonnellate. È l’asteroide 2012 DA14 che oggi sfiorerá la Terra. Gli scienziati della Nasa, che informano sul web in tempo reale sull’incontro ravvicinato (GUARDA FILMATO), escludono un impatto con il nostro pianeta. Se ci colpisse, l’asteroide potrebbe distruggere un’intera megalopoli. L’asteroide 2012 DA14 passerá più vicino alla Terra intorno alle 20,30-20,40 ora italiana.
L’asteroide 2012 DA14 è il più grande che abbia mai viaggiato così vicino al nostro pianeta. Scoperto e osservato un anno fa, a febbraio 2012, l’asteroide 2012 DA 14 passerá a una velocitá di 7,8 km al secondo ed ad una distanza di circa 27.600 chilometri da noi. Sará così vicono da coprire una distanza calcolata in un decimo rispetto a quella tra la Terra e la Luna.
come osservarlo — Il sasso cosmico che si sta avvicinando alla Terra passerà all’interno dell’anello dei satelliti situati in orbita geostazionaria, a 35.800 chilometri dalla Terra ma, non colpirà nessuno dei satelliti perchè la sua traiettoria non si intersecherà con essi. Scoperto nel 2012 da un gruppo di astrofili spagnoli del programma La Sagra Sky Survey, l’asteroide all’inizio ha destato apprensione perchè si temeva potesse colpire la Terra nel passaggio del 2026. Le osservazioni recenti, hanno contraddetto questa ipotesi: non vi è alcuna possibilità di impatto per il 2026, il prossimo passaggio a rischio di questo oggetto è invece nel 2092 quando ci sarà una possibilità su 300.000 che venga colpita la Terra. Per l’astrofisico Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario di Roma e responsabile del Virtual Telescope, "è la prima volta che siamo stati in grado di prevedere un passaggio così ravvicinato di un asteroide di queste dimensioni"». Sarà un’occasione da non perdere per astronomi ed appassionati perchè l’asteroide sarà visibile anche con piccoli binocoli e con telescopi amatoriali modesti. L’oggetto sarà visibile da quasi tutta Europa, compresa l’Italia. Nei nostri cieli, spiega Masi, l’asteroide sorgerà alle 20,40, quasi in coincidenza con il momento del massimo avvicinamento. Si alzerà fra le stelle della costellazione della Vergine, quindi salirà fra gli astri del Leone, poi solcherà l’Orsa Maggiore per dirigersi verso la Stella Polare.
la "pioggia" sugli urali — E nell’attesa fa scalpore la pioggia di frammenti meteoritici caduta sugli Urali che ha causato più di 700 feriti. Il meteorite, del peso di 10 tonnellate, è precipitato verso la Terra e si è disintegrato nella parte bassa dell’atmosfera, formando una pioggia di cristalli che si è abbattuta sulla Russia centrale. Le schegge hanno colpito sei città nella regione di Cheliabynsk, causando il ferimento di 725 persone, per lo più in modo lieve. Almeno 112 feriti sono stati ricoverati in ospedale, di cui due in terapia intensiva
METEORITI E ASTEROIDI "Quando un corpo celeste di tipo roccioso viene osservato nello spazio con un telescopio prima di entrare nell’atmosfera terrestre, prende il nome di meteoroide" spiega l’Istituto Nazionale di Astrofisica, aggiungendo che "quando poi questo corpo celeste entra nell’atmosfera incendiandosi diventa una meteora". "Quel che rimane del meteoroide e che raggiunge la superficie terrestre - prosegue l’Inaf - prende il nome di meteorite, o di meteoriti se il corpo originario si frammenta". "La definizione di asteroide sostanzialmente coincide con quella di meteoroide" conclude l’ente di ricerca.
a cura di Claudio Bagni (cbagni@rcs.it)
ASTEROIDE WIKIPEDIA
Origini e struttura
Dal fatidico giorno (1º gennaio 1801) in cui l’astronomo italiano Giuseppe Piazzi scoprì quello che allora venne definito un "pianetino",[1] assai poco luminoso, orbitante nella fascia tra Marte e Giove, e che in seguito sarà classificato come asteroide, gli studiosi cercano di individuare le origini dei singoli "planetini" e delle famiglie di "corpuscoli".[2]
Prendendo come riferimento gli asteroidi formati nel sistema solare, quelli vicini ai pianeti come la Terra e a Marte mostrano lo spettro dei minerali rocciosi mescolati col ferro, mentre quelli vicini a Giove tendono a essere scuri e rossastri, indice di una composizione non molto diversa da quella della nebulosa primordiale, che circa 4,5 miliardi di anni fa avrebbe prodotto i pianeti da condensare.[3]
Quindi, in base alle ipotesi più accreditate, in una prima fase i minuscoli corpi solidi si aggregarono per formare i mattoncini dei pianeti, ma nella zona oltre Marte, a causa degli effetti delle risonanze gravitazionali con la massa di Giove, furono impedite le formazioni di corpi con diametro superiore a 1000 chilometri.
I corpuscoli che non riuscirono ad essere inglobati all’interno dei pianeti in formazione divennero asteroidi, e tra essi i più grandi raggiunsero una temperatura sufficiente per consentire una differenziazione chimica; la conseguenza fu che in alcuni di essi si formò l’acqua, in altri fenomeni vulcanici.
Grazie all’interferenza di Giove sulle orbite primarie degli asteroidi aumentarono gradualmente le loro collisioni, che portarono a numerose distruzioni e mutilazioni dalle quali sopravvissero i corpi più grandi, mentre altri corpuscoli furono proiettati fuori dal sistema solare.
Quindi alcuni asteroidi, e anche i meteoriti, rappresentano i resti di questi protopianeti, mentre altri, come le comete, sono corpi ancora più primitivi, che non sono riusciti a differenziarsi e perciò sono testimonianze di un passato molto remoto, vicino alle origini del sistema solare.[3]
Per quanto riguarda la struttura, gli studiosi hanno avanzato l’ipotesi che accanto alla conformazione tipica solida e rocciosa, gli asteroidi più grandi di un chilometro non siano monolitici, ma piuttosto aggregati di frammenti piccoli o addirittura pile di pietre frammentate sulla falsariga delle comete, come proposero per la prima volta Don Davis e Clark Chapman.[3]
Sistema solare
Nel sistema solare sono già stati numerati e catalogati oltre 300 000 asteroidi e probabilmente altre centinaia di migliaia (alcune stime superano il milione) attendono ancora di essere scoperti. L’asteroide più grande del sistema solare interno è Cerere, con un diametro di 900-1000 km; seguono Pallade e Vesta, entrambi con diametri sui 500 km; i tre sono anche gli unici asteroidi di forma approssimativamente sferica della fascia principale. Al contrario, numerosi oggetti del sistema solare esterno quali Eris, Sedna, Orco, Quaoar, Issione e Varuna, sono più grandi di Cerere.
Vedi anche Lista degli asteroidi principali per una lista degli oggetti più interessanti e degni di nota.
La fascia principale, di Kuiper, dei Centauri e dei Troiani
Confronto in scala fra i 10 più grandi corpi celesti della Fascia principale.
La maggior parte degli asteroidi orbitano tra Marte e Giove, ad una distanza compresa tra 2 e 4 UA dal Sole, in una regione conosciuta come Fascia principale. Questi oggetti non poterono riunirsi a formare un pianeta, a causa delle forti perturbazioni gravitazionali del vicino pianeta Giove; queste stesse perturbazioni sono all’origine delle cosiddette lacune di Kirkwood, zone vuote dalla fascia dove gli asteroidi non possono orbitare, in quanto si troverebbero in risonanza orbitale con Giove e ne verrebbero presto espulsi.
Un numeroso gruppo di asteroidi, oltre un migliaio, è costituito dai cosiddetti troiani. Questi asteroidi hanno orbite molto simili a quella di Giove. Sono suddivisi in due gruppi: uno precede Giove di 60 gradi nella sua orbita e l’altro lo segue ad una medesima distanza angolare. In altre parole, i troiani occupano due dei cinque punti lagrangiani del sistema Sole-Giove, l’L4 e l’L5, dove le orbite sono stabili. Gruppi simili di asteroidi, molto più piccoli e meno numerosi, sono stati scoperti anche nei punti lagrangiani L4 e L5 del sistema Sole-Marte e del sistema Sole-Nettuno.
I centauri orbitano attorno al Sole in mezzo ai pianeti giganti, quindi oltre l’orbita di Giove. Il primo scoperto di questa categoria fu Chirone, nel 1977, un asteroide di più di 100 km di diametro e il più grande della categoria. Si pensa che questi oggetti siano asteroidi o ex-comete che sono state espulse dalle loro orbite originali e immesse in orbite che le portano in regioni relativamente poco popolate dagli asteroidi tradizionali.
Le migliorate capacità dei moderni telescopi hanno permesso di estendere le nostre conoscenze sugli oggetti trans-nettuniani. Oggi vengono comunemente riconosciute tre grandi distribuzioni asteroidali oltre l’orbita di Nettuno: la fascia di Edgeworth-Kuiper, il disco diffuso e la nube di Oort.
La fascia di Kuiper è la sorgente di circa la metà delle comete che arrivano nel sistema interno. Le prime scoperte risalgono al 1992, quando David Jewitt dell’Università delle Hawaii e Jane Luu di Harvard individuarono corpi ghiacciati poco oltre l’orbita di Nettuno. Si conosce molto poco degli asteroidi della fascia di Kuiper, che appaiono come minuscoli puntini anche nei telescopi più potenti. La loro classificazione e composizione chimica è per adesso materia di speculazioni. Alcuni di questi asteroidi si sono rivelati essere non molto più piccoli di Plutone o della sua luna Caronte. È stata proprio la scoperta, negli ultimi anni, di oggetti di dimensioni sempre maggiori - Quaoar, con i suoi 1200 km di diametro, scoperto nel 2002; Eris, nel 2003, con un diametro stimato di 2400 km, appartenente alla regione del disco diffuso - a portare ad una stretta finale l’Unione Astronomica Internazionale, che durante l’assemblea generale del 24 agosto 2006 ha promulgato definitivamente la definizione ufficiale di pianeta. Nella stessa occasione è stata riconosciuta l’appartenenza di Plutone ed Eris alla nuova classe dei pianeti nani.
Classificazione degli asteroidi
Classificazione spettrale
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Classificazione spettrale degli asteroidi.
Gli asteroidi sono classificati in tipi spettrali, che corrispondono alla composizione del materiale superficiale dell’asteroide. Il numero degli asteroidi conosciuti nelle diverse classi spettrali potrebbe non corrispondere alla distribuzione effettiva, perché alcuni tipi di asteroidi sono più facili da osservare di altri, ed il loro numero viene quindi sovrastimato.
Asteroidi di tipo C - 75% degli asteroidi conosciuti. La C sta per "carbonacei". Sono estremamente scuri (albedo 0,03), simili alle meteoriti carbonacee. Questi asteroidi hanno all’incirca la stessa composizione del Sole, tranne l’idrogeno, l’elio e altri elementi volatili. I loro spettri hanno colori relativamente blu, e sono molto piatti e senza strutture evidenti.
Asteroidi di tipo S - 17% degli asteroidi conosciuti. La S sta per "silicio". Sono oggetti relativamente luminosi (albedo 0,1-0,22). Hanno una composizione metallica (principalmente silicati di nichel, ferro e magnesio). Lo spettro di questi asteroidi ha una forte componente rossa, ed è simile alle meteoriti ferrose.
Asteroidi di tipo M - Questa classe comprende quasi tutti gli altri asteroidi. La M sta per "metallico". Sono asteroidi piuttosto brillanti (albedo 0,1-0,18), sembrano fatti di nichel-ferro quasi puro.
Ci sono altri tipi di asteroidi, molto più rari:
Asteroidi di tipo G - Una suddivisione degli asteroidi di tipo C, spettralmente distinta per le differenze nell’assorbimento degli ultravioletti. Il principale rappresentante di questa classe è l’asteroide 1 Ceres.
Asteroidi di tipo E - La E sta per enstatite. Raccoglie asteroidi di ridotte dimensioni che orbitano principalmente nella parte interna della Fascia principale e che probabilmente hanno avuto origine dal mantello di asteroidi di grandi dimensioni, distrutti in tempi remoti [4].
Asteroidi di tipo R - La R sta per (colore e spettro) rossastro.
Asteroidi di tipo V - La V sta per Vesta, un grosso asteroide di cui si pensa che questi potrebbero esserne frammenti.
Classificazione orbitale
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Famiglia di asteroidi.
Molti asteroidi sono stati classificati in gruppi e famiglie in base alle loro caratteristiche orbitali. A parte le suddivisioni più ampie, è abitudine nominare un gruppo di asteroidi dal primo asteroide scoperto tra gli appartenenti al gruppo (ovvero dall’asteroide con il numero identificativo più basso tra gli appartenenti al gruppo). I gruppi sono associazioni dinamicamente sciolte, mentre le famiglie sono molto più "strette" e sono il risultato della disgregazione catastrofica di un progenitore nel passato [5]. Finora, la quasi totalità delle famiglie scoperte appartiene alla Fascia principale. Esse furono inizialmente riconosciute da Kiyotsugu Hirayama nel 1918 e sono spesso chiamate famiglie Hirayama in suo onore.
Tra il 30% ed il 35% degli oggetti della Fascia principale appartengono a famiglie dinamiche, ognuna delle quali si pensa sia stata originata dalla collisione tra due asteroidi nel passato. Una famiglia è stata associata all’oggetto trans-nettuniano Haumea [6].
Ricerca degli asteroidi
2004 FH è il punto bianco al centro dell’immagine; l’oggetto che attraversa rapidamente lo schermo è un satellite artificiale.
Fino al 1998, e in parte ancora oggi, gli asteroidi venivano scoperti con un procedimento articolato in quattro fasi. Per prima cosa, una regione del cielo veniva fotografata con un telescopio a grande campo. Venivano prese coppie di fotografie della stessa regione, separate, in genere, da un’ora di tempo. In un secondo momento, le due pellicole della stessa regione venivano osservate sotto uno stereoscopio, che permetteva di trovare ogni oggetto che si fosse mosso tra le due esposizioni. Poiché le stelle sono fisse, mentre gli oggetti del Sistema Solare si sono mossi leggermente, durante l’ora di tempo trascorsa tra le due foto, ogni asteroide risalta come un punto in movimento. Terzo, una volta che un corpo in movimento fosse stato trovato, si misuravano le sue posizioni in modo molto preciso, usando come riferimento stelle presenti sulla fotografia, le cui posizioni siano conosciute con grande precisione.
Alla fine di queste tre fasi non si aveva ancora una scoperta, ma solo un "candidato asteroide". Il passo finale era di inviare i risultati al Minor Planet Center, dove, a partire dalle posizioni misurate, veniva calcolata un’orbita preliminare e venivano calcolate le effemeridi per i giorni successivi. Una volta che l’oggetto veniva ritrovato grazie alle predizioni (segno che tutti i passi precedenti erano stati svolti senza errori), l’astronomo, il gruppo di astronomi o il dilettante che aveva fatto le osservazioni ne era riconosciuto lo scopritore e aveva il diritto di proporre all’Unione Astronomica Internazionale il nome da dare all’asteroide.
Quando l’orbita di un asteroide viene confermata, esso viene numerato, e più tardi può anche ricevere un nome (per esempio, 1 Cerere o 2060 Chirone). I primi vennero chiamati con nomi derivati dalla mitologia greco-romana, ma quando questi nomi iniziarono a scarseggiare, ne vennero usati altri: persone famose, nomi delle mogli degli scopritori, persino attori di televisione. Alcuni gruppi hanno nomi derivati da un tema comune, per esempio i Centauri sono tutti chiamati a partire da centauri leggendari, mentre i Troiani portano i nomi degli eroi della guerra di Troia.
A partire dal 1998, un gran numero di telescopi automatizzati eseguono automaticamente tutte le fasi precedentemente descritte, usando camere CCD e computer collegati direttamente al telescopio, che calcolano l’orbita e vanno a ripescare l’asteroide in seguito. Tali sistemi scoprono ormai la maggior parte degli asteroidi, ed ognuno è gestito da un gruppo di astronomi e tecnici. Ecco un elenco di alcuni di questi gruppi:
Il gruppo Lincoln Near-Earth Asteroid Research (LINEAR)
Il gruppo Near Earth Asteroid Tracking
Spacewatch ("guardia spaziale", il primo di essi)
Il gruppo Lowell Observatory Near-Earth Object Search
La Catalina Sky Survey
La Japan Spaceguard Association
L’Asiago DLR Asteroid Survey (in Italia)
Il solo sistema LINEAR, uno dei più avanzati, al 31 dicembre 2007, ha scoperto 225 957 asteroidi.[7] Tutti insieme, i sistemi automatici hanno anche scoperto, al 1º giugno 2008, 5 432 asteroidi near-Earth, cioè potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta.[8]
Esplorazione degli asteroidi
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Esplorazione degli asteroidi.
Prima dell’era dei viaggi spaziali, gli asteroidi erano soltanto dei puntini luminosi anche se osservati con i più grandi telescopi. La loro forma e le caratteristiche della superficie rimanevano un mistero.
Le prime fotografie ravvicinate di un oggetto di tipo asteroidale furono scattate nel 1971 quando la sonda Mariner 9 riprese delle immagini delle piccole lune di Marte, Phobos e Deimos, due asteroidi catturati. Queste immagine mostrarono la forma irregolare, simile ad una patata, comune alla maggior parte degli asteroidi, in seguito confermato dalle immagini acquisite dalle sonde Voyager delle lune più piccole dei giganti gassosi.
951 Gaspra, il primo asteroide ad essere fotografato in modo ravvicinato
Le prime fotografie ravvicinate di un asteroide vennero scattate dalla sonda Galileo, agli oggetti Gaspra nel 1991, e Ida nel 1993. Nel 1996 la NASA ha lanciato la prima missione dedicata allo studio di un asteroide: la sonda NEAR Shoemaker, dopo aver effettuato nel 1997 il sorvolo dell’asteroide Mathilde, atterrò sull’asteroide Eros nel 2001, determinandone la densità con estrema precisione a partire dalle misure del campo gravitazionale.
Altri asteroidi visitati da sonde in rotta per altre destinazioni sono:
9969 Braille (da Deep Space 1 nel 1999)
5535 Annefrank (da Stardust nel 2002).
Nel settembre del 2005, la sonda giapponese Hayabusa ha iniziato lo studio dell’asteroide 25143 Itokawa e dovrebbe riportare sulla Terra campioni della superficie. La sonda Hayabusa ha incontrato numerosi contrattempi, compresi i guasti di due delle tre ruote di reazione, che controllano l’orientazione della sonda rispetto al sole e mantengono il puntamento dei pannelli solari, e di due dei quattro motori a ioni.
Il lancio della missione Dawn della NASA, diretta verso Cerere e Vesta, è avvenuto nel mese di settembre del 2007.
La sonda Rosetta dell’ESA è transitata ad 800 km dall’asteroide 2867 Šteins il 5 settembre 2008 [4] ed a 3162 km da 21 Lutetia il 10 luglio 2010.
Questa immagine di Eros, presa il 14 febbraio 2000 dalla sonda NEAR (in realtà un mosaico composto da due immagini), i più piccoli dettagli distinguibili sono grandi circa 35 metri. Si riconoscono massi della dimensione di case in molti posti. Uno si trova sull’orlo del cratere gigante che separa le due metà dell’asteroide. Un’area luminosa è visibile nella parte superiore sinistra, e dei solchi possono essere visti subito sotto di essa. I solchi scorrono paralleli alla dimensione maggiore dell’asteroide.
Modifica dell’orbita degli asteroidi
Negli ultimi tempi, si è sviluppato molto interesse attorno agli asteroidi la cui orbita interseca quella della Terra e che potrebbero, nel corso dei secoli, scontrarsi con essa. La quasi totalità degli asteroidi near-Earth sono classificati, a seconda del semiasse maggiore della loro orbita e della distanza da Sole del loro perielio, come asteroidi Amor, asteroidi Apollo o asteroidi Aten.
Sono stati proposti diversi modi per modificarne l’orbita, nel caso fosse confermato il rischio di collisione, tuttavia la scarsa conoscenza della struttura interna di tali oggetti impedisce di prevedere nel dettaglio come reagirebbero ad un impatto o ad un’esplosione che avvenga nelle loro vicinanze allo scopo di defletterli o distruggerli. Persino i modelli che cercano di prevedere le conseguenze di una collisione catastrofica con la Terra sono ancora di dubbia validità a causa dell’impossibilità di sottoporli ad una prova sperimentale.
Origini e struttura
Dal fatidico giorno (1º gennaio 1801) in cui l’astronomo italiano Giuseppe Piazzi scoprì quello che allora venne definito un "pianetino",[1] assai poco luminoso, orbitante nella fascia tra Marte e Giove, e che in seguito sarà classificato come asteroide, gli studiosi cercano di individuare le origini dei singoli "planetini" e delle famiglie di "corpuscoli".[2]
Prendendo come riferimento gli asteroidi formati nel sistema solare, quelli vicini ai pianeti come la Terra e a Marte mostrano lo spettro dei minerali rocciosi mescolati col ferro, mentre quelli vicini a Giove tendono a essere scuri e rossastri, indice di una composizione non molto diversa da quella della nebulosa primordiale, che circa 4,5 miliardi di anni fa avrebbe prodotto i pianeti da condensare.[3]
Quindi, in base alle ipotesi più accreditate, in una prima fase i minuscoli corpi solidi si aggregarono per formare i mattoncini dei pianeti, ma nella zona oltre Marte, a causa degli effetti delle risonanze gravitazionali con la massa di Giove, furono impedite le formazioni di corpi con diametro superiore a 1000 chilometri.
I corpuscoli che non riuscirono ad essere inglobati all’interno dei pianeti in formazione divennero asteroidi, e tra essi i più grandi raggiunsero una temperatura sufficiente per consentire una differenziazione chimica; la conseguenza fu che in alcuni di essi si formò l’acqua, in altri fenomeni vulcanici.
Grazie all’interferenza di Giove sulle orbite primarie degli asteroidi aumentarono gradualmente le loro collisioni, che portarono a numerose distruzioni e mutilazioni dalle quali sopravvissero i corpi più grandi, mentre altri corpuscoli furono proiettati fuori dal sistema solare.
Quindi alcuni asteroidi, e anche i meteoriti, rappresentano i resti di questi protopianeti, mentre altri, come le comete, sono corpi ancora più primitivi, che non sono riusciti a differenziarsi e perciò sono testimonianze di un passato molto remoto, vicino alle origini del sistema solare.[3]
Per quanto riguarda la struttura, gli studiosi hanno avanzato l’ipotesi che accanto alla conformazione tipica solida e rocciosa, gli asteroidi più grandi di un chilometro non siano monolitici, ma piuttosto aggregati di frammenti piccoli o addirittura pile di pietre frammentate sulla falsariga delle comete, come proposero per la prima volta Don Davis e Clark Chapman.[3]
Sistema solare
Nel sistema solare sono già stati numerati e catalogati oltre 300 000 asteroidi e probabilmente altre centinaia di migliaia (alcune stime superano il milione) attendono ancora di essere scoperti. L’asteroide più grande del sistema solare interno è Cerere, con un diametro di 900-1000 km; seguono Pallade e Vesta, entrambi con diametri sui 500 km; i tre sono anche gli unici asteroidi di forma approssimativamente sferica della fascia principale. Al contrario, numerosi oggetti del sistema solare esterno quali Eris, Sedna, Orco, Quaoar, Issione e Varuna, sono più grandi di Cerere.
Vedi anche Lista degli asteroidi principali per una lista degli oggetti più interessanti e degni di nota.
La fascia principale, di Kuiper, dei Centauri e dei Troiani
Confronto in scala fra i 10 più grandi corpi celesti della Fascia principale.
La maggior parte degli asteroidi orbitano tra Marte e Giove, ad una distanza compresa tra 2 e 4 UA dal Sole, in una regione conosciuta come Fascia principale. Questi oggetti non poterono riunirsi a formare un pianeta, a causa delle forti perturbazioni gravitazionali del vicino pianeta Giove; queste stesse perturbazioni sono all’origine delle cosiddette lacune di Kirkwood, zone vuote dalla fascia dove gli asteroidi non possono orbitare, in quanto si troverebbero in risonanza orbitale con Giove e ne verrebbero presto espulsi.
Un numeroso gruppo di asteroidi, oltre un migliaio, è costituito dai cosiddetti troiani. Questi asteroidi hanno orbite molto simili a quella di Giove. Sono suddivisi in due gruppi: uno precede Giove di 60 gradi nella sua orbita e l’altro lo segue ad una medesima distanza angolare. In altre parole, i troiani occupano due dei cinque punti lagrangiani del sistema Sole-Giove, l’L4 e l’L5, dove le orbite sono stabili. Gruppi simili di asteroidi, molto più piccoli e meno numerosi, sono stati scoperti anche nei punti lagrangiani L4 e L5 del sistema Sole-Marte e del sistema Sole-Nettuno.
I centauri orbitano attorno al Sole in mezzo ai pianeti giganti, quindi oltre l’orbita di Giove. Il primo scoperto di questa categoria fu Chirone, nel 1977, un asteroide di più di 100 km di diametro e il più grande della categoria. Si pensa che questi oggetti siano asteroidi o ex-comete che sono state espulse dalle loro orbite originali e immesse in orbite che le portano in regioni relativamente poco popolate dagli asteroidi tradizionali.
Le migliorate capacità dei moderni telescopi hanno permesso di estendere le nostre conoscenze sugli oggetti trans-nettuniani. Oggi vengono comunemente riconosciute tre grandi distribuzioni asteroidali oltre l’orbita di Nettuno: la fascia di Edgeworth-Kuiper, il disco diffuso e la nube di Oort.
La fascia di Kuiper è la sorgente di circa la metà delle comete che arrivano nel sistema interno. Le prime scoperte risalgono al 1992, quando David Jewitt dell’Università delle Hawaii e Jane Luu di Harvard individuarono corpi ghiacciati poco oltre l’orbita di Nettuno. Si conosce molto poco degli asteroidi della fascia di Kuiper, che appaiono come minuscoli puntini anche nei telescopi più potenti. La loro classificazione e composizione chimica è per adesso materia di speculazioni. Alcuni di questi asteroidi si sono rivelati essere non molto più piccoli di Plutone o della sua luna Caronte. È stata proprio la scoperta, negli ultimi anni, di oggetti di dimensioni sempre maggiori - Quaoar, con i suoi 1200 km di diametro, scoperto nel 2002; Eris, nel 2003, con un diametro stimato di 2400 km, appartenente alla regione del disco diffuso - a portare ad una stretta finale l’Unione Astronomica Internazionale, che durante l’assemblea generale del 24 agosto 2006 ha promulgato definitivamente la definizione ufficiale di pianeta. Nella stessa occasione è stata riconosciuta l’appartenenza di Plutone ed Eris alla nuova classe dei pianeti nani.
Classificazione degli asteroidi
Classificazione spettrale
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Classificazione spettrale degli asteroidi.
Gli asteroidi sono classificati in tipi spettrali, che corrispondono alla composizione del materiale superficiale dell’asteroide. Il numero degli asteroidi conosciuti nelle diverse classi spettrali potrebbe non corrispondere alla distribuzione effettiva, perché alcuni tipi di asteroidi sono più facili da osservare di altri, ed il loro numero viene quindi sovrastimato.
Asteroidi di tipo C - 75% degli asteroidi conosciuti. La C sta per "carbonacei". Sono estremamente scuri (albedo 0,03), simili alle meteoriti carbonacee. Questi asteroidi hanno all’incirca la stessa composizione del Sole, tranne l’idrogeno, l’elio e altri elementi volatili. I loro spettri hanno colori relativamente blu, e sono molto piatti e senza strutture evidenti.
Asteroidi di tipo S - 17% degli asteroidi conosciuti. La S sta per "silicio". Sono oggetti relativamente luminosi (albedo 0,1-0,22). Hanno una composizione metallica (principalmente silicati di nichel, ferro e magnesio). Lo spettro di questi asteroidi ha una forte componente rossa, ed è simile alle meteoriti ferrose.
Asteroidi di tipo M - Questa classe comprende quasi tutti gli altri asteroidi. La M sta per "metallico". Sono asteroidi piuttosto brillanti (albedo 0,1-0,18), sembrano fatti di nichel-ferro quasi puro.
Ci sono altri tipi di asteroidi, molto più rari:
Asteroidi di tipo G - Una suddivisione degli asteroidi di tipo C, spettralmente distinta per le differenze nell’assorbimento degli ultravioletti. Il principale rappresentante di questa classe è l’asteroide 1 Ceres.
Asteroidi di tipo E - La E sta per enstatite. Raccoglie asteroidi di ridotte dimensioni che orbitano principalmente nella parte interna della Fascia principale e che probabilmente hanno avuto origine dal mantello di asteroidi di grandi dimensioni, distrutti in tempi remoti [4].
Asteroidi di tipo R - La R sta per (colore e spettro) rossastro.
Asteroidi di tipo V - La V sta per Vesta, un grosso asteroide di cui si pensa che questi potrebbero esserne frammenti.
Classificazione orbitale
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Famiglia di asteroidi.
Molti asteroidi sono stati classificati in gruppi e famiglie in base alle loro caratteristiche orbitali. A parte le suddivisioni più ampie, è abitudine nominare un gruppo di asteroidi dal primo asteroide scoperto tra gli appartenenti al gruppo (ovvero dall’asteroide con il numero identificativo più basso tra gli appartenenti al gruppo). I gruppi sono associazioni dinamicamente sciolte, mentre le famiglie sono molto più "strette" e sono il risultato della disgregazione catastrofica di un progenitore nel passato [5]. Finora, la quasi totalità delle famiglie scoperte appartiene alla Fascia principale. Esse furono inizialmente riconosciute da Kiyotsugu Hirayama nel 1918 e sono spesso chiamate famiglie Hirayama in suo onore.
Tra il 30% ed il 35% degli oggetti della Fascia principale appartengono a famiglie dinamiche, ognuna delle quali si pensa sia stata originata dalla collisione tra due asteroidi nel passato. Una famiglia è stata associata all’oggetto trans-nettuniano Haumea [6].
Ricerca degli asteroidi
2004 FH è il punto bianco al centro dell’immagine; l’oggetto che attraversa rapidamente lo schermo è un satellite artificiale.
Fino al 1998, e in parte ancora oggi, gli asteroidi venivano scoperti con un procedimento articolato in quattro fasi. Per prima cosa, una regione del cielo veniva fotografata con un telescopio a grande campo. Venivano prese coppie di fotografie della stessa regione, separate, in genere, da un’ora di tempo. In un secondo momento, le due pellicole della stessa regione venivano osservate sotto uno stereoscopio, che permetteva di trovare ogni oggetto che si fosse mosso tra le due esposizioni. Poiché le stelle sono fisse, mentre gli oggetti del Sistema Solare si sono mossi leggermente, durante l’ora di tempo trascorsa tra le due foto, ogni asteroide risalta come un punto in movimento. Terzo, una volta che un corpo in movimento fosse stato trovato, si misuravano le sue posizioni in modo molto preciso, usando come riferimento stelle presenti sulla fotografia, le cui posizioni siano conosciute con grande precisione.
Alla fine di queste tre fasi non si aveva ancora una scoperta, ma solo un "candidato asteroide". Il passo finale era di inviare i risultati al Minor Planet Center, dove, a partire dalle posizioni misurate, veniva calcolata un’orbita preliminare e venivano calcolate le effemeridi per i giorni successivi. Una volta che l’oggetto veniva ritrovato grazie alle predizioni (segno che tutti i passi precedenti erano stati svolti senza errori), l’astronomo, il gruppo di astronomi o il dilettante che aveva fatto le osservazioni ne era riconosciuto lo scopritore e aveva il diritto di proporre all’Unione Astronomica Internazionale il nome da dare all’asteroide.
Quando l’orbita di un asteroide viene confermata, esso viene numerato, e più tardi può anche ricevere un nome (per esempio, 1 Cerere o 2060 Chirone). I primi vennero chiamati con nomi derivati dalla mitologia greco-romana, ma quando questi nomi iniziarono a scarseggiare, ne vennero usati altri: persone famose, nomi delle mogli degli scopritori, persino attori di televisione. Alcuni gruppi hanno nomi derivati da un tema comune, per esempio i Centauri sono tutti chiamati a partire da centauri leggendari, mentre i Troiani portano i nomi degli eroi della guerra di Troia.
A partire dal 1998, un gran numero di telescopi automatizzati eseguono automaticamente tutte le fasi precedentemente descritte, usando camere CCD e computer collegati direttamente al telescopio, che calcolano l’orbita e vanno a ripescare l’asteroide in seguito. Tali sistemi scoprono ormai la maggior parte degli asteroidi, ed ognuno è gestito da un gruppo di astronomi e tecnici. Ecco un elenco di alcuni di questi gruppi:
Il gruppo Lincoln Near-Earth Asteroid Research (LINEAR)
Il gruppo Near Earth Asteroid Tracking
Spacewatch ("guardia spaziale", il primo di essi)
Il gruppo Lowell Observatory Near-Earth Object Search
La Catalina Sky Survey
La Japan Spaceguard Association
L’Asiago DLR Asteroid Survey (in Italia)
Il solo sistema LINEAR, uno dei più avanzati, al 31 dicembre 2007, ha scoperto 225 957 asteroidi.[7] Tutti insieme, i sistemi automatici hanno anche scoperto, al 1º giugno 2008, 5 432 asteroidi near-Earth, cioè potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta.[8]
Esplorazione degli asteroidi
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Esplorazione degli asteroidi.
Prima dell’era dei viaggi spaziali, gli asteroidi erano soltanto dei puntini luminosi anche se osservati con i più grandi telescopi. La loro forma e le caratteristiche della superficie rimanevano un mistero.
Le prime fotografie ravvicinate di un oggetto di tipo asteroidale furono scattate nel 1971 quando la sonda Mariner 9 riprese delle immagini delle piccole lune di Marte, Phobos e Deimos, due asteroidi catturati. Queste immagine mostrarono la forma irregolare, simile ad una patata, comune alla maggior parte degli asteroidi, in seguito confermato dalle immagini acquisite dalle sonde Voyager delle lune più piccole dei giganti gassosi.
951 Gaspra, il primo asteroide ad essere fotografato in modo ravvicinato
Le prime fotografie ravvicinate di un asteroide vennero scattate dalla sonda Galileo, agli oggetti Gaspra nel 1991, e Ida nel 1993. Nel 1996 la NASA ha lanciato la prima missione dedicata allo studio di un asteroide: la sonda NEAR Shoemaker, dopo aver effettuato nel 1997 il sorvolo dell’asteroide Mathilde, atterrò sull’asteroide Eros nel 2001, determinandone la densità con estrema precisione a partire dalle misure del campo gravitazionale.
Altri asteroidi visitati da sonde in rotta per altre destinazioni sono:
9969 Braille (da Deep Space 1 nel 1999)
5535 Annefrank (da Stardust nel 2002).
Nel settembre del 2005, la sonda giapponese Hayabusa ha iniziato lo studio dell’asteroide 25143 Itokawa e dovrebbe riportare sulla Terra campioni della superficie. La sonda Hayabusa ha incontrato numerosi contrattempi, compresi i guasti di due delle tre ruote di reazione, che controllano l’orientazione della sonda rispetto al sole e mantengono il puntamento dei pannelli solari, e di due dei quattro motori a ioni.
Il lancio della missione Dawn della NASA, diretta verso Cerere e Vesta, è avvenuto nel mese di settembre del 2007.
La sonda Rosetta dell’ESA è transitata ad 800 km dall’asteroide 2867 Šteins il 5 settembre 2008 [4] ed a 3162 km da 21 Lutetia il 10 luglio 2010.
Questa immagine di Eros, presa il 14 febbraio 2000 dalla sonda NEAR (in realtà un mosaico composto da due immagini), i più piccoli dettagli distinguibili sono grandi circa 35 metri. Si riconoscono massi della dimensione di case in molti posti. Uno si trova sull’orlo del cratere gigante che separa le due metà dell’asteroide. Un’area luminosa è visibile nella parte superiore sinistra, e dei solchi possono essere visti subito sotto di essa. I solchi scorrono paralleli alla dimensione maggiore dell’asteroide.
Modifica dell’orbita degli asteroidi
Negli ultimi tempi, si è sviluppato molto interesse attorno agli asteroidi la cui orbita interseca quella della Terra e che potrebbero, nel corso dei secoli, scontrarsi con essa. La quasi totalità degli asteroidi near-Earth sono classificati, a seconda del semiasse maggiore della loro orbita e della distanza da Sole del loro perielio, come asteroidi Amor, asteroidi Apollo o asteroidi Aten.
Sono stati proposti diversi modi per modificarne l’orbita, nel caso fosse confermato il rischio di collisione, tuttavia la scarsa conoscenza della struttura interna di tali oggetti impedisce di prevedere nel dettaglio come reagirebbero ad un impatto o ad un’esplosione che avvenga nelle loro vicinanze allo scopo di defletterli o distruggerli. Persino i modelli che cercano di prevedere le conseguenze di una collisione catastrofica con la Terra sono ancora di dubbia validità a causa dell’impossibilità di sottoporli ad una prova sperimentale.
L’ASTEROIDE CHE POTREBBE COLPIRE LA TERRA NEL 2036
L’asteroide colpirà la terra il 12 Aprile 2036?
[asteroide]
Quali saranno le conseguenze?
Atlasorbis.it lo ha chiesto al fisico di fama mondiale Carlo Rovelli.
Si tratta dell’asteroide 2004 MN4, che passera’ vicino alla Terra il 13 aprile del 2029, e poi di nuovo, sette anni dopo, il 3 aprile 2036. C’e’ una piccolissima possibilità, che a questo secondo passaggio possa cadere sulla Terra. E’ un asteroide di circa 300 metri. Se cadesse, non causerebbe una devastazione globale, ma sostanziali danni locali. La probabilità che cada è dell’ordine di uno su centomila. Cioè più o meno la probabilità di vincere la lotteria comperando un biglietto.
Che conclusione trarre? Mi sembra che sia ragionevole trarre due conclusioni. Primo, che è bene che i governi e le organizzazioni internazionali siano coscienti di questa possibilità e prendano misure in conseguenza. Un certo grado di pericolo esiste e sarebbe sciocco trascurarlo. Il 2036 e’ lontano, e c’e’ tutto il tempo di organizzarsi e cercare soluzioni. In più, è bene continuare ad osservare tutti gli asteroidi, per vedere se ce ne siano altri da tenere d’occhio. Secondo, che, ciononstante, qualunque panico o inquietudine generale sarebbe del tutto insensata. Quasi certamente nel 2036 non succederà nulla. Averne paura sarebbe come non uscire mai di casa per paura che un aereo caschi sulla nostra testa: una sciocchezza. In teoria può succedere, ed è bene che qualcuno si occupi di minimizzare i rischi, ma ci sono innumerevoli pericoli ben più seri, dalle malattie agli incidenti stradali, di cui preoccuparci, se proprio vogliamo preoccuparci. Penso che enfatizzare il rischio di una catastrofe nel 2036 ed evocare panico sia del tutto irrazionale. In generale queste cose sono motivate dal desiderio di vendere giornali o fare impressione. Scienziati ben intenzionati hanno insistito sui rischi di un impatto d’asteroide, ed hanno cercato di convincere i politici ad investire delle risorse per difendercene; l’obbiettivo mi sembra corretto, ma penso che sia bene stare attenti a non amplificare ad arte un pericolo che è in fatti del tutto minimo. Bisogna trovare il ragionevole equilibrio, quando si è allarmisti. Se posso permettermi, vista la audience del vostro giornale, oserei dire che c’e’ un problema molto simile con questioni come il terrorismo. Si tratta ovviamente di un rischio reale per la difesa dal quale è del tutto opportuno investire in maniera appropriata. Ma sembra che chi fa ad arte del terrorismo una sorgente di inquietudine globale lo faccia piu’ che altro per motivi politici ed elettorali. Le probabilità per un cittadino di un paese occidentale di essere vittima del terrorismo sono inferiori a quelle di finire annegato nella sua propria vasca da bagno. Ma non mi sembra che ci sia una paura diffusa delle vasche da bagno comparabile a quella degli oscuri terroristi.
Carlo Rovelli (nella foto in basso) è ordinario di Fisica Teorica presso l’Università di Marsiglia, membro dell’Istituto Universitario di Francia, e Affiliate Professor presso il Centro di Filosofia della Scienza dell’Universita’ di Pittsburgh. E’ nato a Verona il 3 maggio 1956. Ha svolto attività di ricerca in fisica teorica in Italia, Stati Uniti e Francia, principlamente nel campo della gravità quantistica. E’ stato fra gli iniziatori della teoria della gravità quantistica ad anelli, considerata una delle principali ipotesi teorichee sulla struttura fisica dello spazio e del tempo. Per questi contributi è stato insignito di numerose onoreficenze, fra cui il prestigioso premio Xanthopoulos 1995, principale riconoscimento internazionale in fisica gravitazionale. Ha pubblicato "Quantum Gravity", e, in italiano il libro divulgativo "Cos’è il tempo? Cos’è lo spazio?", presso l’editore Di Renzo.