Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 15/02/2013, 15 febbraio 2013
«LA NOSTRA FAMIGLIA CHE NON HA MAI PACE»
«Angelo arrestato? Quando sono stata avvertita, non ci volevo credere. Ero ancora nel dormiveglia... Un incubo del passato? Ho pensato ai tempi del suo primo arresto e poi a tutte le tristi vicende che hanno segnato la famiglia Rizzoli. Ho ottant’anni e sinceramente mai avrei immaginato di dover sentire ancora notizie del genere». Ljuba Rosa, vedova di Andrea Rizzoli (padre di Angelo), parla al telefono dalla sua casa di Montecarlo, dove vive da molti anni. Dice che ha dovuto prendere un calmante per riaversi dallo choc. «Ho sentito Angelo non più tardi di tre giorni fa — continua —. Mi sembrava abbastanza sereno. Nelle sue parole, un generico accenno ai tempi difficili. Poi si è informato sulla mia salute. Lo faceva sempre. Così come Melania, sua moglie medico, con la quale siamo in sintonia. Anche lei è indagata, non ci posso credere».
I rapporti tra Angelo e Ljuba (sua matrigna), in verità, non sono stati sempre idilliaci. Soprattutto all’epoca del crac Rizzoli, quando lui finì nei guai giudiziari, mentre lei, seconda moglie del padre, abitava nella splendida villa di Cap Ferrat. Poi, la tragica morte della figlia Isabellina (a 23 anni, la ragazza si lanciò dalla finestra dell’appartamento di Montecarlo), avuta da Andrea, la depressione di Ljuba, smarrita nel suo dolore, avrebbero, con il tempo, aiutato a ricomporre gli affetti familiari. «Non ho più fratelli, ormai è Angelo il mio punto di riferimento — spiega la signora Rizzoli —. Ci telefoniamo spesso, parliamo di noi, della politica italiana. Quando si accenna a Isabellina, Angelo trattiene a stento le lacrime. È una persona sensibile, buona. Non so se sia vittima o colpevole in questa ultima vicenda giudiziaria; conoscendolo, tendo a pensare che sia finito in qualche trappola. È una persona fragile, è vero. Pesano su di lui come un macigno le passate vicende. È riuscito a reagire, a risalire la china, ma certe ferite non si rimarginano mai. Comunque sia, mi pare impossibile che abbia commesso cose gravi, irreparabili».
«Mi viene il sospetto che Angelo forse si è fidato troppo dei suoi collaboratori — ipotizza Ljuba —. Del resto, non accadde così quando la casa editrice Rizzoli finì nel marasma? Angelo, allora, pagò molto caro. E oggi gli sono vicina con tutto il mio affetto e la solidarietà. Questo calvario deve finire. Ho cercato di parlare con Melania, ma ancora non mi è stato possibile. Apprendo le notizie dalla televisione, mi auguro di poter avere presto un contatto con i familiari di Angelo. La moglie, i figli». «Non c’è pace per i Rizzoli - conclude, con amarezza —. O la galera o la morte».
Marisa Fumagalli