Alessandro Oppes, il Fatto Quotidiano 15/2/2013, 15 febbraio 2013
SPOSA IL KILLER DELLA SORELLA GEMELLA
[Dopo le perizie psichiatriche volute dalla famiglia Edith sposa Victor, ora in carcere] –
Madrid
Niente riso, solo lancio di pietre per lo sposo davanti alla sede del Registro civile di Pico Truncado, 1500 chilometri a sud di Buenos Aires. Matrimonio tra gli insulti nel giorno di San Valentino per la coppia che fa scandalo e indigna l’Argentina. Lui, Víctor Cingolani, è arrivato in Municipio ammanettato e sotto stretta sorveglianza perché, appena sette mesi fa, è stato condannato a tredici anni di carcere per l’omicidio di Johana Casas, ex fidanzata e sorella gemella della sua nuova moglie, Edith. Una relazione assurda alla quale, in tutti i modi, ha cercato di opporsi la madre delle due ragazze, Marcelina Orellana, tanto da presentare un ricorso in tribunale contro le nozze, in un primo tempo previste per il 21 dicembre scorso. Quella data saltò in seguito alla sospensione disposta dai magistrati, che ordinarono una perizia psichiatrica nei confronti della giovane, ventiduenne, che in passato aveva anche accusato Cingolani di averla “sottomessa sessualmente contro la sua volontà”.
Ma la giudice Gabriela Zapata, la stessa che aveva bloccato le nozze due mesi fa, nei giorni scorsi ha dato il via libera, asserendo che Edith “non presenta disfunzioni psicologiche o mentali che le impediscano di contrarre matrimonio” . Alla fine, anche la madre si è dovuta arrendere. “Credo di non potere fare più nulla”, ha detto all’agenzia di stampa argentina Télam, dopo avere più volte assicurato che la figlia “non si trova in pieno possesso delle sue facoltà”. Già da qualche tempo, Edith ha lasciato la casa dei genitori per andare a vivere con la famiglia dell’assassino di sua sorella. “Non sono pazza. Siamo sicuri di quello che facciamo, l’amore è mutuo”, ha detto al quotidiano Nuevo Día alla vigilia delle contestatissime nozze.
Con tono sorpreso, di chi finge di non capire lo scandalo, Víctor Cingolani si confessa con Cosecha Roja (la Rete dei giornalisti giudiziari dell’America Latina) poche ore prima di pronunciare il “sí, quiero”: “A me sarebbe piaciuto poter celebrare in pace il matrimonio. Non voglio problemi. Capisco la situazione che vive la sua famiglia. Ma loro devono comprendere che, ciò che faccio, lo faccio per amore. Mi sono innamorato, ha rubato il mio cuore. La amo”. E poi liquida la sua vittima come “una persona cara che non è più tra noi”. Johana Casas, modella ventenne, venne trovata morta con due colpi di pistola al petto nel 2010 in un bosco vicino a Pico Truncado. Dopo un anno di relazione con Víctor, i rapporti si erano deteriorati e la ragazza aveva cominciato a uscire con un altro uomo, Marcos Díaz, di 37 anni, anche lui in carcere con l’accusa di aver partecipato all’omicidio, per il quale sarà processato a maggio. Secondo Cingolani, “è lui il vero responsabile” della morte di Johana. Una tesi della quale è riuscito a convincere anche Edith, che nei mesi successivi all’omicidio aveva partecipato a parecchie manifestazioni per chiedere giustizia, indossando una maglietta con una foto della sorella.