Alberto Costa, Corriere della Sera 15/02/2013, 15 febbraio 2013
IL CALCIO PERFETTO DI MISTER ZOLA «HO UN SOGNO, IMITARE GUARDIOLA» —
Il miglior giocatore del Chelsea di tutti i tempi, il secondo più grande artista del pallone (dopo George Best) mai apparso in uno dei campionati di quassù secondo il Sun, l’Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico insignito dalla regina Elisabetta in persona fa il pendolare. Un’ora e un quarto di treno all’andata e altrettanto al ritorno. Tutti i santi giorni. Da casa sua, sudest di Londra, al training ground del Watford, nordovest della metropoli. Sir Gianfranco Zola vive con un entusiasmo leggero il suo tentativo di sbarco in Premier League dalla panchina del club che ha la foto di Elton John nella galleria degli antenati e che ora orbita attorno alla galassia della famiglia Pozzo (Udinese e Granada).
Gianfranco, è da un po’ che lei è uscito dai nostri radar per rifugiarsi in questo esilio dorato.
«Di sicuro il calcio inglese lo si vive meglio, con più serenità rispetto all’Italia. Da noi la situazione calcistica è più travagliata. Qui comunque il calcio suscita sempre più interesse: la mia paura è che, a lungo andare, diventi un po’ troppo esasperato come in Italia».
Uno dei protagonisti di certe esasperazioni, Mario Balotelli, è tornato in Italia. L’affare chi l’ha fatto? Il Manchester City che ha incassato 20 milioni per uno che faceva panchina oppure il Milan che si è portato in casa una testa calda?
«Bella domanda. Non so fino a che punto il City possa averci guadagnato visto che Mario non è stato sostituito. Lui comunque un contributo l’aveva dato, magari non per quello che l’avevano pagato. Da uno così ci si aspetta molto di più però mi pare che il Milan abbia già ottenuto dei vantaggi dal suo arrivo».
La sensazione è che gli inglesi la apprezzino più di noi italiani. Corretto?
«Credo che la differenza stia nel fatto che in Italia non ho giocato nel Milan, nell’Inter o nella Juve anche se sono fiero di avere indossato le maglie di Napoli, Parma e Cagliari. Comunque è vero che il mio impatto sul campionato inglese è stato più importante di quello che ho avuto sulla serie A».
In definitiva si sente un sardo d’Inghilterra o un inglese nato in Sardegna?
«Sono un sardo in Inghilterra, questo è poco ma sicuro. Ho avuto la fortuna di vivere una vita ricca di tutto ma ho avuto anche qualche sbandamento. La mia ‘‘sardità’’, si dice così?, mi ha aiutato. È il mio punto di forza».
Che cosa le piace degli inglesi?
«Ho sempre apprezzato il loro rispetto per la vita privata degli altri. In Italia invece viviamo, mangiamo e dormiamo di calcio. E così non è più calcio».
Rispetto della vita privata? Non si può dire lo stesso di Balotelli, perseguitato dai tabloid. Why always him?
«Mario ha un po’ contribuito a questa situazione. Così i tabloid l’hanno preso di mira».
Stadi a parte, in che cosa ci è certamente superiore il calcio inglese?
«Nel modo di viverlo. Qui vedere una partita è un piacere, non uno stress. Molti in Italia questa differenza non la capiscono nemmeno».
Che immagine offre di sé l’Italia vista da quassù?
«Il nostro è un Paese che ha difficoltà politiche ed economiche che purtroppo si riflettono anche sullo sport. Chi, come me, vive all’estero purtroppo lo nota. Mi pare che in questo momento in Italia ci sia poca educazione civica».
Qual è stato il difensore più forte che ha mai incontrato sulla sua strada?
«Paolo Maldini».
E, Maradona a parte, il compagno più grande con cui ha giocato?
«Careca. Che Napoli era quello!».
Chi è il miglior giocatore della Premier League?
«Probabilmente Van Persie».
E della serie A?
«Cavani».
Un ragazzo del Watford che farà strada?
«Vydra, della Repubblica Ceca. Ha vent’anni e ha già segnato 19 gol in 18 partite giocate dall’inizio».
Il Watford è una società satellite dell’Udinese...
«Non è una società satellite. È una società che appartiene al gruppo Pozzo ma è autonoma e credo che sia molto considerata dalla proprietà».
Da Elton John, che qui fu presidente, ai Pozzo. Che realtà è mai questa del Watford?
«Qui siamo alla periferia di Londra. Questa è una community, una piccola società che fa leva sui propri giovani e non è mai stata a lungo in Premier League».
Ora però state per arrivarci.
«Abbiamo buone possibilità, siamo terzi a pari punti, ma la strada è ancora lunga».
Nel suo futuro c’è Udine?
«Non ho la sfera di cristallo, non so che cosa ci sia dietro l’angolo. L’unica cosa di cui sono sicuro è che il mio futuro dipende da questa esperienza: se faccio bene qui si apriranno tante possibilità».
Anche quella del Chelsea a quanto pare.
«Ho letto ma non è che posso andare dietro a tutte le voci».
Il suo allenatore di riferimento?
«Guardiola».
Bella forza! Con Messi, Xavi e Iniesta in tanti saremmo Guardiola!
«Quando lui li ha fatti esordire non erano ancora Messi, Xavi e Iniesta».
Ci confessa il suo grande rimpianto?
«Non sono riuscito ad essere decisivo in nazionale come nei club».
E invece qual è il sogno ricorrente?
«Imitare Guardiola. Far giocare una squadra in modo così appassionante ed elettrizzante riuscendo anche a trasmettere tutte le emozioni che ha trasmesso Guardiola. Sarebbe fantastico».
Alberto Costa