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 2013  febbraio 15 Venerdì calendario

L’ULTIMA CADUTA DOPO LA RINASCITA DELL’EDITORE CHE SI INVENTÒ PRODUTTORE

[In carcere nel 1983, ritornò in pista grazie all’amico Berlusconi] –
Era il 18 febbraio del 1983 quando due carabinieri bussarono alla porta e se lo portarono via con l’accusa di bancarotta impropria del Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Trent’anni dopo, e le date sembrano una beffa, altri uomini in divisa si sono presentati nella casa dei Parioli per portarlo via. Sul mandato due parole: «Bancarotta fraudolenta». Via, verso la paura più grande. «Il carcere ti cambia per sempre... è l’umiliazione permanente dell’Uomo», spiegava Angelo Rizzoli alla moglie Melania nel libro «Detenuti». Tredici mesi di carcerazione preventiva (e poi l’assoluzione nel 2009 in Cassazione). La storia si ripete anche se gli avvocati (Franco Coppi e Francesca Coppi) sono riusciti a cambiare la cella con un letto di ospedale.

Trent’anni fa per il figlio di Andrea Rizzoli, nipote di Angelo, fu un precipizio, non una caduta. Enfant gâté della Milano bene, cresciuto tra yacht e aerei privati, a 30 anni Angelone (dal fisico non longilineo) era uno degli editori più importanti d’Europa, dieci anni dopo si era trasformato nella pecora nera, travolto dalla P2, dal banco Ambrosiano, dalle difficoltà dell’azienda. Una discesa rapidissima, il tempo di due squilli di citofono dei carabinieri. Anche la moglie Eleonora Giorgi, trofeo glamour del successo, gli voltò le spalle mentre il citofono di casa ancora suonava, lasciandolo solo nei giorni più neri della sua disgrazia. «È molto intelligente, ma è terribilmente ingenuo», disse di lui la Giorgi, prima di chiedere la metà dei beni sequestrati all’ex marito.

Uscito dal carcere raccontò l’isolamento: «Nessuno voleva più ricevermi». Invitato a cena dal cugino per tentare un riallaccio con gli ambienti che contavano, venne ignorato: gli altri commensali, al suo ingresso, si girarono verso il muro, senza neppure rivolgergli uno sguardo. Ad aiutarlo fu Silvio Berlusconi: «Mi disse: “Smettila di affliggerti e di disperarti. Cerca di cancellare il passato con cose nuove. Tu fai i film e io te li compro”. E così è stato». E davanti a chi gli fa notare che anche Berlusconi era iscritto alla P2, alza le spalle, risponde che il rapporto con il Cavaliere è stato solo umano. Anni dopo il disastro, nemmeno troppi, nella sua vita è arrivata Melania De Nichilo, medico della Camera dei Deputati, amica di Craxi e De Michelis, legata al clan di Renzo Arbore, decisa a prendersi cura di lui. La malattia, sempre lì a rodergli le cellule nervose. Nel 1991 le nozze tra Angelone, che continuava a sognare il Corriere, e questa signora bionda con l’ambizione (realizzata) della politica. Subito due figli, anni di ripresa sentimentale ed economica, con tante produzioni di fiction per la Rai e Mediaset. Una nuova casa, ai Parioli, infinita, 21 vani, dove invitare gli amici, i potenti. Vacanze a Capalbio, in una villa immersa nel verde (beni adesso sotto sequestro). Con l’ onorevole Melania (Pdl) ad aprire i salotti alla politica, alla cultura, allo spettacolo. Cene in piedi molto bipartisan. Milano ormai faceva parte di un’altra vita: «Sono passato una sola volta in via Angelo Rizzoli. Fu un’emozione enorme, ma non tornerò mai più a Milano», assicurava Angelo che di se stesso ha detto: «Ho una grande fortuna: nelle situazioni più disperate, anche di fronte al disastro totale, sono capace di ricominciare».