Luigi Accattoli, Corriere della Sera 15/02/2013, 15 febbraio 2013
LA NUOVA VITA DI JOSEPH VESCOVO EMERITO DI ROMA —
Come vestirà e come sarà chiamato Papa Benedetto dopo la cessazione del pontificato, alle ore 20 del 28 febbraio? Probabilmente tornerà cardinale e sarà chiamato «eminenza» e vestirà la porpora, cioè da cardinale qual era prima dell’elezione a Papa. Forse anche riprenderà lo stemma, l’anello e la croce pettorale che aveva allora. Questo possiamo ipotizzare sulla base dei precedenti che però sono lontani nel tempo: l’ultimo Papa «rinunciatario» è Gregorio XII che abdicò — come si diceva allora — nel 1415. Al momento la questione «è allo studio».
Questa è l’ultima risposta data l’altro ieri da padre Lombardi ai giornalisti che l’interrogavano sul «titolo» che spetterà all’ex Papa: «Non sappiamo quale sarà. La questione ha aspetti giuridici su cui si deve riflettere, ed è stato ovviamente coinvolto il Papa stesso».
«Come lo dovremo appellare?» aveva chiesto il giornalista: ovviamente ci si riferisce al titolo ufficiale, non a quelli che potranno essere usati nella conversazione privata o nel nominarlo — poniamo — durante un’omelia in una qualsiasi chiesa domenica 3 marzo: la prima nella quale non sarà più Papa. Il prete magari dirà: «Preghiamo per Benedetto XVI che ora si è ritirato nel silenzio», o «per il Papa che si è dimesso»; e andrà benissimo.
Ma supponiamo che il successore lo inviti — ormai sappiamo che tutto è possibile sotto la Cupola di San Pietro — ad assistere al suo discorso ai cardinali nella Cappella Sistina, all’indomani dell’elezione e gli rivolga un saluto. Di certo non potrà dire «abbiamo qui con noi Sua Santità Benedetto XVI». E come sarà collocato e «appellato» nell’Annuario Pontificio 2014? O infine: che scriveranno un giorno sulla sua tomba?
È proprio l’inopportuna domanda sulla tomba che suggerisce una risposta in base ai precedenti: e quella dei precedenti è la regola aurea di ogni decisione vaticana. Stando alla storia, il Papa dimissionario dovrebbe riprendere il «nome» che aveva prima dell’elezione. Così almeno risulta dalle lapidi delle tombe dei due «vescovi di Roma» che «rinunciarono» al papato da quando i Papi vengono eletti in Conclave (1241).
Su quella di Celestino V (1209-1296), che è sepolto all’Aquila nella Basilica di Collemaggio, è scritto: «È riposto in questa tomba Pietro che nel papato ebbe nome Celestino». Si tratta di un testo fortemente polemico contro i «sommi onori» del pontificato che furono «disprezzati e deposti» dall’eremita di «vita illibata» che «solo per la sua virtù» era stato eletto. Ma quel che ci interessa è che la lapide lo chiama Pietro: Celestino infatti, pronunciata in Castelnuovo a Napoli nel 1294 l’abdicazione, riprese il nome che aveva nell’eremo. Egli era solo un eremita prete, non era cardinale e con il nome di Pietro da Morrone sarà proclamato santo da Clemente V ad Avignone nel 1313.
Cardinale era invece all’elezione — e «legato della Marca di Ancona» — Gregorio XII che cardinale tornò dopo l’abdicazione, riprendendo il ruolo di «legato della Marca». Anche qui ci è d’aiuto la lapide che è sulla sua tomba, nella cattedrale di Recanati, dove morì: «Quest’urna racchiude il supremo principe della Chiesa Gregorio XII (…) che la Marca riconosce come suo pastore per due volte cardinale» («cardine bis sacro» nel testo latino).
È dunque verosimile che anche Joseph Ratzinger sarà «per due volte cardinale» ed è probabile che il suo «titolo» completo sia: «Cardinale Joseph Ratzinger vescovo emerito di Roma». Questa infatti è la dicitura con cui vengono indicati i vescovi dopo che hanno lasciato la loro «sede»: per esempio oggi il cardinale Tettamanzi è «arcivescovo emerito di Milano».
Vedremo che cosa inventeranno i canonisti e i cerimonieri per le vesti e i titoli e lo stemma. È invece deciso che Ratzinger sarà «accompagnato» a Castel Gandolfo nel periodo della Sede Vacante e poi nel Monastero che è nei Giardini Vaticani sia da don Georg, l’attuale segretario personale, sia dalle quattro «memores» (consacrate cielline) che si sono occupate di lui in questi otto anni.
Luigi Accattoli