Agostino Paravicini Bagliani, la Repubblica 15/2/2013, 15 febbraio 2013
ADDIO CAMAURO, MOZZETTA, MITRIA E TABARRO BENEDETTO NON VESTIRÀ PIÙ IN BIANCO E ROSSO
[Simbolismi, rituali e colori adottati dal Medioevo per gli abiti papali] –
NUMEROSE sono le domande che fanno il giro del mondo in questi giorni su cosa avverrà il 28 febbraio alle ore 20. Dove andrà a vivere papa Benedetto XVI? Quale sarà il suo titolo? Lo si potrà ancora chiamare Santo Padre? Come sarà vestito quando lascerà il palazzo apostolico? Con gli abiti di un cardinale o quelli di un semplice prete?
Rinunciando al pontificato il 13 dicembre 1294, Celestino V si tolse gli abiti pontificali e rivestì quelli dell’ordine celestino da lui fondato. Pietro del Morrone era un monaco prima di essere eletto papa, mentre Joseph Ratzinger era cardinale e forse tornerà a vestirsi da membro del Sacro Collegio.
Come pochi altri papi di questi ultimi decenni, Benedetto XVI ha dimostrato di essere un fine conoscitore dei rituali e dei simboli pontifici, riprendendo la tradizione del camauro (il berretto di velluto rosso bordato di ermellino), della mozzetta (la mantellina corta che può essere rossa o bianca) e delle calzature rosse, peraltro eleganti e perciò divenute celebri. Già Giovanni XXIII aveva rimesso in auge il camauro. E Giovanni Paolo II rivestì in un’occasione il manto di Clemente XII (1652-1740), conservato in Vaticano.
Questi sono esempi che dimostrano quanto importante sia il simbolismo legato ai vestiti del papa che sono di due soli colori. Il bianco e il rosso. Fin dal Medioevo. E senza nessuna modifica sostanziale, se si fa eccezione di varianti legate al tipo di tessuto o alla moda. Cronologicamente, il rosso è il colore di cui si parla per primo. Il manto rosso è già presente nella “Donazione di Costantino”, il celebre falso (redatto forse all’inizio del IX secolo), secondo cui Costantino avrebbe consegnato al papa non soltanto l’impero romano d’Occidente ma anche le insegne del potere, tra cui, appunto il manto. Il manto rosso del papa è quindi un vestito che rinvia simbolicamente all’Impero. Come la tiara, anch’essa citata nella “Donazione”, che fu per secoli la corona del papa e alla quale, proprio per questa ragione, Paolo VI rinunciò nel 1964.
Quando un papa veniva eletto, nei secoli centrali del Medioevo, doveva essere rivestito del manto rosso, altrimenti la sua elezione poteva essere ritenuta non valida. Il fatto può sembrare curioso, ma il Medioevo considera i simboli in modo molto concreto. Essere “ammantato” costituì per Gregorio VII (1073) la prova della sua legittimità. Mentre, dopo la sua sconfitta, l’antipapa Burdino (1119) fu rivestito con una «pelle piena di peli, invece del manto rosso».
Il colore rosso è anche il colore del martirio di Cristo, come del resto il bianco fu nel Medioevo un colore cristico, a simbolo della sua purezza e della sua resurrezione. E poiché da Innocenzo III (1198-1216) in poi il papa diventa definitivamente l’unico vicario di Cristo (lo erano prima l’imperatore e anche i singoli
vescovi), ecco che si inizia in quel secolo a rappresentare il papa come vestito di soli questi colori: il bianco e il rosso. Per dire che il papa è il “vero imperatore” e il “vicario di Cristo”. Intorno al 1243, in un momento particolarmente acuto del conflitto con Federico II, un cardinale romano fece affrescare l’oratorio di San Silvestro presso la basilica romana dei SS. Quattro Coronati con scene che rappresentano la “Donazione di Costantino”. In questi affreschi, per la prima volta un papa viene raffigurato rivestito del manto rosso e della tonaca bianca. Qualche decennio dopo, Guglielmo Durand, massimo liturgista medievale, dirà che «il sommo pontefice appare sempre vestito di un manto rosso all’esterno; ma all’interno è ricoperto di veste candida: perché il biancore significa innocenza e carità; il rosso esterno simbolizza la compassione... il papa infatti rappresenta la persona di Colui che per noi rese rosso il suo indumento».
A questo punto però dobbiamo pensare anche al cavallo del papa. Si, perché anche il cavallo del papa — che negli affreschi dell’oratorio di San Silvestro, l’imperatore Costantino offre a papa Silvestro I seduto in trono — rinvia a due soli colori, il bianco (il cavallo) e il rosso (la sella). Come il papa è l’unica persona a essere vestita nella Chiesa di due soli colori — il bianco e il rosso — egli è anche l’unico a cavalcare un cavallo bianco con la sella rossa. I cardinali avevano diritto al cavallo bianco, ma non alla sella rossa. Gerarchia oblige.
Ora però ci dobbiamo chiedere perché i cardinali portano un vestito rosso, la famosa porpora? Per quale ragione? Il fatto é che i cardinali compongono un collegio che fu allora simbolicamente identificato con il Senato di Roma. I cardinali furono e sono tuttora considerati i Senatori della Chiesa. Questo ci ricorda come Roma antica sia stata — anche dopo il Rinascimento — un infinito serbatoio di simboli cui la Roma papale attinse per secoli.
Insomma, la storia dei vestiti del papa è millenaria. Un caso unico nella storia delle sovranità occidentali. Raffaello dipinge nel suo celebre affresco Giulio II con il camauro, la mozzetta e la tonaca bianca. Così come possiamo vedere Giovanni XXIII o Benedetto XVI in certe fotografie. Si tratta di una continuità veramente straordinaria, alla quale forse papa Ratzinger penserà quando, lasciando il papato il 28 febbraio, si svestirà dei vestiti papali che ha portato per otto anni e che sono di due soli colori, bianco e rosso.