Interventi&Repliche, Corriere della Sera 15/02/2013, 15 febbraio 2013
CODICE PENALE: NORME DA CAMBIARE
Di solito, quando si è invitati a cena, si arriva stanchi, con alle spalle una intensa giornata di lavoro, e si fa fatica a seguire con qualche interesse la conversazione che stenta ad avviarsi e poi a proseguire. Invece, nella serata conviviale di ieri, non sono mancati gli argomenti di discussione e tutti sono stati particolarmente coinvolgenti. Il primo argomento è stato, e non poteva essere altrimenti, le ragioni delle dimissioni del Papa. Giro di tavola: ciascuno ha prospettato una ragione diversa. Poi la conversazione è scivolata sul fatto di cronaca della scarcerazione, dopo appena dieci anni di prigione, di un ricco giovanotto dell’alta borghesia milanese che aveva assassinato e fatto a pezzettini una bella ragazza, sua amica, con quaranta coltellate. Su questo tema, la convergenza delle opinioni dei presenti divenne totale. Mentre sulle dimissioni del papa era stato aperto un ventaglio dei più disparati motivi, sul fatto della liberazione dell’assassino l’indignazione è stata unanime e da tutti sostenuta, manifestata e condivisa senza sfumature. Tutti d’accordo nel negare cittadinanza alla pena di morte, ma anche tutti d’accordo nello stare dalla parte della povera vittima e non dalla parte del suo assassino. Ma cosa è successo alla nostra società? Ma non esiste più la pena, la pena adeguata al delitto commesso? Cosa c’è di più grave dell’assassinio di una ragazza innocente? E come è possibile che gli assassini di Aldo Moro e della sua scorta fossero tutti al funerale dell’assassino Prospero Gallinari invece di stare chiusi nella loro cella? Per ottenere giustizia occorre ancora rivolgersi allo Stato o non resta che affidarsi alle mani sporche della mafia? Ma dove è finito il diritto penale? L’illustre penalista presente alla cena ha spiegato, norme alla mano, che nel caso di specie il giudicante ha applicato correttamente le regole del codice penale. Per compensazione tra aggravanti e attenuanti, per sconti dovuti a buona condotta, e per tutta una serie di meccanismi tecnici, la decisione del giudice è stata impeccabile. E allora tutti i commensali si sono detti d’accordo che non è sempre colpa dei giudici se le cose non vanno come dovrebbero. Spesso è colpa della legge che i giudici sono tenuti ad applicare. Tutti d’accordo nel ritenere che questo codice penale, così come è, non va. Tutti hanno preso atto che, dal codice Rocco a oggi, si è verificata una lacerante divaricazione tra norma penale e comune sentire. La gente sta dalla parte dei deboli, delle vittime, dalla parte di Abele. La legge penale attuale dalla parte di Caino. Giovanni Iudica Ordinario di diritto civile Università Bocconi di Milano La scuola, il Pd e il biennio unitario Nel suo programma il Pd parla, come sempre ha fatto in questi anni, di biennio unitario, non di biennio unico, come invece leggo sul Corriere dell’11 febbraio a pagina 6 a firma Danilo Taino. I nomi sembrano simili ma la differenza è grande. Biennio unico vuole dire identico e inflessibile curriculum per tutti gli studenti di tutto il Paese, un semplice prolungamento della scuola media unica (oggi in sofferenza e anch’essa da ripensare). Il Pd pensa invece a un biennio unitario nel quadro di un sistema nazionale e regionale dell’istruzione della formazione flessibile, articolato e integrato da una pluralità di offerte formative del territorio; a un nocciolo comune a tutti sul quale vanno innestate e valorizzate senza smantellarle tutte le buone esperienze di istruzione e formazione già esistenti.
Giovanni Bachelet, presidente Forumnazionale politiche istruzione Pd